“Jezebel
I don’t know how you got in my blood
Was it the dangerous things you do?
You always wanted to be a star”
Una strofa che si ripete, destinata a rimanere a lungo nella mente di chi la ascolta, anche solo una volta, e a colpire nel segno del gender gap, ma andiamo con ordine.
Quando scriviamo, l’Eurovision song contest non è ancora iniziato, ma i The Rasmus sono senza dubbio tra i volti più noti della competizione: la rock band raggiunse i primi successi internazionali con “In the shadows” nel 2003.
Da allora è proseguita la carriera ultraventennale del gruppo finlandese, costituitosi nel 1994 quando i fondatori frequentavano ancora la scuola superiore. Il 2022 è stata la vera svolta, e non solo per la vittoria dell’Uuden Musiikin Kilpailu, che li ha condotti a difendere i colori del loro Paese a Torino.
Lo scorso gennaio c’è stato un importante cambio di testimone alla chitarra che ha portato Emilia “Emppu” Suhonen a sostituire lo storico componente Pauli Rantasalmi.
Una “quota rosa” che non è l’unico tocco femminista a cui assisteremo perché a colpire è soprattutto il testo presentato alla manifestazione. “Jezebel” racconta di una ragazza diretta verso i suoi obiettivi, senza aspettare alcuna concessione altrui. Un’esaltazione delle donne, uniche depositarie delle proprie virtù e intente a raggiungere la parità tra i sessi.
Non esistono le relazioni standard ma un’infinita gamma di scelte, messaggio portato, sullo stesso palco, dai vincitori dell’ultimo Sanremo, Mahmood e Blanco con “Brividi”, pezzo che conosciamo bene e che ha vinto in un’edizione ricca di spunti, soprattutto in ottica femminista (https://lecontemporanee.it/istantanea/4117/ )
L’imperativo rimane quello di tenere alla larga i rapporti malsani e fenomeni duri a morire come la mascolinità tossica. Ecco che allora spicca “Boys do cry” dello svizzero Marius Bear, che ricorda come i ragazzi possono, e devono piangere, per non trattenere i sentimenti. Le lacrime non sono una questione di genere e può essere pieno di significato osservare perfino “how they cry”.
Un altro potente esempio di empowerment sono le sorelle Eyþórsdóttir. Tre, Sigga, Beta & Elìn, che da giovani, spinte dalla loro passione per la musica, sono diventate le Systur e all’Eurofestival rappresentano l’Islanda con “Með hækkandi sól”.
A chiudere il cerchio l’interessante profilo culturale di Andromache, cantante greca con cittadinanza tedesca che partecipa sotto la bandiera di Cipro con il singolo “Ela”. Forte dei suoi studi in filologia, ci consegna un coinvolgente brano tra innamoramento e realtà onirica.
Un inedito, come “Snap” di Rosa Linn, vincitrice del contest nazionale armeno, che sin dal titolo si riferisce a uno schiocco di dita per scacciare i pensieri e le persone che limitano la nostra identità.
La lista comprende Achille Lauro e Emma Muscat che hanno ottenuto la qualificazione rispettivamente per San Marino e Malta e fanno sì che l’Italia sia sempre più di casa.
Per i bookmakers la favorita è la Kalush Orchestra dell’Ucraina e tante sono sicuramente le sorprese in vista. Il consiglio è di familiarizzare con le melodie in gara, più e meno note, partecipando al FantaEurovision ( https://fantaeurovision.com/ ), un gioco gratuito e con regole veramente originali pensate per un maggiore coinvolgimento nella kermesse.
Buona visione, nel segno ovviamente di Jezebel.
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