La giornata della memoria per noi contemporanee e speriamo per tutti è un giorno importante, segno di un impegno che deve essere profuso 365 giorni l’anno. La lotta all’antisemitismo e a ogni forma di discriminazione è parte del DNA delle contemporanee.
Proprio per questo abbiamo deciso di parlare di una giornata simbolica come il 27 gennaio che ci riporta a quello stesso giorno del 1945 in cui le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Fu il giorno che più di ogni altro pose fine alla più grande atrocità che il mondo abbia mai conosciuto, l’Olocausto, la Shoah, ovvero la persecuzione e lo sterminio totale degli ebrei da parte del regime nazista, con la collaborazione in Italia dei fascisti. Sei milioni di morti e insieme a essi altre migliaia e migliaia di rom, afrodiscendenti europei, disabili, omosessuali, slavi, dissidenti che, per motivi razziali, politici o religiosi ebbero la stessa sorte, bersaglio di programmi analoghi di sterminio e pulizia etnica, o a forme di persecuzione terribili.
Ricordare la banalità del male, come diceva Hannah Arendt, é un modo per tenere alta l’attenzione. Parlare oggi in un modo contemporaneo di discriminazioni, luoghi comuni, stereotipi, afferenti alla comunità ebraica, è per noi un modo di far capire quanto non si possa abbassare la guardia, specie in momenti complessi a livello internazionale come quelli che viviamo, in un mondo in cui le relazioni e i rapporti umani tendono a sfilacciarsi, con social network che contribuiscono all’hate speech e a nascondersi dietro la tecnologia senza un senso di responsabilità profonda rispetto alle nostre azioni e opinioni quotidiane.
È stato per questo un piacere avere con noi Nathania Zevi, giornalista RAI, contemporanea, appartenente alla comunità ebraica di Roma, che da diverso tempo utilizza i social per raccontare meglio e in modo coinvolgente la religione ebraica e la Tōrāh.
È stato un vero piacere dialogare con lei in modo aperto e senza infingimenti su quanto sia complesso far vivere la memoria della Shoah oggi, nei passaggi da generazione a generazione, e passare in rassegna stereotipi e approssimazioni di un contemporaneo che non sempre é all’altezza dei problemi o delle opportunità che si presentano.
Una risposta
Dov’è l’intervista? Grazie