Istantanea

SILENZIO percentuale: i dati della violenza di genere nel 2022

Sono 105 i Centri della rete antiviolenza D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, gestiti dalle oltre 80 organizzazioni socie e  presenti in tutte le regioni italiane (eccezion fatta per il Molise). Il loro lavoro si sostanzia dell’impegno infaticabile delle volontarie, molto spesso non retribuite a causa di una scarsità e non strutturalità dei fondi, ed offre alle donne accolte molteplici servizi: si va dalla consulenza legale, e psicologica, sino ai percorsi ad hoc di orientamento al lavoro.

Il report dei dati relativi al lavoro dei centri della rete nel 2022, recentemente condivisi da D.i.Re, del resto, parlano chiaro: la violenza sulle donne è ad oggi un fenomeno drammatico, come attestano le 20.711 vittime di violenza accolte dai centri nel corso dell’anno. Ma c’è di più. 

Il report dei dati consolida infatti un ritratto tipizzato delle vittime di violenza: donne tra i 30 e i 49 anni, italiane e spesso caratterizzate da una condizione di subalternità economica. A questo topoi di riconferma si affiancano, tuttavia, alcune novità significative.

Cresce il numero delle donne oltre i 60 anni che denunciano episodi di violenza: nel 2022, D.i.Re ne ha accolte 1638. E gli abusi aumentano anche tra le donne straniere: durante l’anno, il 29% ha chiesto aiuto ai centri della rete, registrando un aumento di tre punti percentuali rispetto ai due anni immediatamente precedenti. 

Il dato più allarmante è legato, invece, ad una perdita in termini percentuali: un numero ancor più ristretto di donne, rispetto al 2021, decide di denunciare il proprio abusatore, con una percentuale pari al solo 27%. 

Un quadro tragico, necessitoso di un’interpretazione multidimensionale: ma di certo, legato in primis alla paralisi delle Istituzioni incaricate di accogliere e di dar seguito ad una denuncia di violenza, e alla tendenza – sempre più incentivata dai mass media, nonchè dai danni culturali di una narrazione patriarcale – alla vittimizzazione secondaria delle donne, esposte alla gogna mediatica, nel claudicante tentativo di forzarle a condividere con il proprio abusatore quel quantum di responsabilità.

I dati condivisi dai centri D.i.Re hanno il merito di spazzar via un ulteriore stereotipo, tristemente consolidato: nel 72% dei casi, l’autore della violenza è italiano, ed il luogo privilegiato ne diviene –  non di rado – la coppia.

“Le donne accolte dai centri antiviolenza e accompagnate nei loro percorsi di uscita dalla violenza continuano ad attestarsi su cifre molto alte” – Ha spiegato infatti Antonella Veltri, presidentessa di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. 

“Questo dato appare ancora più impressionante se si pensa a quanto questo fenomeno sia ancora sommerso, spesso non riconosciuto e stigmatizzato.”

Nel contesto di un presente difficile, spesso inquinato da messaggi negativi e da sterotipi di violenza sistematizzata, il lavoro dei centri antiviolenza continua infaticabile. 

Ed il ruolo di chi, la violenza, preferisce ripudiarla- checchè non codificato – non potrà che premurarsi di fare altrettanto: portare alla luce, denunciare, dare voce agli abusi sommersi; fare in modo che se ne parli il più possibile; stimolare la riflessione ed il confronto; promuovere l’educazione all’affettività.

Perchè se è vero che, “male o bene, purchè se ne parli”, un primo passo per sconfiggere quell’aguzzino può avere inizio proprio con un proposito, per gli anni che verranno. Non lasciar mai precipitare, sulla violenza di genere, il velo del silenzio, e dell’omertà.

TAGS

CONTRIBUTOR

  • Rebecca Loffi

    Rebecca Loffi ha conseguito la laurea in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano nel 2016, specializzandosi in Comunicazione.  Attualmente, svolge attività di ufficio stampa per il terzo settore, con particolare riguardo alla fragilità. Da sempre vicina all'associazionismo e alla lotta attiva per i diritti civili, fa parte dell’Associazione Radicale Fabiano Antoniani, nata dalla difesa del fine vita.

    Visualizza tutti gli articoli

COMMENTI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di LeContemporanee.it per rimanere sempre aggiornato sul nostro Media Civico