Istantanea

Il bagnino: un mito senza tempo

Io da grande voglio fare la bagnina.

Avevo le idee chiare fin da bambina: da giugno a settembre volevo lavorare con attorno gente felice ed essere pagata per indossare un costume rosso, una maglia oversize con titolo in evidenza stampato sulle spalle, lentiggini e un’abbronzatura da fare invidia.

Il sale e il sole che spaccano la pelle? Effetti collaterali marginali.

Sarebbe stato un sogno per me aprire ombrelloni, sistemare sdraio (sì c’erano ancora) e lettini, governare le cabine, assistere i bagnanti, insegnare ai bambini a tuffarsi e far superare a qualcuno la paura dell’acqua.

La spiaggia per me è sempre stata un microcosmo. Un grande condominio:

c’è l’inquilino storico che rigorosamente si fa due mesi in spiaggia che ogni anno intrattiene i nuovi arrivati o i bagnanti della domenica con aneddoti del lido;

l’affittuario, quello che un tempo frequentava lo stesso stabilimento per 30 giorni e oggi deve limitarsi a 15 ma riesce tuttavia a coltivare le amicizie estive,

il bagnante B&B che fa sabato e domenica quando può che fa giusto in tempo a capire dove farsi posizionare il lettino in base alle esigenze (battigia, bagno, bar, lontano dai bambini, vicino alla musica).

Poi ho scoperto che non si può vivere con uno stipendio di soli tre mesi, né che sia facile avere tre mesi di ferie da qualsiasi altro impiego per dedicarsi a un lavoretto estivo.

Lavoretto. È un vezzeggiativo senz’ altro, del resto chi sminuirebbe il tempo e l’attenzione di quanti ogni estate vigilano sulla sicurezza in mare di tutti noi.

Esatto ma quanti sono davvero? Circa 15 mila, e 1 su 5 è donna. Cresciute in numero e in esperienza in pochissimi anni: nel 2017 il rapporto era quasi 1 a 9.

Lontane dalle logiche dei telefilm anni 90, non corrono per puro diletto su spiagge kilometriche, capelli al vento e tette in gola.

No, le bagnine hanno messo ancora una volta se stesse nella cura delle persone, anche d’estate. Anche per perfetti sconosciuti. Sì proprio loro, quelli che in barba alla bandiera rossa si rovesciano in mare in cerca di emozioni (il tono qui non è esattamente quello di Lucio Battisti).

Torniamo a noi. Ecco quindi che, ancora oggi, appena metto piede in spiaggia la mia attenzione va al bagnino.

Prima di tutto voglio saperne il nome e subito dopo che storia ha con il mare, o la piscina, o il lago. Insomma con l’acqua.

Il bagnino poi, come un buon portiere, sa tutto di tutti, mette le persone in rete tra loro, offre consigli appassionati e non richiesti.

Il bagnino, qualunque età abbia, è punto di riferimento indiscusso. Detta e preserva le regole. Sempre lui dà il permesso per infrangerle.

È custode dei falò in spiaggia, del bagno a mezzanotte, ha le chiavi del biliardino, lo stick di ammoniaca per le punture di medusa e qualche ago da arroventare in caso di piedi punti dai ricci. Per la proprietaria intransitiva a lui riservata, apre e chiude la spiaggia.

C’è poi una mansione mitologica: il bagnino spalma la crema solare o quella protettiva.

Ma parliamo di un altro mondo, era prima della guerra senza frontiere al machismo.

TAGS

CONTRIBUTOR

  • Eleonora Niro

    Esperta di comunicazione aziendale e del settore food, contributor fissa de Le Contemporanee e contemporanea della prima ora.

    View all posts

COMMENTI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di LeContemporanee.it per rimanere sempre aggiornato sul nostro Media Civico