Istantanea

La Memoria di Liliana è un esercizio collettivo

“L’ odio è il non poter vedere l’Altro, che ha la sola colpa di esser nato, sia da una parte che dall’altra.

Queste, le parole della Senatrice a vita Liliana Segre, che proprio oggi insignita della laurea honoris causa in Scienze Storiche, è tra le più significative testimoni di quell’esercizio collettivo che, in questo tempo violento, tanto ci appare difficile.

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Se per “la sola colpa di esser nata, nel 1944, all’età di tredici anni, Liliana Segre venne deportata ad Auschwitz, oggi, per il merito d’aver saputo emblemizzare con la sua lunga e coraggiosa parabola di vita una profonda testimonianza di dignitosa umanità, la Senatrice riceverà presso l’Università Statale di Milano la laurea honoris causa in Scienze Storiche.

Una scelta emblematica, che viene a coincidere con il Giorno della Memoria, dedicato al ricordo delle vittime della barbarie nazista:  un cortocircuito di violenza della storia, al di sopra del quale è necessario non lasciar mai precipitare il velo dell’oblio. 

Proprio alcuni giorni fa, anche l’Enciclopedia Treccani ha ritenuto di aggiungere all’Appendice X una voce specificatamente dedicata alla nozione di “Memoria”, fruibile anche online, la cui autrice è proprio Liliana Segre. 

“L’unicità della Shoah- Spiega infatti, qui, la Senatrice a vita – rende ancora più necessaria la testimonianza dei sopravvissuti e di un sistema integrato della memoria fatto di scuola, università, formazione, centri di ricerca, mezzi di comunicazione, famiglie, società nel suo insieme’.

La memoria, ricorda, ancora, Liliana Segre ”è senza dubbio fatto personale, ma raggiunge il suo valore più autentico quando, integrandosi con i canoni e l’universalità del discorso storico, diviene più generale patrimonio collettivo, di una società e di un’epoca.

Di qui ,il dovere inderogabile – per i testimoni – di ricordare, educare, fare opinione, ma poi anche denunciare falsificazioni, conferire documenti, fornire prove”.

Nella giornata del 23 gennaio, cruciale inoltre la riflessione di Segre, ospite della tramissione di Corrado Augias “La torre di Babele”, nel contesto di una puntata speciale dedicata alla Shoah.  Dopo aver ribadito il ruolo fondamentale della Memoria storica, Segre ha infatti espresso considerazioni pregne di dolore intorno al conflitto Israelo-palestinese, da lei inquadrato nei termini di “un’antica tragedia.”

Sottolinenando che – come ricordato di recente anche dal contestuale appello di Save The Children – le più numerose vittime di guerra  risultano sempre essere, drammaticamente, i minori, Segre ha individuato un filo conduttore tra l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre ed i bombardamenti che, tutt’ora, si abbattono contro Gaza. La distruzione dell’infanzia e dell’innocenza.

“Sapere che, oggi, i bambini palestinesi continuano a soffrire mi impedisce di dormire la notte. Quando “un genitore” ammazza un figlio, che ha davanti ancora il futuro, siamo di fronte ad una tragedia che minaccia di non finire mai.”

A fronte del divieto dei cortei pro-Palestina in molte città italiane, che ha diviso le associazioni palestinesi d’Italia (gran parte delle quali hanno accettato il rinvio a domenica 28 gennaio, benchè non poche organizzazioni abbiano stabilito, invece, di scendere ugualmente in piazza), particolarmente cariche di significato appaiono le parole di Segre, tra i più rilevanti ed emblematici testimoni di una delle pagine maggiormente oscure della Storia dell’Umanità.

“L’odio è il non poter vedere l’Altro, che ha la sola colpa di esser nato. Sia da una parte, che dall’altra.”

Quest’oggi, l’appello del nostro Mediacivico è quello di non rinunciare a farsi testimoni della Memoria che deplora la violenza in ogni sua forma.

“Sono un essere umano” – Ribadiva, d’altronde, Publio Terenzio Afro, nella sua commedia “Il punitore di sè stesso”, nel 165 a.C.

“Niente di ciò che sia umano posso ritenere estraneo a me”.

Che l’esercizio costante per l’anno che ci attende possa esser, dunque,  proprio questo: saper abbracciare l’infinita bellezza della diversità. Nel fermo riconoscimento che quel misterioso Altro, dopotutto – recependo il prezioso invito di Liliana Segre-  non possa mai essere “Altro da Me”.

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