“Jin Jiyan Azadi”, tradotto “Donna, Vita e Libertà” lo slogan che accompagna le proteste che stanno animando l’Iran e la diaspora iraniana sparsa in tutto il mondo, oltre che la comunità internazionale.
Le proteste, seguite all’uccisione della giovane donna iraniana di origine curda, Masha Amini, assassinata dalla polizia morale il 16 settembre per aver indossato il velo in modo inadeguato hanno alla base le rivendicazioni femminili di libertà di espressione delle giovani donne iraniane, ma costituiscono anche una rivendicazione generale dei diritti di vita e libertà contro un regime militare e patriarcale fortemente discriminatorio, non solo per le donne, ma anche per le minoranze etniche. A manifestare oggi sono prevalentemente giovani con età compresa fra i 18 e i 25 anni; giovani che esprimono la propria rabbia verso il fondamentalismo religioso e la militarizzazione esasperata della Repubblica Islamica composta da una galassia di gruppi di repressione delle libertà.
Le proteste in atto rappresentano lo scontro fra una gioventù guidata da donne determinate e dinamiche e la gerontocrazia di leader con una visione del mondo distante da quella dei giovani; giovani, su cui il regime ha investito tanti fondi pubblici costruendo un sistema educativo finalizzato all’avvicinamento ai principi della Rivoluzione islamica, di cui le manifestazioni in atto dimostrano il pieno fallimento.
Dal 16 settembre le donne scendono in piazza, bruciano i veli, si tagliano i capelli e suscitano espressioni di solidarietà in tutto il mondo. La protesta coinvolge tutte le classi sociali, a partire dai lavoratori che manifestano contro la repressione delle libertà. Dall’inizio delle proteste molti canali social sono stati bloccati e la rete internet è quasi fuori uso per non permettere ai manifestanti di inviare video e foto delle repressioni. Nonostante questo le proteste non si sono fermate, insieme purtroppo alle uccisioni (più di 150 quelle notificate) e agli arresti dei manifestanti che oggi chiedono a tutti noi di non morire invano.
Sulla lapide di Masha Amini c’è scritto “ Name-to.ramz mishavad, letteralmente “il tuo nome diventerà chiave”. Mai come in questo momento le ragazze e i ragazzi iraniani hanno bisogno di tutti noi per tenere alta l’attenzione su cosa sta succedendo in Iran, per narrare le loro proteste e per portare all’attenzione delle istituzioni lo scempio in atto.
Per questo il Comune di Livorno mediante i consiglieri di maggioranza Cinzia Simoni (Lista civica Casa Livorno), Francesca Cecchi (Partito democratico) e Giorgio Pacini (Lista civica Futuro) hanno presentato giovedì 13 ottobre in Commissione Consigliare VIII una mozione consiliare a sostegno delle donne iraniane in cui si esprime la massima solidarietà alle donne, alle studentesse, agli studenti e al popolo iraniano, condannando la sanguinosa repressione attuata dalle autorità iraniane contro le manifestazioni delle donne che stanno lottando per la libertà e pari dignità. Tale mozione verrà portata a breve in votazione in Consiglio Comunale. Nella stessa giornata, dopo la presentazione in Commissione, è seguito un Flash Mob, organizzato dalle consigliere e dai consiglieri proponenti fuori del comune, a cui hanno partecipato rappresentanti della Giunta di governo della città, associazioni, sindacati, cittadini e rappresentanti della comunità iraniana locale, fra cui Darya Majidi anche in rappresentanza dell’associazione Donne 4.0. Fra le associazioni presenti, la Mezzaluna Rossa Kurdistan che ha la sua sede nazionale nella città di Livorno.
L’augurio è che in molti comuni italiani si prosegua un percorso di solidarietà e impegno nei confronti del popolo iraniano che porti ad iniziative politiche in grado di aiutare le giovani e i giovani che stanno lottando per la libertà e sollecitare la comunità nazionale e internazionale su azioni politiche in grado di placare le uccisioni e le repressioni in corso. In questo momento le manifestazioni, le narrazioni di ciò che sta accadendo in Iran danno forza alla voce delle donne e le fanno sentire meno sole, in una battaglia per i diritti e le libertà che ci coinvolge tutti, che ci ricorda anche la nostra storia di italiani, richiamando l’importanza dei valori della nostra Costituzione, “testamento di migliaia di morti per la libertà” come ha ricordato la Senatrice a vita Liliana Segre, presiedendo la seduta inaugurale a Palazzo Madama.