Nell’epoca delle grandi catene e dell’abbigliamento online a prezzi stracciati c’è una realtà che si sta facendo strada tra le nuove generazioni: la moda sostenibile.
I motivi sono principalmente etici: un mondo più pulito e no allo sfruttamento delle lavoratrici nei paesi con costo basso della manodopera.
Presentata come “processo di democratizzazione della moda”, negli ultimi anni la fast-fashion ci ha mostrato il lato più crudo delle grandi catene internazionali: dietro a una maglietta a 5 euro ci sono lavoratrici sfruttate per pochi dollari, persone che lavorano senza le misure di sicurezza minime e fiumi inquinati. Recenti inchieste ci hanno rivelato che lo sfruttamento della manodopera a basso costo non interessa solo i marchi più popolari, bensì anche grandi nomi della moda italiana e mondiale.
Ma non è solo una questione di diritti: la Fast Fashion e’ anche un serio problema ambientale.
Si stima che il settore della moda inquini ogni anno il 20% delle acque industriali con il trattamento e la tintura dei tessuti. L’utilizzo di formaldeide e agenti cancerogeni nei tessuti rende la Fast Fashion il secondo settore più inquinante dopo quello petrolifero.
Pakistan, India, Vietnam, Indonesia, Tunisia, Marocco o Cina sono solo alcuni dei paesi dove queste grandi catene producono, subappaltando ad aziende locali.
I dati sono allarmanti e per questo le nuove generazioni, più attente ai diritti e all’ambiente rispetto alle precedenti, stanno correndo ai ripari. L’attenzione al brand dei pantaloni è diventata molto importante.
Ma come capire se quella marca è Sostenibile? Nell’era del digitale spopolano le applicazioni e i siti che ci permettono di capire e analizzare la provenienza e le modalità con cui è stato realizzato il capo d’abbigliamento. L’App Fairfashion resta tra le mie preferite: intuitiva e rapida con un semplice indice di colori ti permette di capire la sostenibilità del brand.
Oltre ai marchi sostenibili, sta spopolando il Vintage. Non più solo mercatini o piccoli negozi locali: tantissime sono le app e le piattaforme online dove acquistare second-hand.
La rivoluzione sostenibile nella moda è già iniziata. Riusciranno i grandi marchi e le catene della Fast Fashion ad adeguarsi o verranno inghiottiti dalla moda più consapevole delle nuove generazioni?
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