le opinioni

Prove di dialogo e un appello aperto a politica, associazioni, esperte ed esperti, media, aziende. Dal lavoro ai diritti civili, non si può arretrare, ma bisogna andare avanti su equità e diversity. Anche nell’era Trump

Dialogo e spunti di altissimo livello nella prima edizione del Diversity & Equity Coop Camp organizzato dalla Commissione Pari Opportunità di Legacoop Nazionale, in collaborazione con Le Contemporanee.

Appena conclusa la prima edizione del Diversity & Equity Coop Camp a Roma, evento di due giorni promosso dalla Commissione Pari Opportunità di Legacoop Nazionale e volto a sensibilizzare, discutere e dialogare sui temi della parità di genere, diversità e inclusione. Due giornate per mappare l’esistente, riflettere sugli strumenti a disposizione per raggiungere l’uguaglianza, mettersi in discussione, sia all’interno del mondo cooperativo e associativo, sia al di fuori di esso, in diretta connessione con politica, aziende, terzo settore, esperte ed esperti.

La prima giornata (14 novembre 2024), è stata partecipata e aperta al pubblico, con un live streaming ripreso da diversi siti di informazione e sul media civico de Le Contemporanee che ha copromosso il dialogo tra le diverse parti.
La seconda giornata (15 novembre 2024) si è concentrata sulle attività laboratoriali di co- progettazione con le componenti della Commissione Pari Opportunità di Legacoop grazie alla facilitazione di 4Form, perché la confederazione di cooperatori e cooperatrici riesca sempre più a incarnare il cambiamento che desidera vedere nel mondo.
La giornata aperta al pubblico ha visto più di trenta esperti, esperte ed espert* impegnati ad analizzare lo stato dell’arte, a partire dal contesto politico e geopolitico nazionale, europeo e internazionale. Inevitabile e molto utile partire dal “contrattacco” sui temi dei diritti civili e sociali che arriva dal voto delle presidenziali americane, come sottolineato dalla giornalista Maria Latella.

“Non ha vinto Trump, ha perso Kamala Harris, questa la lettura che va per la maggiore negli Usa.
Negli ultimi decenni nel mondo occidentale c’è stata una marcia di acquisizione di sicurezza da parte delle donne, con tante battaglie per il riconoscimento di ruolo e parità a vari livelli. Come sempre quando c’è un avanzamento c’è anche un attacco. Un aumento dei femminicidi. E a livello politico, molti elettori uomini, anche afroamericani e ispanici, hanno votato repubblicano. È la rivolta degli uomini contro l’eccessivo avanzamento delle donne? Speriamo di no.”

Riprendendo un saggio di Susan Faludi del ’92, di enorme attualità culturale e politica:
Contrattacco, la guerra contro le donne” Latella ha ricordato “Non ci vuole niente a tornare a una situazione del genere, basta la comunicazione e l’autoconvincimento di molte.”
Uno dei punti di forza di Kamala Harris era la difesa dell’aborto, come hanno ripreso alcuni interventi delle partecipanti. Maria Latella e Lia Quartapelle, deputata PD, ha ricordato quanto si pensasse che questa battaglia potesse portare anche le donne repubblicane a votare Harris, ma così non è stato.

Lia Quartapelle ha ricordato come l’Italia sia uno dei pochi paesi al mondo guidati da una donna eppure sul lavoro, sui servizi, sulla capacità di includere siamo ancora terribilmente indietro.


“Il nostro Paese ha rotto in qualche modo il tetto di cristallo e questo è positivo, indipendentemente dal fatto che io e Giorgia Meloni la pensiamo in modo opposto. Ma c’è anche una grande contraddizione soprattutto sui temi di cui discutiamo, equità e diversità. Nonostante la presenza di una presidente donna, l’Italia rimane negli ultimi posti delle classifiche europee per occupazione femminile e servizi connessi alla cura, anche se l’occupazione femminile è leggermente aumentata negli ultimi anni, ma con una bassa qualità in termini di stipendi e di tipologia di lavoro. Il nostro Paese rimane anche in fondo rispetto agli obiettivi di Lisbona – ad
esempio sul tema asili nidi. Questo è un governo più attento alle fatiche delle mamme che lavorano, con l’allungamento dei congedi parentali ad esempio, ma non si può pensare – se si vuole cambiare questa situazione – solo ad interventi che vadano ad alleviare la situazione, sono necessari interventi strutturali. Il Governo con il bonus bebè può alleviare le famiglie, ma non è un intervento strutturale, perché non cambia il tasso di natalità: bisogna partire dai congedi paternità.”


L’esperta di politiche pubbliche e di genere Giovanna Badalassi ha ricordato come “La combinazione tra i problemi contemporanei, situazione mondiale e pandemia, hanno portato alla paura del futuro e al ritorno alla figura del padre – un meccanismo psicologico – in cui cerchiamo una persona che ci garantisca uno schema che ci dia sicurezza e protezione. Continuare a ragionare in termini individuali impoverisce la nostra democrazia. Dobbiamo ritrovare una dimensione collettiva che sappia portare avanti valori diversi, legati al benessere.”
C’è stato modo di riflettere sugli strumenti concreti che esistono e che applichiamo poco, male o che devono ampliare ancora più la propria influenza.


