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L’inchiesta di Fanpage su GN di FdI ha scoperchiato un vaso di pandora?

Il 13 giugno, la testata giornalistica indipendente Fanpage ha pubblicato la prima parte di un’inchiesta che ha come protagonisti alcuni esponenti di spicco e militanti di Gioventù Nazionale, movimento giovanile di Fratelli d’Italia e legato alla figura della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
L’obiettivo dell’inchiesta, intitolata Gioventù Meloniana, è quello di documentare possibili influenze neofasciste, reazionarie, odianti e incompatibili con una democrazia liberale all’interno dell’attuale partito di maggioranza.

La redazione Blackstair si è avvalsa di un metodo arcinoto del giornalismo d’inchiesta, ovvero l’undercover, un metodo di documentazione sotto copertura utilizzato in tutto il mondo e inventato da una cronista statunitense del secolo scorso, Nellie Bly.
Sempre sotto copertura, ricorda Roberto Saviano in un suo video social in cui commenta l’utilizzo del metodo in questione – pesantemente criticato dalla destra, come vedremo più avanti -, hanno lavorato mostri sacri del giornalismo come Camilla Cederna durante il fascismo e Giorgio Bocca durante gli anni di piombo.

Una giornalista di Fanpage ha quindi accettato di infiltrarsi per indagare la situazione interna al movimento e raccogliere prove dei valori condivisi da quelli che potrebbero essere i nuovi volti della destra italiana all’interno dei palazzi istituzionali.
Il materiale raccolto ha provato l’esistenza di una doppia faccia a dir poco inquietante: cori inneggianti a Mussolini, messaggi e affermazioni esplicitamente razziste e antisemite (nonostante la presenza in FdI della senatrice Ester Mieli, ex portavoce della comunità ebraica di Roma) e molto altro.
Come previsto, la notizia ha scatenato un terremoto politico, silenziato dal servizio pubblico in TV, ma ripreso anche all’estero, con richieste di chiarimenti da parte della presidente che però ha temporeggiato a lungo prima di esprimersi.

In seguito, durante un evento annunciato dal direttore della testata, Francesco Cancellato, presso il Monk di Roma il 26 giugno è stata proiettata in diretta nazionale la seconda parte dell’inchiesta, ancor più ricca di particolari riguardo una militanza neofascista accuratamente tenuta lontana dalle telecamere. L’evento, preceduto da una consistente fila d’attesa, ha visto la partecipazione commentata di giornalisti come lo stesso Saviano, Michela Ponzani e Corrado Formigli. In platea, presenti anche: Marta Bonafoni, Riccardo Magi, Angelo Bonelli, Giuseppe Civati, Ascanio Celestini.

Formigli in particolare ha esposto un suo timore secondo il quale, l’unico procedimento attuabile per FdI in vista del materiale reso pubblico, sia quello di ripulirsi la facciata epurando dal movimento chi si è fatto beccare, il tutto senza però provvedere a una decostruzione interna tramite dichiarazioni antifasciste. Successivamente allo scandalo, la previsione di Formigli si è tristemente realizzata: due esponenti di spicco di GN, Flaminia Pace ed Elisa Segnini Bocca, hanno dato le dimissioni per “motivi personali”.

Dopo due settimane di attesa, tra colpevolizzazioni nei confronti della giornalista sotto copertura da parte del responsabile dell’organizzazione, il deputato Giovanni Donzelli, e le pallide scusanti del senatore Maurizio Gasparri (FI) su un taglia e cuci proveniente dalla tifoseria casertana, Giorgia Meloni ha finalmente risposto ai giornalisti. La presidente ha negato di conoscere la situazione interna al movimento del suo partito, nonostante ciò appaia altamente improbabile; ha sostenuto inoltre che in settantacinque anni di storia repubblicana nessuna testata prima si sarebbe mai permessa di infiltrarsi per documentare un contesto politico sospetto.

Ritenuto inquietante da molti, è stato in particolare il tono con cui la presidente si è espressa, quasi intimidatorio. Meloni ha dichiarato che, dal momento che al suo partito è stato fatto qualcosa del genere, allora anche FdI si sentirà d’ora in avanti autorizzato a fare lo stesso con la sinistra. Come se Fanpage fosse un media prezzolato dall’opposizione, o il giornalismo d’inchiesta non fosse stato mai utilizzato per investigare anche dentro gli attuali partiti in minoranza. Senza tenere conto poi che tutti gli stati liberi e democratici prevedono questo metodo giornalistico.

Sembra quasi – a noi sembra – che la presidente Meloni desideri riscrivere passato e presente pur di spostare il focus altrove, lontano dal terremoto scatenatosi intorno a lei davanti agli occhi di tutti. Occhi che ci auguriamo restino aperti e, soprattutto, che non restino indifferenti ai retroscena di un governo mai così discusso.

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