L’amore (e il tradimento) ai tempi dei social media: cosa ci insegna il caso Astronomer?

Nel caso Astronomer, probabilmente, hanno “tutti ragione”.

Meno il CEO (e la gogna online). La recente vicenda che ha visto protagonista Andy Byron, ripreso durante un evento pubblico mentre baciava una donna diversa dalla coniuge (la collega HR Kristin Cabot), ha suscitato infatti un acceso dibattito pubblico. La scena, diffusa tramite la cosiddetta “kiss cam” nel corso del concerto del Coldplay, ha rapidamente fatto il giro del web, conducendo alle dimissioni dell’amministratore delegato ed alimentando numerose reazioni, talvolta in deciso contrasto tra di loro.

È tuttavia importante, innanzitutto, chiarire un punto di diritto: come evidenziato dall’avvocata Cathy La Torre, non si può parlare, in questo caso, di una violazione della privacy. La partecipazione ad eventi pubblici, quali concerti o manifestazioni sportive, prevede espressamente — tramite clausole contrattuali o informative accessibili — la possibilità di essere inquadrati e proiettati sui maxischermi o trasmessi. La “kiss cam”, in particolare, è un meccanismo noto e previsto in tali contesti: specialmente in USA e UK. Pertanto, le immagini diffuse non sono connesse ad un’intrusione indebita nella sfera privata. Bensì, ad un’esposizione pubblica consapevolmente accettata: con annesse – ed in questo caso, assai imbarazzanti – conseguenze.

Parallelamente, appare difficile ignorare la deriva assunta dalla discussione online. In molti commenti, l’attenzione si è spostata, dal comportamento del manager, ad uno strenuo confronto estetico tra la moglie del CEO e la donna con cui è stato ripreso. In particolare, Cabot è divenuta oggetto di insulti e derisioni sistematiche, legate esclusivamente al suo aspetto fisico. Una simile impostazione appare profondamente problematica: e sembrerebbe addirittura suggerire, in modo implicito ma evidente, che un tradimento possa essere giudicato più o meno biasimevole in funzione dell’“attrattività” della persona coinvolta. Una narrazione intrisa di sessismo, che finisce per deresponsabilizzare l’autore del gesto e colpevolizzare, ancora una volta, il corpo femminile.

Sul piano istituzionale, l’esito della vicenda era invece annunciato; e le dimissioni del CEO appaiono, in tal senso, una scelta comprensibile. Chi ricopre ruoli apicali in aziende internazionali è chiamato, del resto, non solo a garantire competenza e leadership, ma anche a mantenere un comportamento coerente con i valori di trasparenza, fiducia e responsabilità che tali posizioni richiedono. La perdita di credibilità, soprattutto in settori altamente competitivi come quello tecnologico, può infatti incidere negativamente sulla reputazione aziendale.

Tuttavia, è altrettanto doveroso condannare con fermezza le dinamiche di odio e gogna mediatica che si sono sviluppate attorno alla vicenda: ed il caso Astronomer, pertanto, non serve solo a ricordarci che una condotta personale poco trasparente può avere risvolti problematici, soprattutto se gestita con superficialità. Ma getta nuova luce anche sulla necessità di una riflessione matura sull’uso degli strumenti digitali, e sulla responsabilità collettiva. Che ci richiama tutti, ancora una volta, all’alto compito di contribuire a sviluppare una discussione più ampia e consapevole su etica, comunicazione e rispetto — dentro, e fuori la rete.

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