I nostri figli ci chiederanno conto. Ci chiederanno conto del perché mentre l’uomo più ricco del mondo viaggiava per lo spazio, una donna in Italia cercava ancora il proprio.
Quel piccolo grande passo che ancora manca, dentro le istituzioni democratiche, che solo di recente ha visto rompere il tetto di cristallo di Palazzo della Consulta e di Palazzo Madama.
È gennaio 2022: il Colle più alto da cui l’unità nazionale è difesa e rappresentata per i sessanta milioni di italiane e italiani (anzi un po’ meno purtroppo per la grave denatalità e anzi un po’ più donne che uomini) fra qualche giorno compie l’ultimo giro di boa e il Presidente arriva a naturale scadenza.
Il settennato del Presidente Sergio Mattarella, una cornice da riempire accanto a dodici Presidenti della Repubblica, “che se notate sono sempre tutti maschi”.
Me la immagino così la visita al Colle in un film dal titolo: “Ben arrivata Presidente”, che suggerirei di girare a un bravo o una brava regista. Forse ricorderete le felici scene del 2013, nell’ultima elezione del Presidente della Repubblica, che portarono a identificare Giuseppe Garibaldi, Garibaldi Giuseppe, G. Garibaldi, Garibaldi G, (per la liturgica conta).
Quando in cerca di un nome, tra una e l’altra consultazione, grandi elettrici ed elettori vanno incontro alla sua possente statua posta nel transatlantico.
Peccato che nel corridoio dei busti difficilmente ve ne troveranno una di ispirazione del “genere”, del genere femminile.
Parliamo dunque di nomi e candidature femminile. Nel mio piccolo ho cercato di contribuire al dibattito negli ultimi mesi, con un libro, “Orgoglio e sentimento , che finì in lizza nella rassegna stampa del Premio Strega.
La raccontai anche a mia figlia Lisa, la storia di quel libro, il mio contributo a un grande tema di democrazia paritaria.
La storia della trentenne Sonia con le sue battaglie in Parlamento, che arriva a cinquantadue anni, col suo profilo liberale, i suoi valori, al Quirinale: prima donna Presidente della Repubblica italiana.
Volevo creare almeno un precedente, seppur soltanto letterario. Ma in fondo i libri non servono anche a questo? A far immaginare le cose, a sbattere in faccia una realtà alternativa e magari desiderabile?
Settantasei anni oggi e noi non abbiamo mai avuto nessuna donna a fare il discorso alla nazione, a determinare la formazione dei governi, a sciogliere le Camere, a ricevere i segretari di partito, a controfirmare le leggi. Nessuna che abbia potuto esercitare tutte le funzioni che la Costituzione prevede, da quel 1946, quando in effetti avremmo persino potuto avere l’unico Capo di Stato donna: apparteneva alle 21 della Costituente (su 556 eletti). E mi sono domandata spesso: “che Paese sarebbe stato il nostro se fosse successo gia’ allora?”
Che Sicilia e che Italia avremmo avuto se Ottavia Penna Buscemi fosse stata eletta quando venne candidata dal suo partito alla poltrona di Capo provvisorio?
Il Fronte dell’Uomo Qualunque aveva una sola donna e la propose, ottenne 32 voti contro i 396 di Enrico De Nicola e i 42 del repubblicano Cipriano Facchinetti. Probabilmente Ottavia Penna votò Monarchia vs Repubblica al precedente Referendum, visto che si presentò negli anni ‘50 alle elezioni amministrative della sua città, tra le file del Partito Nazionale Monarchico.
Non vi fa pensare a certe attuali situazioni dentro ai partiti di sinistra, incapaci di esprimere leadership o addirittura ministri donne, nel Governo dei “migliori” a inizio legislatura Draghi?
In Europa abbiamo Ursula Von Der Leyen che conclude il suo mandato il 31 ottobre 2024, qualcuno ha pensato a Draghi per sostituirla. Ma i suoi 77 anni lo posizionano meglio al Quirinale che nelle istituzioni europee, più inclini a valorizzare età diverse.
Da noi sarebbe da metter mano, forse, al fatto se abbia senso oggi il limite di età di minimo 50 anni: ha, recentemente, portato a nominare uomini sempre più anziani. Forse abbassarla porterebbe ad avere un cinquantenne, chissà. L’Italia innamorata di Barack Obama ne sarebbe terrorizzata. Siamo un popolo straordinariamente contraddittorio. In genere teme ciò che ama e resta immischiata in ciò che ritiene detestabile. Io penso che l’Italia debba, invece, pensare a sè come a un luogo aperto, giovane, innovativo. Dove voglia vivere ogni donna del mondo. Una donna in Italia, vivrebbe meglio se al Quirinale ci fosse una donna?