Quel diritto di (R) ESISTERE: il regime talebano chiude i saloni di bellezza

Afghanistan, oggi; ancora una volta, il pugno duro del Ministero della Prevenzione del Vizio e della Promozione delle Virtù si scaglia contro le donne. Dal due agosto (come confermato dal portavoce Mohammad Sidik Akif Mahajar), a chiudere i battenti dovranno essere parrucchieri e saloni di  bellezza; tra le poche attività ancora gestite da donne, minando così ulteriormente l’indipendenza delle afghane. 

Il nuovo editto emanato dal regime talebano si affianca ad un ben nutrito elenco di precedenti altri che, uno dopo l’altro, hanno messo in atto una sistematica persecuzione di genere.  

Dopo il ritorno al potere dei talebani, nell’agosto del 2021, l’Afghanistan è stato infatti travolto da una feroce repressione dei diritti e delle libertà femminili: allo stato attuale, alle donne afghane risulta proibito frequentare parchi, università e palestre e, più in generale, spostarsi se non accompagnate.

Le vetrine di parrucchieri e centri estetici, ormai destinati alla chiusura, venivano ormai da tempo vandalizzate dai miliziani, nell’ennesimo sforzo di cancellare la donna; addirittura, a partire dalla sua rappresentazione.

Il codice della Sharia applicato in maniera feroce riconferma il timore dei talebani per le donne istruite ed economicamente indipendenti: una minaccia a cui, a partire dal loro nuovo insediamento, hanno deciso di far fronte privando le ragazze di qualsiasi diritto all’istruzione

Una misura che, per Catherine Russell, direttrice esecutiva dell’Unicef, “è ingiustificata e miope” e colpevole di aver “stroncato le speranze ed i sogni di oltre un milione di giovani donne.”

I controlli della polizia religiosa, armata di M16, sono serrati, e non lesinano pubbliche esecuzioni. Ma malgrado i rischi, la lotta delle donne per riappropriarsi di quell’avvenire che il fondamentalismo sembra avere strappato via loro non si ferma. 

Proprio alla periferia di Kabul, in un edificio buio e protetto da pesanti tende alle finestre, una scuola segreta accoglie ragazze tra i 12 e 18 anni, non rinunciando a trasmettere loro quella cultura che affranca dalla schiavitù.

Non è la sola: ad oggi, una rete di scuole clandestine non cessa di sfidare la legge talebana. Una legge che ha imbavagliato tutto; perfino l’informazione, monopolizzandone i contenuti ed imponendo addirittura alle giornaliste televisive di coprirsi completamente il volto. 

Nel maggio 2023, un rapporto di Amnesty International e della Comissione Internazionale dei Giuristi, dal titolo La guerra dei talebani contro le donne: il crimine contro l’umanità di persecuzione di genere in Afghanistan ha individuato che la campagna vessatoria dei talebani ai danni di donne e bambine rispetta tutti e cinque i criteri necessari per venire categorizzata quale crimine contro l’umanità.

Non lasciano dubbi, d’altronde,  le parole di Agnés Callamard, Segretaria Generale di Amnesty International. 

“Le limitazioni contro le donne e le bambine afgane sono chiaramente studiate per prenderle di mira. Violano i loro diritti e le escludono dalla partecipazione alla società- Ha commentato Callamard – Sono cittadine di seconda classe, ridotte al silenzio e rese invisibili. La quantità di prove raccolte lasciano intendere che queste misure rispecchino una politica di persecuzione di genere che ha l’obiettivo di annullare il potenziale delle donne e delle bambine quasi in ogni aspetto della loro vita.”

Una situazione emergenziale di violenza sistematica, che richiede di essere affrontata come tale. Tanto è vero che durante la  54esima sessione del Consiglio Onu dei diritti umani, prevista per ottobre, quest’ultimo dovrà rinnovare e rafforzare il mandato del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, ed adottare misure urgenti per istituire un meccanismo internazionale indipendente di accertamento delle responsabilità, finalizzato ad indagare su crimini di diritto internazionale.

La chiusura di saloni di bellezza e parrucchieri, programmata per il due di agosto, non rappresenterà quindi che l’ultimo  e più recente atto di una guerra totale contro le donne, a fronte della quale è imprescindibile mantenere alta l’attenzione internazionale, affinchè il regime talebano sia finalmente chiamato a rispondere dei propri crimini.

Nel 2021, a breve distanza dall’allontanamento delle forze occidentali da Kabul, Le Contemporanee  hanno voluto essere al fianco delle donne afghane, con la conferenza “Contro ogni violenza nel mondo”, organizzata presso La Farnesina con la collaborazione della ONG Non C’è Pace Senza Giustizia. 

Un impegno continuato nel dicembre dell’anno successivo, con l’evento La Forza delle Donne presso Spazio Europa, insieme con Emma Bonino; per sottolineare come anche nelle società più repressive del mondo, tra cui Afghanistan, Iran, Iraq, Bielorussia ed Ucraina le donne non rinuncino a farsi promotrici della lotta, e del cambiamento.

Quest’oggi, l’appello de Le Contemporanee non cambia: l’opinione pubblica internazionale deve necessariamente unirsi per smantellare il sistema di persecuzione di genere talebano, nonchè la sua grave impunità. 

Perchè se il regime dei talebani ha deciso, da quell’Agosto 2021, di voltare per sempre le spalle alle sue donne, il nostro dovere, viceversa, appare chiaro.

Non perderle di vista. 

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  • Rebecca Loffi

    Rebecca Loffi ha conseguito la laurea in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano nel 2016, specializzandosi in Comunicazione.  Attualmente, svolge attività di ufficio stampa per il terzo settore, con particolare riguardo alla fragilità. Da sempre vicina all'associazionismo e alla lotta attiva per i diritti civili, fa parte dell’Associazione Radicale Fabiano Antoniani, nata dalla difesa del fine vita.

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