Ora, anche la madre intenzionale avrà diritto al congedo parentale per accudire il proprio figlio

Una novità significativa sul fronte dei diritti familiari arriva dall’INPS: anche la madre intenzionale, ovvero la madre non biologica in una coppia omogenitoriale, avrà diritto al congedo parentale. Un passo importante verso il riconoscimento delle nuove realtà familiari, che finora erano rimaste ai margini della normativa nazionale.

La decisione dell’INPS si inserisce in un contesto giuridico in evoluzione, influenzato da numerose sentenze della Corte Costituzionale e delle Corti d’Appello, che negli ultimi anni hanno spinto per una maggiore tutela delle famiglie arcobaleno. La figura della madre intenzionale – colei che, pur non avendo partorito, partecipa sin dall’inizio al progetto genitoriale – è stata riconosciuta come parte integrante del nucleo familiare anche dal punto di vista previdenziale.

Secondo quanto chiarito in una recente circolare dell’Istituto, la madre intenzionale potrà usufruire del congedo parentale, una misura fondamentale per la cura e l’accudimento del bambino nei primi anni di vita. La concessione del congedo sarà possibile nei casi in cui vi sia un riconoscimento giuridico del legame genitoriale, attraverso provvedimenti giudiziari o l’iscrizione nei registri anagrafici come genitore del minore.

“Non si tratta solo di una conquista per le coppie omogenitoriali – ha commentato l’avvocata Laura Cavallo, esperta in diritto di famiglia – ma di una misura che mette al centro il benessere del bambino, garantendogli il diritto a ricevere cura e assistenza da entrambi i genitori, a prescindere dal loro sesso o dal legame biologico”.

Il riconoscimento del congedo alla madre intenzionale rappresenta anche una risposta concreta a una realtà sociale già esistente: secondo le ultime stime, in Italia vivono oltre 15.000 bambini con due mamme o due papà, spesso privi di tutele formali.

Qualche mese fa, con la sentenza n. 68 depositata il 22 maggio 2025, la Corte aveva già stabilito che è incostituzionale impedire alla madre intenzionale di riconoscere il figlio sin dalla nascita, se concepito tramite Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) effettuata all’estero. In tale occasione, la Corte aveva infatti affermato che impedire tale riconoscimento viola diversi articoli costituzionali — tra cui il 2, 3 e 30 — in quanto nega consecuzione giuridica allo status filiale e danneggia il diritto all’identità personale del minore.

Nonostante il passo avanti dell’INPS, resta il nodo della mancanza di una legge organica sul riconoscimento delle famiglie omogenitoriali. Attualmente, la genitorialità di coppie dello stesso sesso non è ancora regolata da una normativa univoca, e molte decisioni vengono prese caso per caso, spesso con lunghe e costose battaglie legali.

Organizzazioni come Famiglie Arcobaleno chiedono da anni una riforma che riconosca pienamente i diritti dei genitori intenzionali, eliminando discriminazioni e incertezze.

Il riconoscimento del congedo alla madre intenzionale costituisce, in questo senso, una piccola grande vittoria nel cammino verso l’uguaglianza dei diritti per le famiglie omogenitoriali e la protezione dell’infanzia, in tutte le sue forme. Ma la strada da percorrere rimane, viceversa, ancora lunga.

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