Si susseguono in questi giorni le proteste in Afghanistan contro l’ennesimo editto che distrugge i diritti e la vita delle donne.
Dopo il divieto di frequentare le scuole superiori, di viaggiare senza accompagnatore e di praticare numerose professioni il 7 Maggio scorso il capo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, ha imposto alle donne l’obbligo di indossare il burqa.
Il decreto, approvato dal ministero per la Prevenzione del vizio e la promozione della virtù, prevede pene fino al carcere, riportando il paese indietro di più di vent’anni.
L’editto, che tocca anche i familiari maschi fino al rischio di reclusione, ha suscitato numerose proteste: al momento sono numerose le donne che manifestano in strada e la minoranza quelle che rispettano l’ordinanza.
«Vogliamo vivere come esseri viventi, non come prigioniere in un angolo della casa, non vogliamo essere tenute chiuse mentre i nostri mariti vanno a mendicare il cibo» ha detto Saira Sama Alimyar.
Questi giorni dimostrano la forte ribellione al regime talebano, il coraggio di donne uomini che non possiamo lasciare soli.
Le Contemporanee da diversi mesi seguono il tema Afghanistan, a cui hanno dedicato lo scorso 25 Novembre una giornata al Ministero degli esteri. Continueremo a vigilare e a capire in che modo essere utili anche per le persone che sono arrivate qui nelle scorse settimane, e che probabilmente continueranno ad arrivare, in stretto contatto con la Farnesina e con il Ministero degli interni, con il quale abbiamo sottoscritto un protocollo insieme altre associazioni come Rete per la Parità.
Avanti donne e uomini liberi d’Afghanistan. Siamo con voi
Foto da TheNewArab – Afghan women protested against the Taliban’s decree to cover their faces [Getty]