Nessuno si aspettava che i democratici americani tenessero al Senato e che la partita per la Camera fosse aperta.
E invece, dopo gli ultimi risultati dal Nevada, la nebbia sembra diradarsi. I repubblicani incassano senza dubbio risultati importanti e al Congresso ci sarà battaglia su molti provvedimenti, che non renderanno questi ultimi anni di mandato una passeggiata per Joe Biden. Ma i repubblicani Trumpiani tornano a casa con la coda tra le gambe, é il caso di dirlo. Nasce voglia di novità anche tra i rossi, i conservatori che sembrano puntare su Ron Desantis, già preso di mira da un arrabbiatissimo Donald Trump che farà certamente di tutto per non passare di moda, anche per via di grossi guai giudiziari e di una condizione finanziaria che inizia ad andare a rotoli.
Il risultato delle elezioni di midterm Usa ci da una fotografia di una grande nazione sempre molto divisa, letteralmente a metà, ma che inizia a fare i conti con la realtà.
Un panorama politico che deve rinnovarsi, alcuni diritti fondamentali che sono recentemente tornati a essere messi in discussione, le preoccupazioni per la crisi sanitaria e il ritorno della politica estera, sono temi che hanno certamente portato americane e americani al voto.
Come Hillary Rodham Clinton ha recentemente scritto dal suo account twitter “È emerso che a noi donne piace avere diritti umani e che votiamo“.
E da una prima analisi del voto, apparentemente, ma sarà da approfondire, così sembra essere.
Questo voto di metà mandato ci da anche dei risultati e delle elezioni di membri del congresso da analizzare attentamente, anche perché spesso quel che accade negli Usa anticipa quanto tende ad accadere in altre parti del mondo occidentale.
Ad esempio le midterm hanno portato al Massachusetts la prima Governatrice donna e apertamente omosessuale, Maura Healey e al Maryland il primo governatore afroamericano, il democratico Wes Moore, che riporta il partito blu a vincere in un campo difficile dopo due mandati del repubblicano Larry Hogan.
Ma anche in casa repubblicana succedono cose interessanti, come l’elezione della repubblicana Katie Britt in Alabama: è la prima donna a raggiungere questo traguardo nello Stato del Sud. Peraltro, una donna che prende il posto del repubblicano Richard Shelby di cui era assistente. L’allieva (si fa per dire) supera il maestro. Sorte che auguriamo a tante donne in seconda o ultima fila da troppi anni ovunque nel mondo.
Dalla Florida arriva un seggio al primo rappresentante delle Generazione Z al Congresso. È per Il 25enne democratico Maxwell Alejandro Frost, attivista per la giustizia sociale ed ex componente di March For Our Lives, il movimento che chiede da tempo controlli più stringenti sulle armi nato dopo la strage alla scuola di Parkland. Anche queste sono soddisfazioni, specie in un paese che in politica attualmente ha un problemino anagrafico niente male guardando ai due ancora in lotta per la Casa Bianca, come Biden e Trump, non proprio dei giovanotti…
Un altro nome straordinariamente significativo di queste midterm è l’elezione del democratico John Fetterman, nuovo senatore della Pennsylvania: ha battuto con uno scarto minimo il repubblicano Mehmet Oz, volto noto televisivo e spinto da Trump in persona. Oltre a essere un politico molto particolare, vicino alle persone, é una figura atipica negli Usa, dove la megalomania politica é sempre lì che attende al varco. Fetterman basa la propria politica sulla cura delle piccole cose che incidono su luoghi dimenticati da dio e dagli uomini, come il luogo in cui ha cominciato la sua carriera politica: Braddock, un paese di 2000 anime che ha guidato come Sindaco per 13 anni, dal 2006 al 2019. È ormai noto che sul braccio si sia tatuato le date di tutti gli omicidi commessi in città mentre era il sindaco. Il suo look dice molto: si presenta sempre in pubblico in felpa nera e bermuda. Ha sconfitto lo stereotipo della politica fatta da “sani” e vincente solo se sei in ottima salute. Infatti alcuni giorni prima di ottenere la candidatura per i Democratici, Fetterman è stato colpito da una gravissima forma di ictus, che ha inciso sullo svolgimento della sua campagna elettorale. Sono venuti a sostenerlo Barack Obama e Joe Biden in persona, cosa che ha fatto la differenza evidentemente e ha lanciato un bel segnale a dirla proprio tutta.
Infine tra le novità importanti, sempre tra le fila repubblicane, segnaliamo Markwayne Mullin, il primo senatore dei nativi americani in Oklahoma in quasi 100 anni.
Il Congresso é ormai quasi del tutto definito. Ma la leadership per il prossimo mandato presidenziale é una lotta del tutto aperta, in entrambi i partiti.
Non si vedono donne all’orizzonte. Molte di noi ripongono speranze di Kamala Harris, che però non sta giocando le proprie carte come avremmo sperato.
Biden, leader poco carismatico e un po’ soporifero, ha tenuto bene in queste midterm e tiene bene anche in politica estera, sul fronte europeo e affianco dell’Ucraina.
Non sarebbe male se facesse però ora una riflessione approfondita sul prosieguo. È tempo anche negli Usa per una donna che si affermi e che riporti al centro diritti e libertà.
Ci sono nomi importanti al Congresso tra cui pescare. Hillary Clinton non è più in partita pare, così come per età anche Nancy Pelosi. Servirebbe un coup de teatre di Kamala Harris, ma da dove ripartire?
Accadrà anche negli Usa la sorpresa al femminile che non ti aspetti, magari dal coté repubblicano?
I prossimi due anni saranno interessantissimi per gli Stati Uniti e forse anche per noi europei.