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Il delitto di Garlasco non è un giallo da spiaggia. La morbosità che dimentica le vittime

Nel 2007, Alberto Stasi veniva condannato in via definitiva a sedici anni di carcere, per l’omicidio di Chiara Poggi, alla quale (all’epoca del dramma) era legato da una relazione sentimentale. Ma nuove analisi hanno condotto, nelle scorse settimane, ad una svolta inaspettata: sotto le unghie della vittima sarebbero infatti emerse, secondo gli inquirenti, tracce di DNA appartenenti ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e mai formalmente  indagato.

Parallelamente, un “super testimone” sarebbe uscito allo scoperto: Gianni Bruscagin avrebbe infatti scelto di uscire dall’anonimato, comparendo nella trasmissione televisiva “Le Iene”.
Qui, Bruscagin avrebbe svelato di aver avvistato, il giorno del delitto, Stefania Cappa (una delle due gemelle cugine di Chiara), che avrebbe cercato, visibilmente alterata, di entrare nell’abitazione della nonna, con un borsone di grosse dimensioni in mano.

Tra nuove piste – supposte, o presumibilmente fondate – e pesanti critiche all’operato della magistratura, da parte del ministro Carlo Nordio, il “giallo”, oramai, è servito.

Social, tramissioni televisive e talk-show sono tornati prontamente a cavalcare l’onda di un delitto ancora troppo fumoso: dal ritorno del plastico della villetta di Garlasco a “Porta a Porta”, sino alla gogna mediatica, notizie vere e finte si mescolano, in un corto-circuito di opinioni tutt’altro che funzionale alle indagini, nonchè alla famiglia di Chiara.


“La differenza, rispetto al 2007, è ovvia: ora, notizie vere e false viaggiano senza verifica”
Ha commentato infatti Stefano Nazzi, autore del podcast “Indagini”.

“Siamo bombardati dalle opinioni di chiunque. E’ come se fosse inevitabile che ormai i processi si allarghino, non iniziando più col dibattimento nell’aula del tribunale, ma ancora prima, sui media, sui social, con una pressione che in questo momento è enorme su tutte le parti coinvolte:”

Ancora una volta, il delitto di Chiara Poggi, con il favore delle telecamere, ha attirato una sequela di speculazioni ardite. Dall’esecuzione materiale di due due donne (forse, le gemelle Cappa?),  sino alla teoria secondo cui Chiara avrebbe scoperto informazioni compromettenti su un giro di abusi sessuali legato al santuario locale, Madonna della Bozzola. Un’ipotesi avvalorata da una chiavetta USB individuata dagli inquirenti, ove Chiara avrebbe raccolto, in un lungo articolo, informazioni legate ad atti di pedofilia.

Don Gregorio Vitali, rettore del santuario, fu in effetti vittima di un’ estorsione, a seguito della quale fu interdetto dall’officiare nuove celebrazioni liturgiche : nel 2012, una coppia di ricattatori ottenne da lui oltre 150mila euro, dietro minaccia di diffondere video hard.

Oggi, sono quindi le congetture sul presunto assassinio da parte di un sicario, inviato per mettere Chiara a tacere, a riprendere vigore, accanto a quelle relative al coinvolgimento di Andrea Sempio, avvalorate da una serie di suicidi che avrebbero avuto per protagonisti, negli anni successivi al delitto di Garlasco, tre amici intimi dell’indagato.

Tra curiosità morbosa e narrazioni alternative, il delitto di Garlasco rischia tuttavia di essere strumentalizzato anche per delegittimare l’operato della magistratura, oggi già fortemente sotto attacco.


“Il processo – ha infatti ribadito il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a Il Corriere va rifatto per due ragioni. La prima è che non puoi mettere “il vino nuovo nella botte vecchia”. Se ci sono nuove prove contro, bisogna riesaminarle in contraddittorio con la difesa, accanto a quelle a favore. Insomma, bisogna ritornare daccapo. E l’altra, è ancora più importante. Con il sistema attuale, sottrai all’imputato il diritto a un doppio giudizio di merito. Se il tribunale assolve e la corte condanna, puoi solo ricorrere alla Cassazione per motivi di legittimità. E il secondo giudizio di merito, colpevolezza o meno, va a farsi benedire”. 

Necessaria dunque, secondo il Ministro Nordio, una riforma della giustizia.

“La riforma costituzionale” Ha concluso infatti Nordio “proprio perché intende attuare il processo accusatorio anglosassone, è prodromica ad un codice di procedura penale dove sarà rivisto anche il sistema delle impugnazioni. La stiamo già studiando.”

Ciò che è evidente, è che – oltre a palesare la fragilità del sistema giudiziario – il caso Garlasco ha riacceso la morbosa curiosità collettiva. Ha fatto appello ai vuoti nella nostra immaginazione, offrendo impulso alla creazione di narrazioni alternative, basate su prove non verificate. La speculazione senza freni -impossibilitata, al momento, a placarsi – seguita a distruggere la vita di coloro su cui si abbatte, riaprendo vecchie ferite e minacciando pericolosamente di sgretolare la verità.  Cosa rimane, oggi, del compianto per la giovane vita di Chiara? 

Mentre le contraddizioni si moltiplicano, ed i presunti colpevoli vengono trasformati in celebrità, varrà la pena di ricordare che il delitto di Garlasco, comunque vada, non è un giallo “da spiaggia”. Ma uno dei tanti – ancora oscuri, e drammatici- fatti di violenza che lastricano le cronache del nostro Paese. 

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