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La Resistenza è memoria collettiva, e non c’è nulla di “poco sobrio” in tutto questo

Un appello singolare, quello del Ministro Musumeci: quello a festeggiare l’80esimo anniversario della Liberazione del nostro Paese dal “nazifascismo” con “sobrietà“.

Il motivo di tale richiesta sarebbe da ricollegarsi al lutto nazionale che, fino a sabato 26 aprile (giorno delle esequie), verrà osservato, in segno di rispetto per la morte di Papa Francesco. Un invito che, tuttavia, fa sorridere: specie considerando che Bergoglio, in realtà, fu un Pontefice che si pronunciò molto più spesso, rispetto a tanti altri predecessori, in favore dei migranti, dell’accoglienza, della convivenza civile, condannando l’oppressione e la guerra in ogni parte del mondo.

Desta qualche dubbio anche l’onnipresente latenza, da parte degli esponenti del governo Meloni, di calorose dichiarazioni sulla Resistenza. La Resistenza di uomini e di donne che, anche a costo della vita, contribuirono a liberarci da un regime le cui violenze, ad oggi, non possono più essere negate: e che nonostante ciò, sembra essere stata accolta con parole molto più entusiaste da Re Carlo d’Inghilterra, che dai “governanti” autoctoni…

Diversi Comuni hanno già provveduto a sospendere, sulla scorta dell’invito del Ministro, eventi ed accompagnamenti musicali, benché le consuete manifestazioni celebrative non siano state proibite. Qualcuno, pare, avrebbe addirittura vietato di suonare “Bella Ciao”; l’iconico inno della Resistenza, conosciuto in tutto il mondo.

Dal centro-sinistra, numerosi gli esponenti insorti, per invitare i colleghi dell’esecutivo a non strumentalizzare, piuttosto, la morte del Pontefice. Anche dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, inoltre, si sono levate proteste accorate.

«Il 25 Aprile è una giornata di festa, ma anche di impegno, di lotta e di memoria. A chiedere “sobrietà” è chi abitualmente non frequenta queste piazze» – Ha ricordato Vannia Bagni, Presidentessa dell’Anpi fiorentina.

«I valori della Costituzione richiamati il 25 aprile sono molto vicini, peraltro, ai concetti espressi da Papa Francesco: il no alle guerre, il rispetto della dignità dell’altro».

“Perchè si parla di sobrietà? Il 25 aprile si commemora la Resistenza: non va in onda il festival di Sanremo”– Si è domandato anche Vannino Chiti, Presidente dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea.

La Resistenza, del resto – giova ricordarlo- non è mero intrattenimento calendarizzato: ma una ricorrenza che ci richiama al “dovere” di onorare come meriterebbe il sacrificio degli uomini e delle donne che hanno fatto la Storia, consentendo anche a noi, oggi, di poterne divenire parte, come liberi cittadini e cittadine.

L’invito, dunque, a quanti lo desiderino, è quello a non esitare ad abitare le piazze; a regalare sorrisi, e a ricordare cosa accadde, quel giorno immortale di 80 anni fa. Perchè la Resistenza è memoria storica, è coraggio, slancio verso la vita; ed è parte di ciò che abbiamo potuto diventare, quest’oggi.

E non c’è nulla di “irrispettoso”, nè di “poco sobrio”, in tutto questo. Tanto che, probabilmente, il gesto meno sobrio che potremmo commettere, ai danni della Storia che ci ha cresciuti, sarebbe semmai quello di valutare seriamente l’ipotesi, anche solo per un istante, di potercene dimenticare.

© Pic rights La Stampa

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