Rossana Dettori della Commissione pari opportunità del CNEL ha ricordato l’impegno del suo ente per una proposta di modifica al congedo parentale, con l’obiettivo di allargare la possibilità di utilizzo dei congedi parentali e provare a renderli obbligatori per i padri.
“Il congedo parentale deve essere riconosciuto pienamente anche dal punto di vista contributivo, al 100%, per consentire l’aumento dei congedi. Questo può incentivare gli uomini a prendere i congedi – per liberare il tempo delle donne dedicato al lavoro. Parola chiave: Condivisione di tempi di vita e lavoro (e non “conciliazione”)”.

Importante nell’economia reale del Paese rilanciare sempre più il tema del cosiddetto bollino rosa, la certificazione di genere. Ne ha parlato Tiziana Pompei di Unioncamere. “Un concetto introdotto e valorizzato nel Pnrr a livello europeo, l’impresa si può misurare e può migliorarsi: è un percorso culturale e di assorbimento di valori. Le imprese hanno dato una risposta interessante: da quando è uscita la pdr 125 si sono certificate 5000 imprese. C’è una sensibilità delle imprese sui territori. Lacertificazione non è solo un adempimento (con sgravi contributivi, e la possibilità di partecipare a bandi codice appalti), ma consente di avere vantaggi reputazionali e accrescere la competitività. Per portare il tema della parità bisogna partire dalle imprese, per trasformare i lavoratori in bravi cittadini.”


Un passaggio importante anche su una battaglia comune a molte organizzazioni presenti alla giornata di discussione e che vede ingaggiata anche Legacoop: quella per una unica definizione a livello europeo di impresa femminile. Ne parla Vincenza Frasca, Vice Presidente di Confimi Industria e Presidente del gruppo donne della confederazione di oltre 45 mila PMI italiane.

“Cos’è impresa femminile? Non esiste una definizione univoca europea, questo comporta disparità di accesso alle risorse ad esempio. Il manifesto Start WE Up, promosso dal gruppo donne di Confimi Industria con Le Contemporanee e che ha trovato moltissime adesioni importanti, è un documento strategico che vuole sostenere e promuovere imprenditoria femminile in Europa e per rispondere al gender gap, con formazione, accesso a risorse e networking. Progetto tutto italiano, che parte dal nostro Paese per arrivare in Europa. Il tassello vincente è stato il fare rete. Non esistendo ora una definizione univoca di impresa femminile, anche le statistiche rilevate ad ora non possono essere veritiere.”

Grande focus sui diritti LGBTQIA+, a partire da utilissimi dati portati da Istat e da UNAR, che hanno raccontato quale sia la situazione delle persone appartenenti a questa comunità nel mondo del lavoro e nella società.
La fotografia restituita da UNAR e Istat con una ricerca finalizzata ad acquisire dati su comunità lgbtq+ in ambito lavorativo (dati fino ad oggi inesistenti), ci consente di capire quali policies e azioni possono essere implementate per coprire i gap.

Agnese Canevari, dirigente UNAR ci ricorda che “la discriminazione esiste nel mondo del lavoro, nelle imprese c’è ancora molto da fare. Le imprese sono più preparate su parità uomo – donna piuttosto che sui temi della disabilità. Solo 5,1% imprese (dai 50 dipendenti in su) ha adottato politiche di inclusione rispetto a lgbtq+. Il dato aumenta al 14,6% per imprese con almeno 500 dipendenti. La differenza percentuale varia anche a livello territoriale. Questo ha una ricaduta non solo in termini di benessere e inclusione dell’individuo, ma anche in termini di produttività, attaccamento all’azienda e valorizzazione dei talenti che si riverbera su tutta la società. La reciprocità è un concetto fondamentale per la diversity.”


Le ricercatrici Istat Valeria De Martino ed Eugenia De Rosa ricordano:
“La ricerca verso le persone lgbtq è stata effettuata con questionario ampio e complesso con dati socio-anagrafici, background, indicatori standard e domande per riscostruire il percorso con le discriminazioni nelle fasi scolastiche e a lavoro, con relazioni sociali e micro aggressioni. Emerge un elevato livello istruzione e partecipazione al mercato del lavoro dei partecipanti. Diffuse le discriminazioni a scuola e università. Le azioni per favorire l’inclusione nel mondo del lavoro sono formazione e sensibilizzazione.” Significativo un dato su tanti emersi : “il 26% del campione dichiara di aver subito problemi in uno dei 3 ambiti: carriera, riconoscimento e apprezzamento, reddito.”


