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Perché L’amica geniale è Geniale?

L’amica geniale è forse il fenomeno letterario italiano più rilevante degli ultimi 50 anni. Milioni di copie vendute in Italia e all’estero, la saga è ora anche una serie televisiva, frutto di una produzione internazionale. La terza stagione, appena conclusa, corrisponde al terzo volume della saga: Storia di chi fugge e di chi resta, il più difficile dei 4 all’adattamento cinematografico. 

Il ritmo del romanzo è serrato; riflette il periodo di transizione, cambiamento ma soprattutto di autoaffermazione delle due giovani protagoniste. La penna instancabile di Ferrante ci regala uno svolgimento di eventi vorticoso e dirompente, tramortendo chiunque decida di lasciarsi coinvolgere, proprio come uno tsunami, da cui però difficilmente si vorrebbe davvero scappare.

Lila fugge dalla sua vita di operaia e torna a vivere nel Rione; da paria sociale, risale i ranghi, fino a diventare collaboratrice dei Solara. Lenù, incastrata nel suo ruolo di moglie e madre, comincia ad entrare in contatto con il femminismo italiano di seconda generazione; un percorso che porterà la sua coscienza a svincolarsi in modo determinante dai complessi di inferiorità e di inadeguatezza che la perseguitano. 

È in questa fase della storia che cominciamo a renderci conto di quanto la saga dell’Amica geniale sia un perfetto ingranaggio narrativo, un’esperienza senza precedenti.

L’amica geniale è un gioco instancabile di specchi, una vera e propria elaborazione sul tema del doppio a tantissimi livelli.

Ferrante concepisce le due amiche come un nucleo unico; entrambe donne, entrambe nate nello stesso posto, amiche d’infanzia, nemesi l’una dell’altra? Alleate sì, ma anche rivali. 

Brutale come la vita, la scrittrice le separa, lentamente, prima facendo proseguire gli studi a Elena, mentre Lila va a lavorare per suo padre; poi, rivolgendo l’attenzione di Nino Sarratore, oggetto del desiderio di Elena sin da bambina, su Lila e portando i due a vivere una storia d’amore travolgente che annienta emotivamente Lenù ancora adolescente. Elena parte per l’università, si avvicina sempre di più al mondo degli intellettuali dell’epoca e accetta un matrimonio d’interesse che le permette di avere il suo libro pubblicato; Lila combatte in prima linea contro il machismo del rione, lo sfruttamento della fabbrica, il ripudio della sua famiglia e la sua depressione.

Le due donne sono scisse ma le loro esistenze sono pensate per essere speculari. Nino sarà la causa della rottura del primo matrimonio di Lila, e poi lo sarà anche di quello di Elena.  Quando  Elena si avvicina alle teorie femministe dell’epoca (nella serie vediamo citato il noto manifesto di Carla Lonzi, “Sputiamo contro Hegel”), Lila si afferma come capo di un centro di programmazione IBM, arrivando a percepire uno stipendio più alto rispetto al suo compagno, Enzo. 

Le loro storie avanzano separatamente, ma rimangono sempre l’una l’eco dell’altra; un meccanismo tanto sofisticato quanto immediato, che da un lato, intrattiene il pubblico, ma dall’altro lo stimola a ragionare sui parallelismi, le differenze tra le due amiche, lasciandoci tormentare su un interrogativo: chi è effettivamente l’amica geniale? Lila ispira Lenù o è Lenù che rappresenta per Lila la speranza che forse la volontà può vincere sulla realtà?

Grazie a questo costante sdoppiamento, la saga riesce a dare una panoramica ampia sui contesti sociali, politici ed economici dell’Italia. 

Dentro la storia troviamo infatti tutte le figure femminili che in qualche modo hanno abitato le nostre vite con le loro vicende personali, battaglie e sentimenti. 

Elena Ferrante muove le due amiche come due pedine su una scacchiera, quella della Storia d’Italia. La Scuola, il Rione, la Fabbrica e l’Università; esploriamo dinamiche sociali, economiche e politiche che ruotano intorno alle due e le coinvolgono direttamente. Forse un po’ didascalico ma sicuramente efficace.

L’universalità della storia viene reiterata attraverso l’anonimato dell’autrice, sempre comunque presente dietro ai suoi personaggi. Una scelta che ha fatto discutere alcuni ed ossessionare altri. 

Ferrante non firma il libro perchè, di fatto, non è lei la sola scrittrice. A disegnare quest’opera magistrale sono le persone che lei stessa ha incontrato, la storia di un intero paese e la tradizione letteraria da cui attinge pienamente e che decide di celebrare con uno pseudonimo che richiama il nome di una delle più grandi scrittrice italiane e che forse più di tutte, ha ispirato Ferrante: Elsa Morante. 

