Istantanea

Sanremo. Giorgia, BigMama e Allevi. Tra polemiche, body shaming e bellezza

Seconda serata del Festival di Sanremo e già non basterebbe un singolo articolo per elencare i colpi di scena avvenuti e susseguitesi. Molti episodi infelici, altri trash, altri ancora fuori luogo o duramente criticati da una parte e dall’altra: da chi si aspetta ancora uno svecchiamento del format – e soprattutto della conduzione – a chi punta il dito contro la solita propaganda gender(che non esiste) pur di cercare di riportare il Festival a un presunto purismo morale dei bei vecchi tempi che però non ci sono mai davvero stati. Sanremo ha infatti sempre rispecchiato la società tramite la diffusione di messaggi trasmessi attraverso testi irriverenti e viralizzati grazie le polemiche successive. Questa edizione non fa eccezione. E nella stessa tempesta di lustrini, frasi fatte e ospiti speciali – più o meno spettacolari – emergono tre persone con la loro presenza capaci di svettare sul contesto e trasmettere un messaggio, più o meno positivo. Tutti e tre comunque molto importanti.

Cominiciamo dalla polemica sopraggiunta dopo le parole di Giorgia. La cantante romana è stata scelta per affiancare Amadeus durante la seconda serata. Alla domanda in conferenza stampa su come vedesse il fatto che a Sanremo non vincesse una donna da sette anni (lei che vinse al Festival sanremese nel 1995 con il brano “Come saprei” e che oggi festeggia i vent’anni della hit “E poi”), Giorgia ha dichiarato:

«A un certo punto dovremo smettere di sottolineare il maschile o il femminile perché finché continueremo a farlo ci sarà una differenza. Mi piacerebbe che non ci fosse più bisogno di specificare il genere quando si parla di un artista, quando questo accadrà vorrà dire che saremo vicini a una parità».

Tali parole, che potrebbero anche apparire innocue a un occhio disattento, in realtà denotano un atteggiamento dovuto a un privilegio dato principalmente dal ceto sociale di appartenenza. Tale atteggiamento prende il nome di “gender blindness” (letteralmente “cecità dal punto di vista del genere”). Con questo termine anglofono si indica l’azione da parte del privilegiato di non vedere o non voler vedere un gender gap, un divario basato sul genere, banalizzando il problema riguardante la discriminazione sessista che permea la nostra società con frasi del tipo: non c’è differenza, non dovremmo pensare a uomini e donne ma alle persone… come se si potesse mettere entrambi sullo stesso piano senza focalizzarci sulle differenze rafforzate dal patriarcato stesso!
Se poi tale atteggiamento ideologico viene adottato da una donna, ancor più se da una donna famosa con un grande seguito, ciò porterebbe a ipotizzare che forse Giorgia di patriarcato saprebbe veramente poco per parlarne con tanta leggerezza e superficialità, lei che sul palco può starci (seppur a fianco del conduttore maschio). Bisogna inoltre ricordare che tali affermazioni pubbliche andranno a rafforzare chi è convinto che il sessismo, insieme a tutte le “sparate da femministe arrabbiate” non siano altro che fuochi di paglia, stupidaggini.
Ci sarebbe da ricordare alla cantante romana che UGUAGLIANZA e PARITÀ non sono affatto sinonimi, e che la differenza serve per sottolineare una mancanza, ovvero l’assenza di donne di pari numero agli uomini nei ruoli di prestigio. Non perché esse non siano brave quanto i colleghi, Men che meno in quanto appartenenti al genere femminile, ma perché il soffitto di cristallo è ancora ben saldo e compatto,  seppur con qualche timida crepa.
Ci piace pensare che Giorgia intendesse dire, con genuina sincerità, che vorrebbe un mondo privo del gender gap, dove non saranno più necessarie quote rosa e Speciali al femminile per allontanare le accuse di sessismo maschile. Se intendeva questo, allora quella di Giorgia è utopica fantascienza. E almeno su questo non ci sentiamo di biasimarla.

