A cura di Chiara Fadda, Francesco Augurusa, Giuseppe Giannetto, Jessica Maddaloni, Simona Mulè
L’Agenda 2030, così come viene comunemente indicata la Risoluzione “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 25 settembre 2015, rappresenta l’insieme dei 17 ambiziosi obiettivi, noti come SDG, Sustainable Development Goals, che i 193 Paesi membri si sono impegnati a raggiungere insieme entro il 2030. Ispirati a cinque principi fondamentali, “le 5 P” di People, Planet, Prosperity, Peace, Partnership, mirano a promuovere uno sviluppo sostenibile, capace di garantire crescita economica accompagnata dal benessere delle persone e alla protezione dell’ambiente.
“Obiettivi comuni” che riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui. In questa prospettiva il diciassettesimo goal dell’agenda, il partenariato, rappresenta un traguardo essenziale perché solo attraverso un’azione congiunta di tutti i Paesi sarà possibile perseguire le finalità dell’Agenda 2030.
Inclusività, parità, sostenibilità: concetti interconnessi rispetto ai quali non sarà possibile intervenire se non in maniera organica al fine di garantire uno sviluppo sostenibile.
Quanto enunciato dall’ Agenda, è un percorso ormai ineludibile, eppure profeticamente delineato già nel 1970 da Papa Paolo VI che, nel discorso alla FAO, evidenziava l’“urgenza e necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità se questa vuole esser sicura della sua sopravvivenza”.
Ripreso e attualizzato nel 2015, qualche mese prima della sottoscrizione della Risoluzione, da Papa Francesco nell’enciclica “Laudato sì”: attingendo alla preziosa Dottrina Sociale della Chiesa, il Pontefice illustrava come la crisi ambientale sia fortemente connessa con la crisi sociale e come sia necessaria ora più che mai una “ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali” da contrapporre a una “Ecologia superficiale che consolida un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità”. Un documento, quello di Francesco, paradigmatico nel suo evidenziare come la salvaguardia del pianeta non possa prescindere dalla salvaguardia della dignità umana: “l’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti.
Chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti”. Questi stessi concetti li abbiamo racchiusi nel nostro Manifesto dell’Impresa Etica in cui abbiamo ribadito che quella dell’imprenditore è una vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, riaffermando i principi democratici del diritto ad un sano lavoro, delle pari opportunità in tutti gli ambiti lavorativi tra uomo e donna, la tutela delle lavoratrici madri, ricordando l’equa retribuzione per il lavoro svolto.
Il bene di tutti è dunque lo scopo ultimo dell’Agenda che, per la sua attuazione, richiede il coinvolgimento di tutte le componenti della società, senza rifugiarsi nella delega alle Istituzioni ma piuttosto restando fedeli a quel principio di sussidiarietà “che conferisce libertà per lo sviluppo delle capacità presenti a tutti i livelli, ma al tempo stesso esige più responsabilità verso il bene comune da parte di chi detiene più potere.”
Per promuovere un cambiamento sociale nel rispetto dei diritti di tutti, è però imprescindibile partire dall’educazione nella prima infanzia, proseguendo lungo tutto il periodo dello sviluppo. È il substrato stesso di quella sfida altrettanto cruciale legata alla sfida della parità di genere e di diritti, declinata nell’obiettivo 5 dell’Agenda 2030, “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”.
La parità di genere non può essere intesa quale mero diritto umano fondamentale, ma si pone quale condizione necessaria e imprescindibile per uno sviluppo sostenibile: ne è palese dimostrazione il richiamo alla condizione femminile all’interno degli altri obiettivi. Educare bambini e bambine al rispetto dell’altro sesso è la base più efficace per prevenire le diseguaglianze e le violenze.
Un ruolo che non può e non deve essere demandato solo alla scuola. I bambini imparano molto dall’osservazione del mondo che li circonda. Abituarli alla collaborazione e alla suddivisione dei compiti li porterà ad imparare il rispetto e la parità in maniera naturale, acquisendo consapevolezza sull’ “emancipazione”, condizione di autentica possibilità di decidere su di sé.
Questa passa da alcuni fondamentali cardini. In primis garantire a tutti una condizione effettiva di accesso all’istruzione. In secondo luogo, creare i presupposti per un’indipendenza economica garantendo una integrazione virtuosa tra la professione, le cure familiari e domestiche e la conciliazione dei bisogni genitoriali: aspetti cruciali che non possono gravare solo sulle donne. Una reale e paritaria inclusione femminile sortirebbe enormi vantaggi alla società sul piano demografico, sociale ed economico.
Per avviare ed alimentare un tangibile processo di cambiamento sarà innanzitutto necessario sradicare quei preconcetti che tendono ancora a ricondurre l’idea di donna quale figura marginale o oggetto funzionale al desiderio altrui, oppure mero custode del focolare domestico, e lasciare invece il passo ad un rispettoso, duraturo ed equo riconoscimento di una paritaria dignità, riconosciuta per ciò che effettivamente è, nonostante una lunga storia di soprusi e diritti negati.
Per concludere non vi saranno mai sufficienti agende di sviluppo, tuttavia, se non sarà una vera e propria nuova genesi culturale a trainare ogni orizzonte operativo delineato, una resilienza generativa e trasformativa, capace quindi di costruire il bene comune e creare una economia etica di valore. Fondamentale diventa la responsabilità civica e sociale di ciascuno perché se è vero che i piani di ripresa contribuiranno in modo sostanziale a ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere, tutte le azioni saranno correttamente realizzate se guidate da una governante capace, improntata sull’etica e sulla morale per una democrazia realmente condivisa, più efficiente e responsabile e una crescita duratura, inclusiva e sostenibile.