L’anonimato però è tutt’altro che assenza: la voce di Lenù, alter ego della scrittrice, produce sul lettore un effetto ipnotico, sempre pronto ad ascoltare la spiegazione quasi ossessiva dei significati, anche palesi, dietro gli eventi.

Il tanto reiterato concetto della smarginatura è per esempio un modo che Ferrante ha per spiegarci i traumi subiti da Lila, la difficoltà di definire uno spazio di serenità e libertà, di come i comportamenti delle persone intorno a lei finiscono sempre per rompere gli equilibri che si è creata per vivere tranquilla e la costringono a combattere per evitare di soccombere. Esprime bene il concetto di uno spazio invaso o distrutto, che, chi viene relegato ai margini come Lila, di solito non ha ed è quindi o costrett* a convivere dentro quello altrui, a costo di compromessi, o ad esserne esclus* completamente. 

Ci sono poi i personaggi iconici, e tra questi, quello che forse ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva è Nino Sarratore, il soft boy un po ‘ narciso, un po’ filosofo, frutto della discordia fra le due amiche. Una storia la fanno gli eroi tanto quanto gli antagonisti; Nino in questo si merita un plauso. 

Sarratore è il personaggio più irritante nell’universo dell’amica geniale. La superficialità con cui si insinua nelle vite di Lila e Elena e l’indifferenza con cui decide di lasciarle, è tanto terribile quanto sorprendente. Solo lui, con le sue maniere romantiche e delicate, riesce a dividere le due amiche, molto più del più potente e ricco fra gli uomini. Nino è il più pericoloso perché, al contrario degli altri, è l’unico realmente desiderato. Ferrante ci mostra ancora una volta una dinamica scomoda: i Solara fanno danni, ma è il desiderio ciò che, più di ogni altra cosa, ci rende vulnerabili. 

Tanto quanto le sue protagoniste, l’amica geniale è un progetto ambizioso. Non è solo la storia del rapporto fra due bambine poi adolescenti e infine donne, ma è, letteralmente, la Storia del Rapporto fra due Donne. Lila e Elena attraversano le fasi della loro vita, della storia d’Italia, interpretando i ruoli che la società impone e facendole combattere con le aspettative che ne derivano: figlie, moglie, madri, lavoratrici, studentesse…L’intrigo sta nel fatto che Ferrante ossessionata da controllare questo processo di cui lei stessa è artefice  che non fa altro che sbattertelo in faccia agli spettatori; è davvero così casuale che Lenù decida di scrivere un saggio sulla fabbricazione della donna da parte dell’uomo? Lei che per tutta la vita non ha fatto altro che costruire il mito della sua migliore amica?

Mentre Lenù inventa Lila (e Lila inventa Lenù?), Ferrante mette in scena una saga dove ogni personaggio, ogni episodio è un concetto, un rimando a un evento storico, una dinamica sociale o una realtà culturale. Il valore della sua opera è la vastità del suo universo, che non è necessariamente assoluto o completo, ma, senza alcun dubbio, stimolante.

Gli spunti di riflessione e le chiavi di lettura della storia sono infatti molteplici, a partire dalla dinamica delle due amiche. La costante sfida che il loro rapporto pone alla nostra percezione – chi viene prima Lenù o Lila?- lo rende un prodotto coinvolgente e accattivante.

Ferrante ci inganna facendoci credere che alla fine della storia troveremo delle risposte, un senso, invece non facciamo altro che continuare a porci domande e sviluppare teorie e analisi per tentare di trarre conclusioni dalla sua immensa opera. Quanti articoli di opinione sono stati scritti sulla saga? Quanto se ne è parlato? E le interviste fatte e Ferrante, che sono praticamente delle parentesi narrative a sé stanti?

Il sortilegio è riuscito: non riusciamo a smettere di parlare dell’amica geniale, non riusciamo a lasciare andare Elena e Lila e forse, è proprio questo il genio di Elena Ferrante.

LA PAROLA A VOI

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CONTRIBUTOR

  • Sarah De Pietro

    Classe '88, sangue misto italo - algerino, esperta di comunicazione istituzionale e aziendale, ha studiato relazioni internazionali. Lavora in una importante azienda di comunicazione e consulenza. Co-founder de Le Contemporanee.

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  • Laureata in politica e comunicazione. Appassionata di quest’ultima, ha maturato questo interesse nella speranza di riuscire a farsi capire da qualcuno. La sua lingua nativa sono i meme, ma riesce comunque a esprimersi in italiano e in inglese

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