“Be maman chizi nagu!” “Alla mamma non dire niente!”
Si chiude così il messaggio inviato al padre da Mohammad Mehdi Karimi, impiccato il 7 gennaio all’alba insieme a un coetaneo gravato dalle stesse accuse.
“Papà, hanno proclamato le sentenze. La mia è pena di morte. Alla mamma non dire niente”.
Fino ad oggi in Iran i primi 4 giovani uomini sono giunti alla sentenziata esecuzione.
Circa 500 giovani sono stati uccisi durante le manifestazioni. Ameno 14.000 arrestati, di cui molti in attesa di giudizio.
Le condanne a morte già emesse per aver partecipato alle manifestazioni sono probabilmente comprese fra le 14 ufficiali e le 40 denunciate dagli attivisti, ma non possono che aumentare mano a mano che le sentenze dei processi in corso vengono emesse.
Se lasciamo che tutto faccia il suo corso, con pazienza, uno ad uno, saranno consegnati al cappio giovani d’intelletto, artisti, idealisti, sognatori.
Ma non si tratta solo di quei 14 o 40 o 100 altri corpi da sommare alle centinaia di martiri delle piazze.
Mohammad Mehdi, col suo messaggio, ci ricorda che il dolore del popolo iraniano non è limitato alle proteste di giovani donne che rivendicano pari diritti.
È il dolore dei loro fratelli, compagni, mariti, che scendono in piazza con loro e, per effetto ancora di una legge iniqua, per primi salgono al patibolo.
È il dolore delle madri che vedono i loro figli falciati come erba in una prematura primavera.
È il dolore che “ad ogni alba” toglie il respiro alle madri dei condannati, fino ad allora ignare o illuse o speranzose di un’improbabile grazia, come racconta il poeta e compositore Fiumanò Domenico Violi alla traccia 13 del suo meraviglioso concept album “9 Minuti 9” (DOGIMI Edizioni) scritto contro ogni forma di pena di morte.
La traccia “ad ogni alba”, impreziosita da un breve film animato “graffiato”fotogramma per fotogramma dall’artista Simone Massi, è godibile a questo link.