Perché Catherine Deneuve è una vera “contemporanea”

Catherine Deneuve ha vinto il Leone alla Carriera all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. E questo è un dato di fatto, ormai assodato. Possiamo però soffermarci sul perché, e sul cosa rende unica, e speciale, una donna che il 22 ottobre compirà 79 anni.

Di solito le persone più anziane sono emarginate, poco considerate e una sorte analoga tocca spesso al sesso femminile. Si parla a tal proposito di “discriminazione doppia”, anzi multipla perché i due fattori si alimentano a vicenda, amplificando il disagio. Ne fuoriesce una narrativa che ritrae solo mogli e compagne, come se non possa esistere altro ruolo, guadagnato con i propri studi, con la propria esperienza e con indiscutibili qualità relazionali e professionali. 

Catherine Deneuve vuole essere un’icona di tutto ciò e la sua carriera dimostra – ma non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo – che lei non è semplicemente “un’attrice francese” o “la compagna di Mastroianni”, al quale è stata legata d’altronde per soli quattro anni. Oltre alla recitazione, si è lanciata con successo nella produzione cinematografica e parallelamente nell’attivismo politico. Una nota non indifferente che ne fa una “contemporanea” a tutti gli effetti. 

Nel 1971 sulla rivista “Le Nouvel Observateur” fu pubblicato il manifesto delle 343 ovvero il numero delle donne che, al suo interno, dichiaravano di aver abortito. Un atto di immenso coraggio in un Paese in cui l’interruzione volontaria di gravidanza era reato e, nel governo di Vichy, si era ricorsi addirittura alla ghigliottina. Tra le firmatarie del documento c’era anche Catherine, all’epoca ventottenne, e con lei grandi nomi del femminismo, a cominciare da Simone de Beauvoir e dalla sua legale di fiducia, Gisèle Halimi. Con quest’ultima, la nuova “leonessa di Venezia” si è battuta per diverse cause umanitarie, tra cui quella contro la pena di morte negli Stati Uniti. Politicamente, nel 2007, è stata vicina alla candidata a Presidente della Repubblica, Ségolène Royal, battuta alle elezioni da Nicolas Sarkozy. In quell’occasione l’attrice firmò una petizione a suo favore, lamentando una misoginia interna al partito socialista, il quale non la sostenne con sufficiente tenacia “assistendo alla sua sconfitta”.

Sul grande schermo sono stati oltre cento i personaggi da lei interpretati e il suo stesso biglietto da visita si presenta come un atto di creatività e come il segno di voler cambiare le cose. Figlia dell’attore Maurice Dorléac e della doppiatrice Renée Deneuve, nell’affermarsi sulle scene, opta per uno pseudonimo in cui riprende il cognome della madre, a differenza della sorella che manterrà quello paterno. A soli 23 anni Catherine si fa notare dal pubblico europeo per la parte di Carol Ledoux, protagonista del film “Repulsion”, un thriller al femminile ante litteram incentrato sull’androfobia, la paura degli uomini e sui suoi effetti nella vita di tutti i giorni. Due anni dopo arriva la consacrazione a livello mondiale con “Bella di Giorno” dove mette in scena le contraddizione di Séverine che, distaccata nei confronti del marito, trova la sua oasi felice in una casa di appuntamenti. Bionda e affascinante, Deneuve lascia il segno persino nella moda dato che lo stilista Yves Saint Laurent, suo connazionale, disegna per lei centinaia di abiti.

E la sua storia, per certi versi, ricorda quella di Chanel perché proprio all’apice del suo successo arriva un incidente d’auto a sconvolgerle la vita. Coco aveva perso il suo Boy, l’amore di una vita, nel 1919, mentre era intenta ad aprire atelier in tutta la Francia, da Biarritz a Deauville. L’annus horribilis per Catherine è invece il 1967: il 26 giugno sua sorella muore sulla strada che porta da Villenueve-Loubet a Nizza, la sua auto va fuori strada e prende fuoco. Alla fine dell’estate arriva il Leone d’Oro per “Belle de Jour”, ma i suoi pensieri la riporteranno di continuo da Françoise, più grande di appena 19 mesi, che le aveva aperto la strada verso il successo. Un legame che la porterà a scrivere, nel 1996, un libro in cui racconta che si sentivano quasi gemelle e che da lei cercava di apprendere quella vivacità che non sempre sentiva di avere. 

Una storia al femminile dunque, di quelle belle e appassionanti e non resta che lasciare la parola alle immagini, alle pellicole che hanno reso Deneuve una diva a tratti inarrivabile, ma allo stesso tempo fragile e misteriosa. Proprio come i suoi personaggi.   

Foto da Mymovies.it

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CONTRIBUTOR

  • Emanuele La Veglia

    Emanuele La Veglia è giornalista professionista, scrive di empowerment femminile per Vanity Fair e altre testate. Sul tema è intervenuto in webinar, eventi e attività di formazione. Classe ’92, ha vinto diversi premi nazionali ed è molto attivo nel sociale. Per Rcs ha curato un volume sulla figura di Coco Chanel.

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