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Legge 194 sull’aborto: dopo 45 anni c’è poco da festeggiare

La legge 194 del 1978 compie oggi 45 anni. Un anniversario che avrebbe dovuto rappresentare uno spartiacque tra il passato pericoloso della clandestinità e il futuro assicurato da un diritto riconosciuto per legge.

Purtroppo è evidente che non sia attualmente così. Secondo l’inchiesta Mai Dati pubblicata dall’Associazione Luca Coscioni, ben oltre 30 strutture in Italia risultano al 100% composte da personale medico-sanitario obiettore, una composizione illegale, ma che nessun* si premura di monitorare assicurando così il diritto. In regioni come le Marche, la Sicilia, il Lazio e la Campania si supera l’80% di ginecolog* obiettor*. Le donne, e persone intenzionate ad abortire in generale, si vedono negata la possibilità di autodeterminarsi e tutto ciò è inaccettabile in un Paese civile.

Come ricordava giustamente Oriana Fallaci durante un’intervista rimasta storica: “L’aborto non è un gioco politico”, non è un compromesso. È un diritto così come lo è scegliere di diventare madri.

Ricordiamo chi si è tanto battuta per l’ottenimento di questo diritto: da Adele Faccio, alla Senatrice Emma Bonino, fino a tutte le donne che in strada affrontarono una società antiscelta e patriarcale.

Il corpo è nostro e siamo noi a volerlo gestire. Intendiamo decidere come, quando e se partorire.

Crediti foto: www.uaar.it

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CONTRIBUTOR

  • Lou Ms.Femme 

    Transfemminista, attivista lgbtqiapk+ e militante pro-choice, Lou è una persona transgender non binaria. Dopo la laurea in Beni Culturali ha iniziato a formarsi in gender studies, cultura queer, feminism and social justice. Ha conseguito un corso in Linguaggio e cultura dei CAV. Ha abbracciato la campagna "Libera di abortire" e collabora con diversi collettivi transfemministi. Fa attualmente parte di Gaynet Roma Giovani. È una survivor di violenza. Attualmente è content creator, moderatrice e contributor. Suoi obiettivi sono: continuare a svolgere formazione nelle scuole e diventare giornalista. 

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