Istantanea

Il sessismo non è libertà espressiva: Le Contemporanee dicono no alla pubblicità discriminatoria

8 Ottobre 2025

Negli ultimi mesi, in alcune città italiane (tra cui Barletta, Palermo e Torre Santa Susanna, in concomitanza con il passaggio del Giro d’Italia), sono apparsi manifesti e campagne che rappresentano le donne in modo stereotipato, sessualizzato o degradante, spesso con l’intento dichiarato di “provocare” o “ironizzare”.
Ma tali affissioni — ed ancor di più, le proposte politiche, che vorrebbero legittimarle o depenalizzarle — si muovono in direzione opposta ai valori di uguaglianza, rispetto e libertà che dovrebbero guidare ogni società democratica.

Di recente, Lucio Malan e Salvo Pogliese (entrambi, senatori di Fratelli d’Italia), hanno depositato infatti un emendamento al disegno di legge denominato “Concorrenza”. Scopo di tale emendamento, l’eliminazione del divieto attualmente in vigore, che impedisce la diffusione di manifesti, affissioni, pubblicità su strade e su veicoli con contenuti considerati sessisti, omofobi o lesivi della dignità delle persone.

Malan avrebbe infatti sostenuto, a tal proposito, che un simile divieto costituirebbe “una limitazione della libertà di espressione“, e che non si possa, dunque, “censurare” messaggi pubblicitari sulla base di linee guida troppo rigide.

La norma che si mirerebbe, ora, a rimuovere fu introdotta durante il governo Draghi, per vietare affissioni pubbliche con messaggi sessisti, stereotipi di genere o altri contenuti discriminatori legati ad orientamento sessuale, identità di genere, credo religioso, appartenenza etnica o disabilità.

Come MediaCivico, Le Contemporanee ritengono gravissimo che si possa anche solo ipotizzare un ritorno a forme di comunicazione pubblica che umiliano ed oggettificano le donne, e che rappresenterebbero un dannoso passo indietro rispetto alle conquiste civili e culturali ottenute con fatica.
Le Contemporanee operano, infatti, con uno sguardo critico ed inclusivo, contrario ad ogni forma di discriminazione. Siamo fermamente contrari*, pertanto, ad un qualsiasi uso dell’immagine e del linguaggio che sminuisca, oggettifichi, marginalizzi o svilisca le persone, per il loro genere o per altre caratteristiche che le definiscono, e che le determinano.

Una rappresentazione simile, peraltro, non potrebbe che dare nuovamente impulso a logiche di possesso, di violenza e di dominio, su cui il drammatico omicidio di Giulia Cecchettin ha contribuito, non più tardi di due anni fa, a riaccendere l’attenzione collettiva.

Chiediamo pertanto alle istituzioni, ai Comuni e alle aziende pubblicitarie di mantenere e rafforzare i regolamenti che vietano messaggi sessisti negli spazi pubblici.
Invitiamo, inoltre, tutti i media, i creativi e gli esperti di comunicazione a promuovere un dibattito serio e formativo sull’etica della rappresentazione: non si tratta di censura, ma di responsabilità collettiva. Quella di garantire che nessuna donna, ragazza o persona venga esposta a contenuti che la ridicolizzano, o ne negano la dignità.

Rivolgiamo, infine, un appello diretto al Governo e al Parlamento; affinché respinga ogni proposta che riduca la protezione contro i messaggi pubblicitari sessisti e discriminatori, e promuova, anzi, politiche culturali a sostegno di una rappresentazione equa e plurale dei generi, nel linguaggio, nella pubblicità e nei media.

Perchè urge ricordarlo: il sessismo non coincide con la libertà di espressione!

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  • Le Contemporanee

    Le Contemporanee, il primo media civico in Italia dedicato alle donne e contro ogni discriminazione. I contributi contenuti nel media civico con autore "LeC", sono testi e contenuti a cura del nostro staff.

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