La battaglia per l’uguaglianza in Europa ha segnato un punto. La Commissione è rivenuta sulla sua intenzione di ritirare dal suo programma di lavoro del 2025 la prosecuzione del lavoro sulla Direttiva Antidiscriminazione.
La Direttiva Orizzontale Antidiscriminazione, proposta dalla Commissione nel 2008, dopo anni di ritardo e pressioni da parte del PE (ricordo benissimo i risolini scettici di Barroso), e mai arrivata a conclusione, è una norma fondamentale che mira a colmare le lacune critiche nel diritto antidiscriminatorio europeo. Attualmente, la discriminazione basata su età, disabilità, orientamento sessuale, religione o convinzioni personali è vietata solo nel contesto lavorativo. Questa Direttiva estenderebbe tale protezione a settori vitali come la protezione sociale, la sanità, l’istruzione, l’alloggio e l’accesso a beni e servizi. Si tratta di un passo essenziale per garantire pari trattamento per tutti i cittadini, ovunque si trovino in Europa.
Il percorso di questa Direttiva è stato tutt’altro che semplice. E’’ rimasta bloccata per anni, a volte ripresa da qualche volenterosa Presidenza, poi di nuovo abbandonata; e nel 2024, la Commissione Europea aveva annunciato l’intenzione di ritirare la proposta, sostenendo che, date le maggioranze al PE e al Consiglio, ulteriori progressi fossero improbabili. Questa decisione, presa senza preavviso né consultazione con altre istituzioni o la società civile ha scatenato una forte reazione. Il Parlamento Europeo, e stranamente una maggioranza di Stati membri (incluso il supporto della Presidenza polacca e danese) e numerose organizzazioni della società civile hanno espresso il loro netto disaccordo e unito le forze per rovesciare questa intenzione.
Nonostante il blocco da parte di alcuni Stati (principalmente Germania, Italia e Cechia) sin dal 2008, i negoziati hanno visto progressi politici significativi negli ultimi anni, in particolare sotto la Presidenza belga e polacca. Una nuova proposta di compromesso presentata dalla Presidenza belga nel giugno 2024 ha ottenuto il sostegno di un’ampia maggioranza di Stati membri. Grazie a questa pressione concertata, la Commissione ha così finalmente deciso di non ritirare la proposta. Questa inversione di rotta è stata accolta con grande favore: al di là della norma in sé, ritirare la Direttiva avrebbe inviato un messaggio pericoloso sui valori dell’UE, specialmente in un momento in cui i diritti umani sono sempre più minacciati a livello globale e la discriminazione nell’UE è in aumento. L’Europa deve avanzare, non retrocedere, nella protezione dei diritti fondamentali, soprattutto in questi tempi.
Adesso, però, bisogna concludere il lavoro. L’adozione della Direttiva Orizzontale Antidiscriminazione non è solo auspicabile, è cruciale per molteplici ragioni, anche di principio.
Come sottolinea l’eurodeputata verde Alix Kuhne, la sua approvazione invierebbe un messaggio chiaro e forte sull’impegno dell’UE a rimanere un leader globale nella giustizia sociale e nell’uguaglianza. Difendendo i gruppi discriminati, l’UE si affermerebbe come una vera controforza contro ogni guerra alla diversità e all’inclusione.
Milioni di europei beneficerebbero poi di una protezione ampliata. Fino al 76% della popolazione dell’UE si identifica con almeno una delle quattro caratteristiche coperte dalla Direttiva (età, disabilità, orientamento sessuale, religione o credo). La Direttiva offrirebbe regole trasparenti e comprensibili, che tutti i governi devono rispettare, migliorando la chiarezza giuridica per tutti.
La legge proposta potrebbe anche migliorare il riconoscimento della discriminazione multipla e intersezionale, catturando la più ampia gamma di pratiche discriminatorie nella loro diversa forma.
Oltre a promuovere l’inclusione sociale, la Direttiva può incoraggiare maggiore produttività e guadagni economici; questo è stato calcolato tra i costi della “Non-Europa” in un rapporto del 2023 secondo il quale la sua adozione potrebbe generare fino a 55 milioni di euro all’anno, assumendo un miglioramento del 5% nello stato di salute e nel rendimento scolastico delle persone beneficiate..
L’intenzione iniziale della Commissione di ritirare la Direttiva è stata un errore colossale e un colpo all’Unione dell’Uguaglianza. Le attuali “roadmap” o strategie di uguaglianza non sono leggi e non offrono protezioni concrete e esigibili. La Direttiva Orizzontale Antidiscriminazione non è perciò un lusso, e la ripresa dell’iter legislativo può anche rappresentare l’occasione per una rinnovata mobilitazione politica ed associativa su questi temi di libertà. I negoziati tra gli Stati membri proseguiranno ora sotto la Presidenza danese, con l’obiettivo di raggiungere l’unanimità richiesta per la sua adozione. Sarà una impresa difficile, ma non impossibile. Se si riuscirà, la parola passerà ai governi nazionali che dovranno trasporla nel diritto nazionale. Anche questa sarà, ne siamo certe, una occasione di battaglia e mobilitazione perché l’Italia ha una storia non positiva di applicazione debole e a volte scorretta delle norme europee.