Nel 2024 circa 4 miliardi di persone andranno a votare, 76 paesi, di cui la gran parte non democratici.
Tra poche ore si vota a Taiwan: 23 milioni di persone, l’unica democrazia che tenta disperatamente di mantenere la propria indipendenza dalla Cina, che sembra voler passare dalle parole ai fatti proprio quest’anno, almeno stando alle parole di inizio anno di Xi Jinping.
Hanno appena votato in Bangladesh, di cui abbiamo parlato su Radio Radicale con Giuliano Battiston e Francesco Radicioni, dove governa una donna, Sheikh Hasina, per il quarto mandato non proprio democratico e che ha recentemente messo agli arresti (ora fuori su cauzione, in attesa di giudizio) perfino il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus. Ricordate, il banchiere inventore del microcredito? Già.
Si vota a giugno nell’ Unione Europea, con quasi 450 milioni di donne e uomini, passando per gli Usa, a fine anno, dove si paventa ritorno di Trump, 332 milioni di persone.
Chissà con questi chiari di luna quante persone eserciteranno effettivamente il diritto più importante di tutti nelle democrazie occidentali. I candidati da ogni parte, almeno per ora, non brillano per fascino di alcun tipo. Perfino Trump è diventato noioso, nonostante le sue pericolose follie.
L’ Europa confida, forse, in uno scalpitante ma acciaccato Macron e nella riconferma di Von der Leyen, mentre si cerca collocazione per un nome importante e ingombrante come quello di Mario Draghi.
Non dimentichiamo l‘India, la più grande democrazia del mondo, almeno sulla carta, che dovrebbe andare al voto entro giugno e vedremo se il cerchiobottista Narendra Modi si assicurerà il terzo mandato.
Si dovrebbe votare anche nella martoriata Ucraina, con tanti dubbi.
By the way, si vota anche in Iran e Russia, ovviamente per finta, come da tradizione.
In questo 2024, Frank Underwoord diciamo che si sarebbe tanto divertito. Noi, intanto, ci rivediamo House Of Cards, sapendo bene che tutto cambia e nulla cambia, purché si continui a galleggiare.