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L’importanza di essere “comica”, dal The Ellen Show a LOL

Quando pensiamo a uno sketch divertente, degli schemi, di stampo chiaramente patriarcale, per quanto inconsci, ci inducono a pensare ad una figura maschile. Come se la donna non fosse in grado di far ridere, di creare battute sofisticate, d’altronde la lingua parla da sé: c’è lo showman e la showgirl… Insomma, risulta davvero così difficile mettere sullo stesso piano uomini e donne?

In controtendenza assistiamo finalmente ad un genere di comicità ormai assestante, che spopola sui social, tra le nuove generazioni e non solo. Si tratta della stand-up comedy (letteralmente recitata in piedi davanti a un pubblico) con la particolarità di essere declinata al femminile. Siamo ben lontani dal classico cabaret, ma ci riferiamo piuttosto ad una forma d’arte che si presta benissimo, ad esempio, alla circolazione in streaming. La persona che parla è in interazione direttamente con chi lo ascolta, senza barriere. 

Dopo un periodo estremamente duro, nel corso della pandemia, il mondo dello spettacolo sta ripartendo, nei teatri, nei palazzetti e riprodotto nei video sul web. Un fenomeno mediatico trasversale, spuntato proprio nel lockdown sono state sicuramente le due edizioni di LOL, mini-serie di Amazon Prime ambientata all’interno di una stanza e “chi ride è fuori”. L’obiettivo è quello di resistere a scherzi e commenti esilaranti e l’esperimento ha visto una larga partecipazione di donne. Il programma ha rilanciato, tra le altre, di Michela Giraud, attrice romana che si esprime su tematiche attualissime come il femminismo o il body shaming

Facendo un passo indietro, scopriamo come l’universo fin qui descritto si colloca in una lunga tradizione che in America è da tempo normalità. Ne è capofila Ellen DeGeneres, la prima a parlare con leggerezza di relazioni intime e del bisogno di spazzare via gli stereotipi che imprigionano molti campi della cultura. Il suo show va in onda dal 2003, ma, anche se sembra essere arrivato al capolinea, don’t panic!

Ritroveremo la verve della presentatrice, classe 1958, senza dubbio in nuove sfide, come da sua stessa ammissione. Basti pensare alla mole di follower (117 milioni), che la attende su Instagram, social che ormai si erge a metro della fama in molteplici ambienti. E, come constatato nell’orbita influencer, spesso il palcoscenico diventa occasione, ed è una novità sorprendente, di coming out su vari livelli. Come? Sdoganando la bisessualità oppure l’importanza dei percorsi di psicoterapia.

Dunque, a partire dagli spunti offerti, capiamo come il sostantivo “comica” non debba apparire soltanto in correlazione ad un’azione buffa. Esso può ora diventare, finalmente, e senza equivoci di sorta, il lavoro di una donna che ha deciso di veicolare, attraverso la recitazione, di trattare tematiche di estrema rilevanza. Un ruolo preciso nella società, che finora sembrava precluso perché esclusiva maschile. Tra le “best female comedians” di casa nostra ci sono, oltre ai nomi citati in precedenza, Laura Formenti, Serena Tateo, Martina Catuzzi, Valeria Pusceddu, Velia Lalli: ognuna con il suo stile, il suo registro e il modo di relazionarsi con chi ha davanti, un universo da scoprire sul campo.

Tornando negli Stati Uniti, la materia è presa sempre più “sul serio”, per quanto ludica, perché ritrae la donna sul luogo di lavoro, in situazioni di leadership e ne presenta sfaccettature politiche, andando oltre i soliti bias. Vedere per credere, e qui la lista annovera Michelle Buteau, Leslie Jones, Taylor Tomlinson, Hannah Gadsby e altre star di cui si possono ammirare le gesta online, tra Netflix e Youtube

Al centro dei discorsi, finemente ironici, ci sono problemi quotidiani, analizzati in un’ottica intersezionale, che guarda in faccia la realtà, senza pregiudizi, ma con tanto senso dell’umorismo. Ben vengano, in tal senso, i monologhi femminili e, come ha detto Sabrina Ferilli a Sanremo 2022, riprendiamoci il diritto alla leggerezza.

Photo by Joshua Hoehne on Unsplash

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CONTRIBUTOR

  • Emanuele La Veglia

    Emanuele La Veglia è giornalista professionista, scrive di empowerment femminile per Vanity Fair e altre testate. Sul tema è intervenuto in webinar, eventi e attività di formazione. Classe ’92, ha vinto diversi premi nazionali ed è molto attivo nel sociale. Per Rcs ha curato un volume sulla figura di Coco Chanel.

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