Negli ultimi tempi TikTok e Instagram sono pieni di trend che evidenziano goliardicamente differenze tra maschi e femmine. I maschi pensano all’impero romano, le femmine cenano spizzicando verdurine sott’olio e sostituiscono i pasti con lacrime e svapi usa e getta. La matematica delle femmine fa spendere loro più soldi di quanti ne abbiano, quella dei maschi li fa tradire. Sembra che il fascino perverso di un binarismo stereotipato stia conquistando anche i ragazzə della Gen Z.
LAURA: TikTok è il regno dei Gen Z ma anche noi “cuspidi”, nati a metà degli anni ‘90, ne siamo dipendenti e cerchiamo di tenere il passo. Siamo cresciuti cercando di decostruire gli stereotipi di genere che in qualche modo hanno accompagnato le nostre infanzie, ma ci siamo anche dovuti acclimatare alla diffusione mainstream di un modo per noi completamente inedito di concepire l’identità di genere. Anche grazie a TikTok abbiamo imparato che cosa vuol dire essere cisgender e che non tuttə si identificano nel binarismo di genere.Ma adesso proprio su TikTok i Gen Z se ne escono con liste di cose da femmine’ e cose da maschi! Che cosa succede?
ZOE: Peggio degli scaffali nei negozi di giocattoli. Tra i trend c’è ad esempio la “girl dinner”, che racconta una fantomatica “cena delle ragazze” a base di frugali piattini di snackini, da preferirsi ad un pasto completo, che invece è da maschi. Oppure la scoperta che gli uomini penserebbero quotidianamente all’impero romano e la conseguente domanda “qual è l’impero romano per le ragazze, a cosa pensano loro quotidianamente?”. Il pensiero femminista della nostra adolescenza ci diceva che le ragazze possono fare tutto, che non esistono cose da maschi e cose da femmine. Forse eccessivo e un po’ noioso. Invece oggi ci troviamo cose tipo la “girl math”, che ci fa ridere ma anche riflettere, perchè l’idea che le femmine siano meno portate per le materie scientifiche non è nel frattempo sparita. Mi domando se questo giocare a riproporre stereotipi di genere in chiave comica sia un segno del superamento degli stessi, almeno nelle menti dei Gen Z, oppure i primi segni di una “controriforma”.
LAURA: La cosa che mi colpisce è che questi trend vengono soprattutto dalle ragazze che, alla fine, non fanno niente di diverso da quello che anche noi da più piccole ci immaginavamo nelle nostre fantasie più proibite: guardare commedie romantiche con le maschere per la faccia e le barrette proteiche, come in Mean Girls. Solo che noi temevamo che confessare questi desideri ci avrebbe fatte sembrare stupide e così pubblicizzavamo solo quelle attività che ci consentivano di darci un tono. Il social più diffuso era Facebook e mai avremmo pubblicato una nostra foto con i patch per gli occhi. Forse adesso alle ragazze non interessa sembrare superficiali e hanno capito che è possibile contemporaneamente saper leggere e conoscere quasi tutti i nomi dei figli di Kim Kardashian. Quindi la loro non sarà una rivoluzione ma una piccola conquista forse sì.
ZOE: A maggior ragione se consideriamo che in questo linguaggio goliardico dei social “girl”, come “le ragazze” (come per altro “le ame”) è sempre più un concetto gender neutral. Non si tratta del genere femminile, ma di tuttə coloro che si ritrovano in attività e gusti tradizionalmente considerati da femmine. Poi, che le attività da femmine venissero (e vengano tutt’ora) considerate frivole e superficiali è un altro problema. Il guilty pleasure tradizionalmente maschile, pensiamo ad esempio al Fantacalcio, è considerato assolutamente dignitoso nella nostra cultura, o almeno un vezzo rispettabile. E allora perché guardare Mamma Mia! in versione sing-alone
LAURA: D’altro canto questi trend non servono soltanto a rivendicare i propri passatempi ma hanno anche dato ulteriore voce a delle oggettive differenze di vissuto tra maschi e femmine. Quando abbiamo scoperto che a quanto pare molti maschi quotidianamente rivolgono un pensiero all’impero romano, le ragazze hanno iniziato a parlare dei loro “imperi romani”, i loro pensieri fissi. Sorprendentemente, pensiamo molto di più a come tornare a casa in modo sicuro piuttosto che ai gladiatori. Per molte ragazze invece l’“impero romano” corrisponde a quante volte in una giornata pensano che devono perdere peso. È anche vero che spesso la “girl dinner” delle ragazze di TikTok non è affatto una cena. Sono stuzzichini dietetici o addirittura solo sigarette, il che ha fatto molto parlare della diffusione di disordini alimentari tra le ragazze.
ZOE: Infatti secondo me il rischio che si corre è quello di romanticizzare atteggiamenti dannosi in quanto parte di questa nuova o vecchia visione della femminilità. Però non è che durante la nostra adolescenza, senza Tiktok e girl dinner, questi problemi non esistessero. Come di tante altre cose, ce ne vergognavamo molto più di adesso.