La situazione dell’occupazione femminile in Italia presenta, come noto, numeri allarmanti. Nel settore del trasporto marittimo e dei porti, in particolare, questo dato negativo è ancora più accentuato e l’accesso al lavoro delle donne è ancora fortemente condizionato da una cultura occupazionale fondata sulla strutturazione di ruoli stereotipati che, nell’immaginario collettivo, tendono a definire la donna, per caratteristiche e ruolo sociale non adeguata a questi tipi di impieghi, storicamente maschili.
Basti pensare che le donne nel settore marittimo, a livello mondiale non raggiungono neanche il 2% della forza lavoro complessiva e che nel nostro Paese, le donne impiegate nelle imprese portuali, sia nelle mansioni amministrative, sia in quelle operative costituiscono solo l’8% della forza lavoro complessiva.
Tradizionalmente la figura del marittimo, del navigante ha assunto i contorni di un soggetto maschile che si imbarca per lavoro su bastimenti che solca mari lontani e per lunghi mesi, lasciando a casa moglie e figli/e. Stessa cosa, per il portuale, vale a dire di colui che svolge il proprio lavoro in porto impegnato nell’imbarco e lo sbarco delle merci, ancora immaginato come un metro e novanta e con tanti muscoli; retaggio culturale quest’ultimo dovuto al fatto che fino ad una quarantina di anni fa, tale lavoro era prevalentemente legato alla forza fisica, cosa in gran parte ampiamente superata grazie ai cambiamenti intervenuti, sia nell’organizzazione, sia nella strumentazione di lavoro.
L’associazione di immagini stereotipate del marittimo e del portuale è sorretta da una serie di concetti sociali costruiti culturalmente, che precluderebbero a una donna di imbarcarsi o di lavorare in porto, per le sue caratteristiche biologiche intrinseche e per il suo ruolo sociale, perché non sopporterebbe la lontananza da casa, il lavoro di fatica e i turni estenuanti.
Così l’ambiente marittimo, come quello portuale rimane ancora oggi in gran parte precluso alle donne, nonostante oggi la realtà sia profondamente mutata. Oggi infatti capita di incontrare comandanti di Marina Mercantile come la livornese Serena Melani, prima comandante di una grande nave in Italia, con una lunga carriera alle spalle, ma anche tante marittime imbarcate , soprattutto sulle navi passeggeri che svolgono il loro lavoro alla stregua dei colleghi maschi, ma ancora scarsamente impiegate nelle mansioni più alte.
Avendo l’opportunità di entrare in un qualsiasi porto inoltre si può notare come la componente lavorativa maschile non somigli più a quella dei vogatori degli anni ‘80 che dovevano alzare sacchi e pesi da 100 chilogrammi, ma sia molto eterogenea inoltre le donne in porto oggi sono presenti, seppur in numeri minori rispetto agli uomini e svolgono il loro lavoro come i colleghi maschi, anzi a volte dimostrando maggiore precisione e professionalità, oltre che spiccate capacità di mediazione nelle squadre miste in cui sono inserite. Insomma la realtà supera ampiamente gli stereotipi!
Il Porto delle Donne è un progetto voluto e promosso per rappresentare il lavoro femminile in ambito portuale e marittimo e renderlo un’opportunità per le donne e le generazioni future. Il progetto mira a far conoscere il lavoro femminile in ambito portuale e marittimo ad un pubblico ampio, a destrutturare gli stereotipi ancora presenti e allo stesso tempo a promuovere un dialogo fra gli stakeholder finalizzato a favorire la messa in atto di politiche e azioni volti a favorire la presenza delle donne in questi comparti.
Si tratta di un Progetto realizzato in collaborazione con l’Associazione scientifica internazionale RETE, l’Università di Pisa e il CNR -Iriss di Napoli, con il patrocinio della Regione Toscana e dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, in collaborazione con Compagnia Portuale di Livorno, Uniport Livorno, TDT, ALP Livorno, sponsor Lorenzini & C.
Il progetto da voce alle donne lavoratrici attraverso interviste e focus group con loro realizzati tradotti in video che evidenziano il loro punto di vista sul lavoro portuale e marittimo, oltre che la loro esperienza e capacità.
Il calendario degli eventi compresi nel progetto comprende anche una mostra fotografica dedicata alle lavoratrici portuali del Porto di Livorno (16-31 maggio, Fortezza Vecchia, Sala del Piaggione), la realizzazione di un murales dedicato al lavoro femminile in ambito portuale a cura di Uova alla Pop e MuraLi e la realizzazione di clip di Paolo Ruffini, popolare attore e comico livornese, che lavorerà con l’ironia per distruggere gli stereotipi legati al lavoratore portuale maschio e tutto muscoli. A questo si somma un video che raccoglie le interviste a numerose lavoratrici del Porto di Livorno, visibile sul sito del Comune e realizzato da Livù-Itinera. Inoltre a Livorno il 17 e 18 maggio si terrà un percorso congressuale locale e internazionale sul tema e molto altro.
La maggiore conoscenza di questa realtà, in gran parte sconosciuta all’opinione pubblica , può aiutare la questione femminile nel comparto marittimo e portuale. Aiutateci a diffonderla !
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foto di Elena Cappanera