Memo

Le donne hanno in mano la sanità mondiale, ma le decisioni le prendono gli uomini.

Il Sistema Sanitario Nazionale in questo periodo pandemico sta dando grande prova di adattabilita’, resilienza, organizzazione e resistenza.

Quando si discute pubblicamente di pandemia e campagna vaccinale, della riorganizzazione di tanti reparti nei moltissimi ospedali presenti sul territorio italiano, si lascia parlare frequentemente figure maschili.

Epidemiologi, medici, virologi, protezione civili ed esercito, figure importanti come il Generale Figliuolo, che sta gestendo l’intera macchina della campagna vaccinale. Nessuno tolga meriti a chi ne ha, naturalmente.

Ma siamo sicuri che le figure che vediamo al vertice rispondano a criteri di rappresentazione reale del sistema sanitario nazionale? O meglio, siamo certe che le persone che vediamo piu’ frequentemente parlare in tv o per conto delle istituzioni i piu’ siano le piu’ titolate a discutere della situazione che viviamo e di come uscirne? Siamo sicure e sicuri che la Sanita’ italiana sia rappresentata a dovere, o forse e’ il caso di pensare che quanti e quante stanno portando avanti una lotta a mani nude contro la pandemia non sempre trovino parola o equi riconoscimenti?

In effetti raramente, salvo eccezioni come Ilaria Capua e Antonella  Viola, sentiamo parlare donne del settore sanitario, che letteralmente hanno in mano le nostre sorti. Mai o quasi abbiamo sentito parlare una donna dirigente per la Protezione civile o per il Ministero della Sanita’.

Le donne sono fantasmi, quando i numeri dicono il contrario. Sono loro a portare avanti, ovunque nel mondo, il servizio pubblico piu’ importante di tutti: la salute. 

Le donne che operano nella sanita’ nel mondo rappresentano tra il 70- 75% per cento della forza lavoro del settore salute a livello mondiale. Medici, infermiere, caregiver in senso più lato. Sono le donne prevalentemente che a vario titolo e nei piu’ diversi ambiti lavorano per assicurare servizi di assistenza alla salute per tutte e tutti.
Nonostante cio’ solo il 25% delle donne occupa posizioni di leadership nel settore sanitario.

Quanto vediamo in tv da mesi, con una sistematica sottorappresentazione di genere quando si parla di pandemia e temi sanitari, perfino nelle conferenze stampa istituzionali, non rappresenta la reale portata della presenza femminile nel settore della salute pubblica. In Italia nel SSN, come ricordano le colleghe dell’Associazione Donne Leader in Sanita’ con il loro manifesto, le donne rappresentano il 63,8% del personale dipendente e sono quasi il doppio degli uomini, ma solo il 16,7% è direttore generale (dati rapporto Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario Italiano OASI 2019).

Tempo fa l’Organizzazione mondiale della sanità denunciava lo squilibrio davvero evidente tra le donne presenti in sanita’ e il numero di donne che sono riuscite a raggiungere posizioni dirigenziali o apicali. Nelle accademie scientifiche è quota rosa solo il 12 per cento dei membri, e solamente il 25 per cento delle posizioni apicali nelle diverse organizzazioni del settore della salute è occupato da manager di genere femminile.

Il gender pay gap nel settore sanitario e’ molto alto, anche perche’ in tutto il mondo esiste molto piu’ abbondantemente la sanita’ privata, il che ampia la percentuale di “discrezionalita’” sugli stipendi. Gli stipendi delle donne in media sono molto inferiori a quelli dei colleghi uomini, arrivando anche al 29 per cento in meno.
 

La situazione secondo l’Oms sta gradualmente facendo passi in avanti sul sentiero di una maggiore parita’. Nella stessa Oms il 60% dei manager sono donne e nella National Academy of Medicine americana le dirigenti donne hanno raggiunto circa il 40%.

Occorre iniziare a battersi per un racconto diverso, per restituire meriti e premiare chi ha fatto di piu’ in questa fase delicatissima per la salute pubblica.

Una salute che e’ stata letteralmente piu’ nelle mani femminili che maschili, ma che vede ancora ai vertici quasi esclusivamente uomini.

Questo e’ giusto, intelligente o utile?

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    Le Contemporanee, il primo media civico in Italia dedicato alle donne e contro ogni discriminazione. I contributi contenuti nel media civico con autore "LeC", sono testi e contenuti a cura del nostro staff.

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COMMENTI

Una risposta

  1. Fatto ancora più sconcertante se si pensa al costo di 19 $ per una dose Pfizer la quale agisce in regime di monopolio di fatto e realizza profitti miliardari. Almeno negli USA LA DENUNCIA degli abusi di Big Pharma troneggia sulla stampa nazionale ed è acceso il dibattito pubblico. La compressione dei costi del personale e la realizzazione di profitto sono le due leve primarie di questo sciagurato mercimonio di cui le donne in primis non dovrebbero ambire a farne parte.

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