Il 4 novembre si vota a New York e Mamdani, l’uomo del momento. Già perché il nuovo leader politico in ascesa tra i dem, punta a rivoltare New York City come un pedalino, presentandosi come una specie di Robin Hood a Manhattan.
Partiamo dall’ identikit del candidato Sindaco, che racconta molto anche del suo percorso umano e politico.
Zohran Kwame Mamdani è un politico ugandese naturalizzato statunitense di origini indiane, nato a Kampala nel 1991, di religione musulmana. È un membro del Partito Democratico ed é attualmente membro dell’Assemblea dello Stato di New York per il 36° distretto. Mamdani si definisce un socialista democratico, è sostenuto dai Democratic Socialists of America (DSA) e ha l’ appoggio di personalità di spicco della sinistra americana. Tanto per citarne due piuttosto famose, i progressisti Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez lo portano sul palmo di una mano. Ha vinto le primarie del Partito Democratico per la carica di sindaco di New York: ha superato di gran carriera l’ex governatore Andrew Cuomo (cosa niente affatto facile né scontata) diventando cosí il candidato ufficiale dem per le elezioni a sindaco di New York.
Se eletto, Mamdani diventerebbe il primo sindaco musulmano e di origine sud-asiatica di New York City.
E questa sarebbe già di per sé una notizia.
E ha serie chance di farcela, visto che i sondaggi lo danno come favorito rispetto ai suoi competitors, ancora una volta Cuomo, che si presenta come indipendente e Sliwa, per i Repubblicani.
Non è poi ormai un mistero che tra i punti di forza della sua figura e della sua campagna politica ci siano un uso sapiente e disinvolto dei social media e temi elettorali tagliati su misura sulla sua personalità e sul suo vissuto, come la lotta alle disuguaglianze.
Con azioni simboliche, come un bagno nell’ oceano gelido, Mamdani promette letteralmente il ” congelamento” del costo degli affitti per un milione di immobili a canone concordato, simbolo di un programma elettorale che si concentra sull’accessibilità economica e sulla redistribuzione della ricchezza.
Non sarebbero promesse particolarmente originali o sorprendenti per un Sindaco, se non fosse che la città a cui si candida come Major è la scintillante New York.
La Grande Mela ormai è divenuta simbolo dell’ascesa sociale per pochi e del carrierismo, di un costo della vita rampante, di servizi e beni non alla portata perfino di turisti di media fascia.
L’ inflazione alle stelle degli ultimi tre anni ha posizionato la città simbolo degli Usa nell’ Olimpo dei luoghi più difficili in cui vivere se non sei molto più che benestante.
E così New York, acculturata ma colonizzata da miliardari e da tempo immemore dall’ attuale Presidente americano Trump, viene schiaffeggiata da Mamdani, con proposte chiaramente contro l’establishment, repubblicano e democratico tradizionale.
Nel suo slogan c’è un ritorno ai cittadini newyorkesi e alla vera essenza del melting pot culturale, sociale ed economico: “per una città che ti puoi permettere”.
Andando ai punti più specifici del suo programma possiamo elencare – oltre al blocco degli affitti – anche un piano di edilizia abitativa, che prevede la costruzione di 200.000 nuove unità abitative a prezzi accessibili (affordable housing).
Il candidato rampante propone una tassazione sui ricchi, grande platea newyorkese, con un aumento delle tasse sui redditi più alti (coloro che guadagnano sopra $1 milione) e sulle aziende.
Mamdani ha proposto anche la creazione di supermercati comunali, di proprietà della città, uno per ogni distretto, per comprare e vendere a prezzi all’ingrosso le merci e abbassare i prezzi dei generi alimentari. Una proposta forte è anche quella sui trasporti pubblici, con autobus della città gratuiti.
Indubbiamente di sinistra è anche la volontà di intervenire sul salario minimo, con un aumento della soglia minima di retribuzione oraria a $30 entro il 2030.
Attenzione anche per l’infanzia con una assistenza universale e più capillare e per il tema istruzione, con l’assunzione di 1.000 nuovi insegnanti all’anno e la critica al “controllo sindacale” (mayoral control) sulle scuole. Un tema senza dubbio sensibile a New York è quello della pubblica Sicurezza e della giustizia. Mamdani ha infatti sostenuto la riforma della polizia ( senza – pare- togliere finanziamento alle forze dell’ordine) ma con un maggior investimento nei servizi sociali e nelle comunità.
Tra le critiche frequenti che gli vengono mosse e non a torto, c’ è la sostenibilità economica di questi interventi redistributivi, che avrebbero un impatto enorme sulle casse cittadine e federali.
Tuttavia è evidente che New York da qualche tempo sia diventata una città fortezza per pochi.
Una NYC simbolo di riscatto sociale e libertà, un luogo in cui tutto un tempo era possibile, patria del self made man e della self made woman, non esiste quasi più. C’è dunque bisogno di una scossa.
E per quanto estrema, forse questa spinta al cambiamento può arrivare proprio dalla candidatura e da una eventuale vittoria del democratico anti establishment Mamdani.
Comunque vada sentiremo ancora parlare di lui. Intanto vi suggeriamo la lettura di un bel libro da poco uscito, una monografia su Mamdani curata dalla bravissima Luciana Grosso, giornalista di Chora Media e il Foglio, dal titolo: “Mamdani. Un outsider a New York”, pubblicato da Castelvecchi (Collana Obiezioni), che racconta nel dettaglio la vittoria sorprendente alle primarie democratiche di Mamdani e la sua figura emergente nella nuova sinistra socialista americana.
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