Impossibile oggi, per trovare soluzioni legislative e nuovi strumenti, prescindere da dati che poco a poco iniziamo ad avere e la cui raccolta va incrementata. Tutte le convenute e i partecipanti al CoopCamp hanno ribadito l’importanza di dati e analisi e una riflessione su come riformare gli attuali organismi di parità in Italia, a partire dalle direttive e dalle indicazioni europee.

Importanti le testimonianze di Natascia Maesi, prima presidente donna di Arcigay, con riferimento alla situazione politica e nel mondo del lavoro per le persone lgbtqai+.

“ L’Italia si trova al 34 posto nella rainbow map, sorpassata dall’Ungheria, dove non viene misurata la discriminazione, ma il livello di tutele. In questo quadro di indifferenza di chi compie atti discriminanti contro la comunità lgbtq in tutti gli ambiti, aumenta la percezione di un clima ostile.
Il coming out non può essere un atto che può permettersi solo chi sa che non subirà conseguenze. “
E aggiunge: “soprattutto per le persone trans e non binarie esistono forme di sbarramento – difficoltà di accesso al lavoro. C’è bisogno di maggior presenza di persone lgbtq per costruire ambienti safe. Non basta adeguare le strutture (come i bagni gender neutral), ma bisogna creare momenti di riflessione condivisi.”


Aggiunge su questo tema una riflessione anche il giornalista RAI Alessandro Baracchini, il primo ad aver fatto pubblicamente via tv il proprio coming out “Quando si parla di diritti non ci deve essere faziosità. Nel luogo di lavoro e nella comunicazione, oggi è tutto polarizzato ed estremizzato e sembra che parlare di questi temi significhi schierarsi. Nella comunicazione quando si parla di questi temi ci sono sempre fazioni opposte, in una sorta di arena.”


Alessia Crocini, Presidente di Famiglie Arcobaleno riporta anche alla dimensione del diritto ad esistere delle nuove famiglie e ricorda nuovamente l’assenza di dati su questa importante realtà, proprio perché non ci sono tutele legislative.
“In Italia le famiglie arcobaleno non esistono, perché non esiste una legge apposita. La genitorialità per la coppia gay non è riconosciuta. Per lo Stato solo la donna che partorisce è riconosciuta come madre. Che impatto ha questo sul lavoro? Che una madre ad esempio (non quella che ha partorito) non vede riconosciute tutele, diritti e permessi di lavoro, nonostante la cura e il supporto economico del figlio. Esistono dei welfare aziendali privati lungimiranti – in cui non si parla di famiglia ma di relevant. Ma non può ovviamente bastare.”


I diritti civili, i diritti umani, la parità di genere, non sono patrimonio di una parte politica o di una
parte delle persone. Tuttavia oggi la polarizzazione rende essenziale il ruolo delle associazioni, degli esperti e delle esperte, del mondo cooperativo per agevolare il dialogo tra tutte le parti, superando gli steccati, trovando strumenti comuni e ricostruendo una strada sicura e con un orizzonte ampio per tutte, tutti e tutt*.

Annalisa Casino Presidente della Commissione Pari opportunità di Legacoop che ha organizzato la giornata di riflessione insieme a tutti i membri del consiglio, ricorda quanto importante sia la strada intrapresa “Questo evento vuole fare nascere nuove sinergie su tutela e promozione della parità, creando interconnessioni tra cooperative, istituzioni, associazioni, con una traiettoria precisa a favore della diversity e dell’inclusion. Legacoop è già è un laboratorio permanente sulle buone pratiche e ha molto da dire sul fronte servizi e welfare. Tutti con le nostre diversità valiamo, tutti abbiamo diritti.”


Valeria Manieri, co fondatrice del primo mediacivico in Italia dedicato alla lotta contro le discriminazioni di genere e multiple, Le Contemporanee, ricorda “proprio perché il periodo è di difficile lettura e il vento che soffia sembra andare in direzione ostinata e contraria, occorre fare squadra, creare ponti e occasioni di dialogo e di sintesi da suggerire al mondo istituzionale. Una riflessione importante sugli organismi di parità nel nostro Paese e in Europa è necessaria. I governi, di ogni colore politico vanno e vengono, serve qualcosa di stabile e indipendente dal potere politico per colmare i gap e garantire un percorso non accidentato per i diritti”.


Forte l’impegno anche da parte del Presidente di Legacoop nazionale, Simone Gamberini: “La direzione di Legacoop è dettata da una riflessione profonda sul modello di società che vogliamo costruire nel paese, con valori di equità, diversità, inclusività e tutela dei diritti. Legacoop non vuole essere solo un soggetto economico e un’impresa, ma vuole essere anche strumento con funzione sociale per una società più coesa e con maggiore giustizia sociale. Inclusione rispetto e giustizia sociale sono messi in discussione non solo in America, ma anche in Europa e in Italia, dove c’è un clima di crescente intolleranza. Il mondo cooperativo ha una grande responsabilità, può essere una risposta concreta a chi vuole costruire barriere, è un baluardo di democrazia economica, uguaglianza e solidarietà.”

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