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Bridget Jones 4 si farà: torna al cinema l’eroina che ci insegna che l’amore per noi stesse è (sempre) cool

Se c’è una cosa che Bridget Jones -l’irriverente creatura di Helen Fielding, protagonista anche di una fortunata saga cinematografica – ci ha insegnato, è che “il fallimento”, alle volte, si traduce “in puro stile.”

Dapprima trentenne londinese in lotta con il peso, nonchè con l’imperitura “singletudine”, l’editrice (e poi autrice televisiva) britannica, si è riconfermata nel corso della sua crescita potente icona di lifestyle, in grado di accompagnare le “brave” ragazze degli anni ‘90 sino all’approdo all’età adulta.

Caduta preda di una relazione che, oggi, definiremmo altamente tossica con il suo capo ufficio, l’affascinante donnaiolo Daniel Cleaver, Bridget è sopravvissuta con abilità a quel nuovo millennio che proponeva con insistenza, soprattutto in ambienti anglosassoni, i modelli della fisicità androgina alla Kate Moss, anticipando con successo la body positivity. Poi, l’amore di una vita: quello per il golden boy Mark Darcy; avvocato per i diritti civili spigoloso e devoto alla carriera, che Bridget finisce per far innamorare insegnandogli la gioia di vivere fuori dagli schemi.

Nel 2016, infine, il più recente capitolo dell’avventura cinematografica di Bridget ha provveduto a renderla nota anche a quel grande pubblico che, inerendo ad una fascia anagrafica differente, ancora non aveva avuto il piacere di poterla incontrare. In Bridget Jones’ baby, abbiamo lasciato infatti la nostra eroina, finalmente, emotivamente realizzata: dopo il grottesco equivoco che la vedeva incapace di stabilire se la paternità del figlio che aveva concepito appartenesse al ricco matematico Jack Qwant, o viceversa, all’eterno Mark Darcy, per lei, le vicissitudini rocambolesche parevano (una volta per tutte) giunte al termine. 

Ma la penna di Helen Fielding non era  ancora pronta a trovare riposo: e la notizia che in questi giorni ci ha raggiunti conferma anzi, che in ossequio all’ultima tranche dell’avventura libresca di Bridget, Mad About The Boy”, un quarto film ci sarà. Ed approderà nelle sale nel 2025.

Previsti i ritorni in grande stile di Hugh Grant e di Emma Thompson (l’esilarante dottoressa Rawlings, ginecologa di Bridget dallo sferzante sarcasmo). Tra le new entry, invece, troveremo Leo Woodall (il Dexter di One Day) e Chiwetel Ejofor (12 anni schiavo).

Bridget, vedova di Darcy con figli a carico, muoverà infatti i primi passi per rimettersi in gioco, intrecciando una relazione con un ragazzo di svariati anni più giovane. Finendo per insegnarci ancora una volta che, al di là degli stereotipi più convenzionali e dei codici di comportamento, non esiste “un solo modo” per inseguire la felicità.

Una spiccia analisi potrebbe, oggi, farci concludere che Bridget rappresenti un’eroina anacronistica, rispetto alle nuove sensibilità in emersione. Come può, del resto, una cinquantenne che per lunga parte della propria vita ha inseguito il sogno romantico tout-court, indulgendo in alcool e sigarette, parlare ad una “ragazza di oggi”, che sogna di emanciparsi in autonomia, legittimamente aderendo anche a stili di vita più healthy?

Ciò che fa di Bridget un’eroina senza tempo, tuttavia, è l’orgoglio irriducibile di essere “sè stessa.” Il rifiuto di aderire a standard di bellezza, a schemi precostituiti, a norme di bon-ton: il tutto, quale risultato di un dialogo interiore incessante; di una “messa in discussione” (talvolta, anche dolorosa) che finisce però per culminare puntualmente in un inno all’accettazione, e all’amore di (e per) sè. 

Bridget Jones, soprattutto, è anche libertà di vivere il sesso: esaltazione della più sincera amicizia (come dimenticare, infatti, l’eterno cerchio della fiducia, formato da Shazzer, Jude e Tom?): determinazione nel perseguire la carriera e l’auto-miglioramento nonchè, infine, coraggio di coronare il desiderio della maternità nelle sue forme meno convenzionali; e dunque, perchè no; anche “ da sola.”  

Per dirla quindi con le parole della filosofa e saggista Maura Gancitano, il merito di Bridget Jones risiederebbe  nell’averci liberate, oggi come ieri, “dalla brava bambina”, incitandoci a farci spazio nel mondo; ad arraffarne più che si può. 

Una medaglia al valore, quindi, che nemmeno l’inesorabile scorrere del tempo (delle culture e delle società) potrà mai ossidare. E in considerazione della quale, l’invito, per noi, appare fermo e chiaro: ragazze Gen Z, incontrate Bridget Jones.

Ed amatevi sempre: proprio come fa lei. 

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CONTRIBUTOR

  • Rebecca Loffi

    Rebecca Loffi ha conseguito la laurea in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano nel 2016, specializzandosi in Comunicazione.  Attualmente, svolge attività di ufficio stampa per il terzo settore, con particolare riguardo alla fragilità. Da sempre vicina all'associazionismo e alla lotta attiva per i diritti civili, fa parte dell’Associazione Radicale Fabiano Antoniani, nata dalla difesa del fine vita.

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