a cura di Valeria Manieri e Sarah De Pietro
Si riflette ancora troppo poco sul fatto che social media, media tradizionali, politica, società civile, vivano realtà parallele che sussurrano o urlano, ma non parlano tra loro.
Bolle social nelle quali ci si immerge e in cui si trovano a discutere quelli che la pensano allo stesso modo o quelli che la pensano in modo così opposto che la bolla infine scoppia e diventa un circo.
Difficilmente mondi diversi informano target e persone differenti da quelle previste. Dunque si parla a già informati o a già convertiti a questa o quella causa.
Le nostre giornate sono scandite da varie forme di intelligenze artificiali che intervengono nella scelta di ciò che attira la nostra attenzione: è così nella scelta del film che la sera vediamo in pigiama sul nostro divano, quando la mattina cerchiamo le notizie del giorno su un qualsiasi portale, o quando ci affidiamo alle google news per conoscere l’agenda setting e i trend più in voga; è ancora così nella pubblicità che giunge inaspettata e opportuna per i nostri desiderata o nelle pagine suggerite su Facebook o Instagram. Insomma, è così che l’algoritmo, che certo serve e non disprezziamo affatto, ci porta a vivere. Dove ci conduce non è certo un mondo di sorprese e stupori. Viviamo in un mondo di continue conferme.
Questi paradigmi ormai valgono per tutti gli ambiti citati di una società liquida “tutta da bere” dai big tech, ma vale anche per l’impegno civico, per la promozione di battaglie e campagne, per il confronto tra soggetti singoli e organizzati.
Come sappiamo esistono piattaforme in cui si formula una petizione su qualsiasi tema. Si affronta una problematica che ci sta a cuore per svariati motivi, si scrive un testo accattivante, lo si manda in giro in grandi indirizzari preconfezionati e targettizzati, si facilita l’adesione et voilà , ecco servito l’impegno civile 4.0. E’ anche possibile fare un click o una donazione per una causa che ci sta a cuore.
Infine esiste il diritto di voto costituzionalmente garantito per le grandi scelte, almeno nelle societa’ occidentali.
Cosa è che manca davvero allora?
Mancano luoghi sul web di elaborazione di proposte partecipate e di qualità, sistemi aperti.
Le donne, sempre poco incasellabili e tendenzialmente portate alla riflessione, in questi ultimi anni non sono riuscite troppo a rifuggire il sistema delle bolle e di un dialogo o di una elaborazione più ampia.
Esistono bolle femministe o femminili, bolle attente ai diritti lgbtqi+, bolle fluide, bolle antiabortiste, bolle terzomondiste, bolle liberali, bolle imprenditoriali, bolle di sinistra, ma sempre di bolle di cui sopra trattasi.
Insomma, piaccia o non, neppure i femminismi, i loro dintorni o le loro antitesi, sfuggono a questo gioco.
“Mancano luoghi sul web di elaborazione di proposte partecipate e di qualità, sistemi aperti.”
Dopo anni di politica, molti anni di informazione, diverse esperienze di attivismo femminile e femminista, una cosa l’abbiamo imparata, non con troppa soddisfazione. Le nostre convinzioni, anche quando superficiali o barcollanti, sono difficilmente scalfibili. Anzi, nel sistema delle bolle si rafforzano.
Direte, bella scoperta, ci arrivate ora.
Quale è dunque l’urgenza di dare vita insieme a tante persone diverse a un media civico dedicato a temi così articolati?
Potremmo rispondere che questo è un momento che richiede apertura e curiosità. Perché ?
Banalmente per non impazzire al chiuso delle nostre case, delle nostre mascherine, dei lockdown che vanno e vengono, delle restrizioni che probabilmente ci accompagneranno ancora per un po’, ma soprattutto perché nell’ultimo anno e mezzo il mondo è completamente diverso da quello che ci eravamo immaginati e che abbiamo conosciuto fino ad ora.
É un periodo di cambiamenti epocali, in ogni aspetto del vivere quotidiano. Dalla salute, al vivere comune, dal lavoro al tempo libero, dalle tecnologie all’ambiente, dalla politica nazionale a quella internazionale, si fanno i conti con nuovi e vecchi diritti da preservare o conquistare in ogni ambito. Nulla è scontato o garantito.
È quindi indispensabile provare almeno ogni tanto a cambiare menù e nutrirsi di informazioni, esempi, tematiche e storie diverse. Approfondire e ascoltare altri e altre da noi. Teniamoci pronti\e a cambiare idea.
Ed è questo che vuole essere Le Contemporanee, il primo media civico in Italia dedicato alle questioni di genere e alla lotta contro ogni discriminazione.
Abbiamo scelto consapevolmente di inserirci in una terra di mezzo: non siamo una testata giornalistica, non siamo nemmeno esattamente una associazione e neppure una impresa.
Siamo un po’ tutte queste cose e nessuna nella propria interezza. Quel che sarà davvero lo decideremo insieme.
Forse un media civico è un ponte. Un ponte tra mondi diversi e bolle differenti. É un luogo raggiungibile da chiunque e aperto.
É un archivio consultabile e ampio della contemporaneità femminile, femminista e non. É un acceleratore di iniziativa pubblica e di campagne importanti da creare insieme.
É un luogo che deve riempirsi di contenuti e di senso, di stare insieme, di discussioni, senza intasare le mille chat di Whatsapp o rispondere compulsivamente ai commenti social. Questo luogo è un posto accogliente per tutte, per tutti, che aggrega e ordina i pensieri e accelera le iniziative, con pluralismo, rispetto e determinazione.
2 Responses
Analisi condivisibile. Vale in tutto e anche per voi ( e anche noi, benché’ uomini) femministe. Troppo divise e un po’ isolate. Bene discuterne on line in un luogo del genere. Vi ho seguito nella diretta streaming su Radio Radicale. Complimenti.
Vero. Viviamo in bolle. Mina cantava le mille bolle blu. O anche le mille balle blu. Speriamo di uscirne o almeno di essere piu’ consapevoli. grazie