La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza che segna un nuovo punto di svolta nella battaglia legale e politica sull’aborto: con sei voti a favore e tre contrari, la massima autorità giudiziaria ha stabilito che gli Stati possono escludere i fornitori di servizi abortivi, come Planned Parenthood, dal programma pubblico Medicaid, anche se i fondi non sono destinati direttamente agli aborti.
La decisione, che riguarda un caso sollevato in South Carolina, apre la strada a una politica più restrittiva sul piano sanitario e ideologico. Lo Stato aveva bloccato i rimborsi Medicaid a Planned Parenthood, accusata di “promuovere l’aborto”, nonostante le risorse pubbliche fossero usate per altri servizi come la contraccezione o lo screening per tumori. La Corte ha ritenuto legittimo l’intervento, sostenendo che i pazienti Medicaid non hanno il diritto legale di opporsi a questa scelta politica.
“La legge federale non garantisce ai beneficiari di Medicaid la possibilità di contestare in tribunale la selezione dei fornitori da parte degli Stati,” ha scritto infatti il giudice Neil Gorsuch.
Per molti osservatori, si tratta dell’ennesima stretta dopo la sentenza Dobbs v. Jackson del 2022, che cancellò il diritto costituzionale all’aborto sancito da Roe v. Wade nel 1973. Se allora fu eliminata una garanzia legale, oggi viene invece colpito l’aspetto economico: il diritto all’accesso.
“È un attacco mirato e sottile. Se non puoi vietare l’aborto ovunque, rendilo inaccessibile,” ha dichiarato Alexis McGill Johnson, presidente di Planned Parenthood.
La sentenza rischia di privare milioni di donne – soprattutto a basso reddito – della possibilità di accedere a consultori e strutture che offrono servizi ginecologici di base. I fondi Medicaid, pur non impiegabili per l’interruzione volontaria di gravidanza (salvo in casi estremi), rappresentano infatti una risorsa chiave per mantenere aperte le cliniche.
Durissimo il dissenso della giudice progressista Ketanji Brown Jackson, che ha accusato la maggioranza conservatrice di “sacrificare il diritto dei più poveri a scelte sanitarie dignitose sull’altare della politica ideologica”.
“Non è solo una questione legale. È un attacco alla libertà e alla salute riproduttiva di milioni di donne americane,” ha scritto Jackson nella sua opinione dissenziente.
La decisione potrebbe ora ispirare altre legislature repubblicane a colpire economicamente Planned Parenthood e altri enti simili, spingendo molti centri a chiudere i battenti, con effetti devastanti per l’assistenza sanitaria femminile.
Pic rights Il Corriere della Sera