La scuola si trasforma!
Ma serve accortezza nelle politiche pubbliche oltre a bandi e “robottini”

Sta succedendo una cosa nuova. Tanti soldi, tutti insieme stanno arrivando nelle scuole italiane da nord a sud, per fantasmagorici laboratori, aule, zone confort, di cui ancora non ci sono chiari programmi didattici, organico, flessibilità (ci ritorneremo), in una sensazione di abbondanza. 

Sono arrivati (sui social), in presidenza, i “robottini”: la foto della dirigente scolastica che abbraccia il nuovo studente, insegnante, tutor, bidello, “libro di testo”, (banco di prova del sistema scolastico?), non si sa ancora, ma sono stati chiaramente accolti con più entusiasmo rispetto ai banchi a rotelle di un’altra recente epoca di innovazione. Forse perché è solo uno, in caso, o perché fa simpatia. 

Una pioggia di bandi. Una rincorsa a far quadrare le esigenze con le voci di stanziamento. Finalmente segnali che le scuole faranno coding, programmeranno, scriveranno e leggeranno il linguaggio binario, mi sa di no, che non sia così immediato il passaggio. Non sembro caratterizzata dal mio noto entusiasmo e ottimismo cosmico, mi preoccupo, come mai? Perché sento il dovere di una  consapevole prudenza, sarebbe infatti forte la delusione per gli sprechi e gli anni di “futuro” sfiorato: la poca accortezza non è mai una strada raccomandabile nelle politiche pubbliche perché ricorda quello che sta succedendo sull’altro grande tema ambientale, si pensi all’acqua, alla leggerezza con cui si è potuto inquinare, utilizzare, abusare, lasciare i costi a chi veniva dopo. 

La scuola secondo un recente sondaggio non sarebbe neppure ai primi posti nell’interesse dei temi dei cittadini, e a questo fermamente non credo. Come può non esserlo una cosa che ci impegna anni, che ci ha fatto incontrare amici, che ci vincola il calendario quando abbiamo i figli, che scandisce la nostra vita in tutti i ruoli anche da nonni, che ci impegna coi compiti, che ci ha salvato spesso dalle solitudini? La scuola non interessa molto a molti, questo è vero, ma adesso – per motivi diversi – tanti guardano alla scuola, che scoprono come “meraviglioso mondo” di un gruppo organizzato di pubblico che si muove in massa (quando nemmeno i partiti e sindacati potrebbero più garantire la stessa riuscita). 

Un giro per conoscere la scuola? Quando vado (dal vivo o in webinar) voglio farmi raccontare ciò che non va dallo studente che pensa di rivolgere gentilmente solo la domanda. Diffido di incontri in cui l’ospite se ne andrà arricchito dal loro sorriso e brusio di vita, talvolta soddisfatti dal silenzio rigoroso. Senza sapere nulla della scuola: glielo raccontiamo, quello che non ha parlato ha avuto l’insufficienza e non è previsto da nessuna parte che ci si soffermi affinché recuperi, prima di andare avanti, bensì il programma scorre e sarà candidato al premio oscar della dispersione scolastica italiana, ad entrare nel club, inclusivo, questo sì, dei NEET

Certo, occorre sacrificio, abnegazione, impegno, collaborazione, determinazione, studio, tempo, merito, intelligenza, metodo, ma chi non ce li ha? Lo lasciamo alla sua sorte, alla fortuna della famiglia di origine, al destino? alla rete (magari diventa influencer). 

La forza della nostra scuola è la sua debolezza: mi riferisco a quel modello che ci lega a una classe, ci rende un corpo solo, ci fa camminare insieme o forse ognuno ha il suo passo, non siamo un esercito che marcia. Ci viene incontro la cinematografia. Tanto più in un mondo in cui non abbiamo più riti così lunghi, appuntamenti così fissi (si pensi anche agli uffici e lo smart working, la durata di vita di un’azienda si è accorciata, sempre meno “ci vediamo da Mario” di un tempo, abbiamo più locali che aprono e chiudono, a esclusione forse dei coworking). Quindi, dopo il terribile periodo di DAD obbligatoria, la scuola è l’ultima cosa rimasta “uguale a se stessa” che fa da ritrovo, da comunità, nella società liquida è l’unica relazione solida. 

