Istantanea

Buona festa della Repubblica, tranne a…

Il 2 giugno ricorre la festa della Repubblica Italiana, una data che ha segnato l’inizio di una nuova era per il nostro Paese – la fine della monarchia e del regime fascista – e che ci ha portat* a una consapevolezza politica e collettiva che purtroppo oggi sembra scemare anno dopo anno. Complice la disillusione e il conseguente e sempre più crescente astensionismo elettorale, l’Italia oggi ha bisogno più che mai di essere ascoltata e aiutata nel concreto, non solo a parole.

Desideriamo approfittare di questa festività per chiederci: come stanno andando effettivamente le cose in Italia? C’è da festeggiare davvero? Oppure possiamo prenderci queste 24h, e non solo, per riflettere sulle nostre mancanze?

Partiamo da un argomento che da solo ne concentra parecchie: cosa significa oggi essere cittadin* italian*? Perché si sente tanto parlare di italianità, di etnia sotto attacco o di inverno demografico? La risposta è rintracciabile nelle passate politiche fallimentari, a cominciare dai mancati finanziamenti per sostenere le famiglie e le categorie in difficoltà, e sull’evergreen retorico del pericolo esterno rappresentato da* migranti, oltre che da quello interno dai diritti riproduttivi delle persone con utero.

Essere italian* oggi è molto diverso dall’esserlo durante gli anni del boom economico vissuto dalle precedenti generazioni, questo è evidente. Le esigenze sono differenti, in particolare la società di oggi si è evoluta assemblando diverse culture che hanno portato a un ulteriore arricchimento. Pensiamo ai frequenti attacchi contro l’immigrazione e al silenzio riguardante la cittadinanza per l* italian* di prima e seconda generazione, il cui diritto viene sempre surclassato dai cosiddetti “problemi più urgenti”. Essere italian* oggi significa vedersi negati i documenti, non poter votare, ma anche vivere in una Repubblica che non riconosce a tutt* i diritti riproduttivi: come l’aborto e la gestazione per altri, quasi come se fosse accettabile obbligare le persone a partorire nuovi italiani – rigorosamente abili e bianchi – in maniera da sostenere con il loro lavoro, spesso sottopagato, le pensioni di un numero sempre più crescente di pensionati.

L’Italia è una democrazia fondata sul lavoro, ma le parole scritte sulla nostra Costituzione sembrano rimanere lì, sulla carta, senza un riscontro oggettivo o reali politiche di sostegno per lavorator*, madri lavoratrici, lavorator* migranti e in particolare studenti dilaniat* dal caro affitti, dove il mutuo per una casa di proprietà è oramai un miraggio. Forse c’è davvero poco da festeggiare.

È di ieri la notizia di ben due femminicidi, quello di Giulia Tramontano, 29 anni e incinta al settimo mese, e quello di Pierpaola Romano, agente di polizia uccisa da un collega. In Italia una donna viene uccisa dal compagno in media ogni 72h, eppure sentiamo ancora parlare cittadini (e anche procuratrici) di come sia incauto per le vittime accettare di vedere l’ex per un ultimo appuntamento. Si tratta di paternalistico victim blamig, che vede le donne in pericolo costante; un pericolo che la società identifica nella presunta bestialità maschile e da cui le donne dovrebbero guardarsi. Loro. Non viene insegnato all’uomo che è lui a doversi decostruire. Ciò è prova di irresponsabilità collettiva. Il femminicidio è l’estrema sopraffazione di un genere su un altro. La democrazia insegna altro: insegna a rispettare, ripudia la guerra, anche tra i generi.

Alla violenza di genere seguono episodi di omolesbobitransafobia sistemica che si addizionano giorno per giorno. L’Italia è una democrazia, eppure non possediamo ancora una legge che tuteli dai crimini d’odio omolesbobitransafobico né un sistema scolastico in grado di educare all’affettività, alle emozioni, alla sessualità, al consenso e alle differenti soggettività con cui conviviamo.

Il caso dell’aggressione a Milano di Bruna, una donna transgender, da parte di tre vigili urbani dimostra che tale educazione al rispetto delle identità non conformi alla norma eterosessuale e cisgender avrebbe dovuto essere introdotta molto prima, rigorosamente insegnata da personale specializzato e competente.

Con quest’istantanea abbiamo solo scavato la superficie, ma ci teniamo a concludere con il valore di un primato e un augurio per il futuro. Se da una parte è un segno importante che a capo del governo sia stata recentemente eletta per la prima volta una donna, Giorgia Meloni, e un’altra alla Segreteria del Partito Democratico, Elly Schlein, ci auguriamo che non finiscano per trattarsi di casi isolati senza un seguito, anzi, che possano spalancare le porte a nuove generazioni di donne consapevoli e intenzionate ad appianare il gender gap. E che la presenza femminile, in un futuro non troppo lontano, possa arrivare a rompere il soffitto di cristallo fino alla posizione apicale delle nostre istituzioni: la Presidenza della Repubblica. In 77 anni di Repubblica infatti, nessuna donna ha mai ricoperto tale carica, nonostante i luminosi esempi di politiche quali Nilde Iotti, prima donna Presidente della Camera dei Deputati, o Tina Anselmi, Ex Ministra della Salute, tale traguardo sembra ancora lontano.
Ci auguriamo che la presenza femminile in tutti i settori, e non solo in ruoli marginali, possa divenire un vanto e un esempio per il Paese. E che la rappresentanza possa divenire quanto più intersezionale possibile, comprendendo persone razzializzate, disabili e queer, in maniera da riuscire ad ascoltare finalmente la totalità cittadina e venire incontro alle esigenze di tutt*.


Fonti:

https://www.ansa.it/lazio/notizie/2023/06/01/femminicidio-a-roma-agente-uccide-una-collega-e-si-suicida_6ab64a9e-6139-4bc4-87ef-a6a233dfcaf0.html

https://27esimaora.corriere.it/23_giugno_01/hashtag-losapevamotutte-femminicidio-giulia-tramontano-senago-aee57658-0057-11ee-aa0d-ae14e4ab3247.shtml

https://www.gay.it/aggressione-bruna-denuncia-milano

https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/editoriali/2019/11/22/violenza-sulle-donne-sabato-la-mobilitazione.-lunedi-si-celebra-la-giornata-internazionale-_f0ad4334-2422-4369-95ec-6aaf1a7abef6.html

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CONTRIBUTOR

  • Transfemminista, attivista lgbtqiapk+ e militante pro-choice, Lou è una persona transgender non binaria. Dopo la laurea in Beni Culturali ha iniziato a formarsi in gender studies, cultura queer, feminism and social justice. Ha conseguito un corso in Linguaggio e cultura dei CAV. Ha abbracciato la campagna "Libera di abortire" e collabora con diversi collettivi transfemministi. Fa attualmente parte di Gaynet Roma Giovani. È una survivor di violenza. Attualmente è content creator, moderatrice e contributor. Suoi obiettivi sono: continuare a svolgere formazione nelle scuole e diventare giornalista. 

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