Trapani, 2023: Marisa Leo aveva 39 anni e, nel 2020, aveva già denunciato l’ex compagno per stalking, senza pervenire a risultati concreti. La sua, è l’ennesima vita spezzata da una parternalistica pretesa di dominio: quella di un uomo (spesso, un ex partner) che riversa il proprio rancore in un gesto deliberato e folle.
Con Marisa, sono più di 70 le donne uccise dall’inizio dell’anno, palesando l’esistenza di un problema culturale à l’italienne, a fronte del quale non è assolutamente realistico non ripensare ab origine il sistema di valori che (mal)disciplinano la nostra società.
L’Espresso ha chiesto a chi, di società, se ne intende (Linda Laura Sabbadini, Dirigente Istat, nonchè pioniera degli studi statistici sul genere, instancabilmente attiva nello sforzo di restituire visibilità a fenomeni sommersi quali sfruttamento, violenza sulle donne, mobbing, corruzione, discriminazioni e bullismo) di analizzare questo fenomeno brutale e recidivo.
La lucida disamina di Sabbadini coglie la sostanza di un problema innanzitutto educativo, a fronte del quale occorrono interventi tempestivi e mirati, senza (mai) più derogare.
Fondamentali, anche politiche concrete per sostenere la rete nazionale di centri anti-violenza, che hanno il compito di accompagnare le donne nel difficile cammino che conduce a ritornar padrone della propria vita.
Perché il problema – ed i dati, d’altra parte, lo dimostrano – è tutt’altro che marginale.
“Abbiamo una violenza, quella di oggi “- Rammenta Sabbadini – che ha già gettato il seme di quella di domani.”
Qui, l’intervista completa, nel flusso di un dialogo che ci riporta alla realtà. Per spezzare la violenza intergenerazionale (e prestar così soccorso immediato alle donne, ed ai (loro) figli sotto attacco) occorre non trascurare un intervento fondamentale. Insegnare, questa violenza, a ripudiarla, e non volerla in nessun caso commettere.