A Venezia, l’attrice, regista (e Contemporanea) Monica Nappo ha brillato. Diretta da Carolina Cavalli, ne Il rapimento di Arabella, ed in Jay Kelly di Noah Baumbach, Nappo ha ha lavorato con registi come Garrone, Sorrentino, Scott, Ozpetek. Sul red carpet veneziano, quest’anno, ha sfilato accanto a George Clooney, Adam Sandler, Laura Dern e Giovanni Esposito, suoi colleghi nell’ultima fatica di Baumbach.
Ma questo evento magico, mai come quest’anno, è stato anche ricco di domande esistenziali, da parte degli artisti: ecco la sua riflessione in merito.
Ero a Venezia per due film, uno italiano, Il Rapimento di Arabella, della Carolina Cavalli. L’altro è Jay Kelly, di Noam Baumbach. Venezia per me è una bolla, ho sempre avuto questa sensazione tutte le volte che ci sono andata e anche stavolta era così. Ma quello che mi ha stupito, è che, dal film di produzione indie a quello colossale, serpeggiano una serie di domande degli artisti :” come sto vivendo la mia vita?”, “ Chi sono davvero?”
Credo che la domanda “ come restare presenti, e umani” emerga anche in altri lavori. Penso alla conferenza stampa per la presentazione del Frankenstein, e alle parole di Guillermo Del Toro. E anche lui, si chiede la stessa cosa. Ed è bene chiedercelo, con tutte queste guerre che stanno distruggendo il mondo, che mietono numeri sproporzionati di vittime, che ci lasciano con sempre meno certezze e che ci lasciano con una sola, unica domanda “ come faccio ad andare avanti restando umano?”.