Sono passate più di tre settimane dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Giorni orribili di guerra, con la diplomazia che non sembra andare verso una direzione certa celere, nè necessariamente più pacifica.
Continuano i pesanti bombardamenti su Kiev, Marioupol è ormai un teatro degli orrori, nemmeno Leopoli è più sicura. Il conflitto in Ucraina si sposta sempre più a ovest e quindi davvero molto vicino ai confini europei.
Si continua a trattare e ci sono molti attori coinvolti, più o meno direttamente, con diversi interessi in campo. C’è l’Ucraina ovviamente, la Russia, ma ci sono anche l’Europa, gli Usa e la Cina. Cina sulla quale alcuni nutrono speranze di mediazione totalmente da verificare e con un “prezzo” che si fissa in queste ore, vista la trattativa avviata a Roma.
Nella capitale italiana si sono infatti incontrati il consigliere alla Sicurezza nazionale americano Jack Sullivan e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi. Un vertice durato quasi 8 ore, da cui si evince che Pechino avrebbe avvisato gli alleati di essere aperta a fornire aiuti alla Russia. Questo ovviamente non fa piacere alla Casa Bianca che continua a “Tenere aperte comunicazioni con la Cina”, sapendo bene che chiedere ai cinesi di non armare la Russia significhera’ fare altre concessioni a Xi Jinping, come su Taiwan o rinunciare parzialmente al cosiddetto pivot to Asia degli Usa.
La situazione si complica, ma si iniziano a mettere sul tavolo tutte le carte, il che non è per forza un male. Per l’Europa la situazione di pericolo e’ chiara, ma non e’ scontato il prosieguo.
In Ucraina noi europei ci giochiamo tantissimo, sia in termini di pace e sicurezza, direttamente alle nostre frontiere a est, sia per continuare a essere una Unione “desiderabile” per altri paesi. Del resto, vedere che ci sia qualcuno che e’ disposto a morire per andare verso Bruxelles e non verso Mosca, come sta facendo l’Ucraina, dovrebbe farci scattare qualcosa di profondo. Ma basterà? Durerà?
Riusciremo in tempi ragionevoli ad accogliere l’Ucraina o quel che ne rimarra’ in Europa, salvando anche la nostra faccia, dando riparo a chi fugge da una dittatura come quella di Putin? Saremo noi europei il prossimo problema per Putin, anzichè la Nato?
Diventeremo grandi abbastanza da essere autonomi e coesi nella politica estera e in una difesa comune, rinunciando all’ombrello protettivo statunitense? Sono domande importanti che ci indicano la via per un passaggio storico. Che si varchi o meno la soglia di un cambiamento attivo, i fatti sceglieranno comunque per noi. E’ da decidere con grande serietà e in tutta coscienza se vogliamo subire i fatti o se vogliamo fare la storia.