Tra gli obiettivi di questa fase quindi c’è “incentivare gli investimenti, favorire le partnership, indirizzare la riqualificazione attraverso soluzioni innovative e replicabili”, questo è per esempio emerso in un lavoro della Confindustria milanese. “Quali sono gli edifici innovativi per un territorio sostenibile?”. Vorreste più computer o più spazi all’aperto, più sport o più musica, la sede del giornale scolastico o generiche pareti mobili?

Rileggiamo insieme quali sono i 7 principi Ocse dell’apprendimento, a cui sta guardando il Piano Scuola 4.0: L’ambiente di apprendimento riconosce nel discenti i principali partecipanti, incoraggia il loro impegno attivo e sviluppa in loro la consapevolezza delle loro attività. L’ambiente di apprendimento è estremamente sensibile alle differenze individuali tra gli studenti e le studentesse che lo compongono, comprese le loro conoscenze pregresse, pone, altresì, una forte enfasi sul feedback formativo per supportare l’apprendimento e promuove  la “connessione orizzontale” tra aree di conoscenza e materie.

L’immagine più emblematica la raccolse una studentessa, Eleonora, (ne ho scritto per il Corriere in visita nelle scuole all’estero nove anni fa) che fu colpita dalla presenza dei lavandini nei corridoi e in tutte le aule. E domandavamo “Che didattica richiede di lavarsi spesso le mani?”. Meritano una riflessione mentre si riorganizzano anche coi fondi del Pnrr gli edifici futuri, i percorsi, più flessibili e personali per aiutare anche un sistema duale e i contratti di apprendistato di I livello. Però, dopo questa rivoluzione degli ambienti: Studiare «Greco e falegnameria», in Italia. Dove? 

Integrare le necessità con gli strumenti di pianificazione urbanistica, nell’ambito delle operazioni di rigenerazione urbana, gli edifici scolastici possono rappresentare un elemento di innesco di processi innovativi.

Foto di Thomas Kolnowski su Unsplash

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CONTRIBUTOR

  • Benedetta Cosmi

    Benedetta Cosmi è giornalista economico, dirige dal 2020 il laboratorio Eurispes sul Capitale Umano. Già direttore dipartimento Innovazione della Cisl di Milano dal 2015 al 2019, dove è stata vicedirettore della testata confederale. Per il sindacato è stata responsabile dell’alternanza scuola - lavoro. È nel Nucleo di Valutazione dell’Istituto Italiano Design di Perugia. Candidata come nome della società civile alla Camera dei deputati nel 2018 nelle liste di Forza Italia in Lombardia e all’Europarlamento, ha curato una proposta di legge per l’occupazione femminile, alla guida del dipartimento per le politiche del lavoro in Lombardia. Scrittrice, in lizza al Premio Strega 2021 con il romanzo “Orgoglio e sentimento”, Armando editore, alla ribalta della cronaca con la prima donna Presidente della Repubblica italiana. Ha pubblicato sette libri tra cui “Il bene comune. Dove spingere lo sguardo della politica”, “È il futuro, bellezza. I giovani e la sfida del lavoro”. Dirige dal 2020 la collana di economia della casa editrice Armando editore, Policy. Cura diverse inchieste di comparazione dei sistemi scolastici, nel 2014 per la sezione Foreign Affairs del Corriere della Sera, poi ha collaborato alla Nuvola del Lavoro nel 2016 e 2017. Ha diretto una webserie generazionale ospite d’onore al Riff, ha ideato e realizzato l’iniziativa Libri in bici in collaborazione col Comune di Milano e le Biblioteche per la Fiera Tempo di libri. Impegno nel volontariato sociale in particolare per le nuove generazioni. Gioca a tennis ed è nel direttivo dell’Associazione Giornalisti Italiani Tennisti. Fa parte della Fondazione Bellissario e - dalle prime ore - de Le Contemporanee. Mamma di Lisa.

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