La seconda donna ad aver fatto parlare di sé è la rapper BigMama, per aver inviato un messaggio di sostegno alla comunità queer, di cui si dichiara alleata – immaginiamo la gioia dei Provita – e per l’attacco di body shaming ricevuto da parte di una giornalista della RAI su X. Nei suoi confronti lo stesso polo televisivo del servizio pubblico ha annunciato un provvedimento disciplinare nei confronti della cronista. Il commento incriminato riguardava una comparazione tra il fisico grasso e il look dark della rapper campana e il personaggio disneyano di Ursula, la Strega del mare antagonista della Sirenetta. BigMama ha successivamente risposto con carattere agli attacchi, in parte rafforzati da ulteriori insulti sui social ma anche da tantissima solidarietà contro la grassofobia, affermando di non essersela presa “perché – dice – Ursula è iconica, proprio come me”. Applausi.
Quanto rivolto a BigMama non ci deve stupire. Viviamo in una società grassofobica dove al corpo grasso non vengono riconosciuti dignità, rispetto, bellezza e sensualità. Quasi come se avere un corpo non conforme giustificasse l’offenderlo e l’umiliarlo solo perché recepito dai più come insano, il che è gravissimo. È bullismo, in questo caso cyberbullismo, le cui le conseguenze sono notoriamente devastanti, soprattutto nelle soggettività più sensibili e fragili. Non tutte sono BigMama e le parole possono uccidere. È ora che i mass media si prendano le proprie responsabilità nel raccontare e riportare, non semplicemente punendo una giornalista grassofobica o anche licenziandola: la logica punitiva non basta per riconoscere ed estirpare il body shaming dalla testa delle persone. Servono formazione ed editor specializzati nella Diversity. Un brillante esempio nostrano è incarnato dal giornalista e diversity editor Pasquale Quaranta.

Infine il terzo artista è il compositore e pianista Giovanni Allevi, invitato a Sanremo dopo due anni di stop a causa della malattia che lo ha colpito. Allevi non ha bisogno di presentazioni, con i suoi brani delicati e intimisti ha toccato le anime di molte e molti di noi. Amato quanto odiato, è doveroso ricordare che negli anni ha ricevuto sia lodi per la sua capacità creativa ed esecutiva, sia crudeli critiche da parte di personalità della musica – classica e leggera – ma ne è sempre uscito fuori rispondendo con pacatezza, intelligenza e quella delicatezza che incanta chi lo ascolta suonare e parlare. Ansioso, sognatore, amante di Hegel e del concetto secondo cui ogni essere umano è unico e irripetibile (una laurea in filosofia, tra le altre cose), scrittore e direttore d’orchestra, Allevi salendo sul palco dell’Ariston ha incantato e commosso il pubblico. Ha eseguito il brano Tomorrow e ha poi dichiarato: «Non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con la mia anima. […] Quando tutto crolla il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più: io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo».
Un messaggio potente, di tragica bellezza se pensiamo al momento attraversato dall’artista e che lo accomuna a tante altre persone. La risposta di Allevi alla malattia ricorda l’approccio di Michela Murgia: realista, pragmatico, estremamente profondo e lucido. Un esempio senz’altro.


FONTI:

Giorgia co-conduttrice: il genere non dovrebbe contare?

Gender blind

BigMama e il body shaming

Giovanni Allevi torna sul palco

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CONTRIBUTOR

  • Transfemminista, attivista lgbtqiapk+ e militante pro-choice, Lou è una persona transgender non binaria. Dopo la laurea in Beni Culturali ha iniziato a formarsi in gender studies, cultura queer, feminism and social justice. Ha conseguito un corso in Linguaggio e cultura dei CAV. Ha abbracciato la campagna "Libera di abortire" e collabora con diversi collettivi transfemministi. Fa attualmente parte di Gaynet Roma Giovani. È una survivor di violenza. Attualmente è content creator, moderatrice e contributor. Suoi obiettivi sono: continuare a svolgere formazione nelle scuole e diventare giornalista. 

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