Memo

La premier finlandese Sanna Marin e l’intollerabile diritto (femminile) a divertirsi

Esiste un pilastro in ogni professione – a detta di molti – impossibile da scalfire, se si vuole venga riconosciuto il nostro valore di singola forza lavoro nell’attuale società performativa. Sto parlando della SERIETÀ. La serietà in ambito lavorativo è un metro di giudizio apparentemente essenziale, che però rivela la sua sproporzione quando ad essere misurata è la competenza femminile rispetto a quella maschile. 

Detto in altri termini, quando si tratta di una lavoratrice la serietà richiesta è doppia. Sempre. Fin dall’inizio vieni considerata incompetente fino a prova contraria. Questo perché la professione che svolgi non è stata originariamente pensata per le donne – a meno che non si tratti di lavoro di cura o istruzione primaria. La tua immagine deve essere impeccabile, specie quando rappresenti un Paese e sei anche donna. 

Un preambolo che introduce la protagonista dell’articolo di oggi, assieme a un’azione considerata da molti un danno all’immagine di un Paese, ma che dietro a un sessismo conservatore e all’immancabile doppio standard cela diversi punti oscuri. Innanzitutto, di chi stiamo parlando? 

Sanna Mirella Marin, classe 1985, è l’attuale Ministra Capa della Finlandia. Già in precedenza Presidente del Consiglio dell’Unione Europea nel 2019, a trentaquattro anni ha fatto la storia come la più giovane capa del governo del suo Paese: la leader del governo più giovane del mondo. Socialdemocratica, una laurea magistrale in scienze dell’amministrazione, è cresciuta in una coppia omogenitoriale. Ha un marito e una figlia piccola. In ultimo è anche molto bella (vedremo come questo particolare del tutto irrilevante abbia avuto un certo peso nella vicenda). 

Il suo nome, per lo meno all’italiano medio, un mese fa non avrebbe detto nulla, fin quando non è diventato virale pochi giorni fa un video in cui la premier balla attorniata da alcune amiche a una festa. Marin, nel video postato da un conoscente balla, scherza, beve: si diverte come ogni trentaseienne della sua età. Che ci sarebbe di strano? Dopotutto si trattava di un party fuori dall’orario e dal luogo di lavoro. 

Il problema, se davvero vogliamo trovarne uno, risiede nella carica che rappresenta, nella serietà citata poc’anzi. Una ministra non fa queste cose, non mostra umanità discutibile, sopratutto non balla! Come sarebbe possibile prenderla sul serio? Rappresenta davvero la Finlandia agendo così? Secondo i media conservatori autori dello scoop no, il suo comportamento sarebbe stato poco dignitoso, per nulla serio, offrirebbe un’immagine sregolata del Paese che rappresenta. Per questo dovrebbe scusarsi e fornire spiegazioni. Ma non è finita. 

A ciò, arriva immancabile l’insinuazione di un presunto uso di droghe. Marin prontamente si sottopone a un test dal quale esce pulita. Stupefacenti non ne ha assunti. Ma la macchina del fango, così sottolinea giustamente anche Roberto Saviano in un suo intervento per Fanpage.it, non si ferma. Spunta un altro video in cui la ministra flirta con un uomo. Poi delle foto ritraenti due amiche influencer baciarsi in topless con annessa la bandiera ucraina. Si punta quindi il dito sulla presunta condotta morale reprensibile. 

E qui scatta quello che nei gender studies e non solo viene definito DOPPIO STANDARD. Se per un politico infatti ballare, fare festa, flirtare, divertirsi viene perdonato in virtù del fatto che si tratta di un uomo – perché “si sa” che gli uomini sono fatti così, biologicamente immaturi e un po’ infantili, il mio è ovviamente sarcasmo – alle donne invece non viene risparmiato il diritto alla vita privata, all’intrattenimento ludico, al mostrarsi o comunque ad apparire durante i momenti di divertimento. Perché risulterebbe poco seria, leggera. Incompetente. Irrispettosa. 

Sono stati versati fiumi d’inchiostro sulla vicenda. Un peso mediatico tale e una chirurgica analisi degli errori commessi in passato – o possibili stravaganze, normali per una under 35 ma non per la popolazione anziana e conservatrice evidentemente – che la stessa Marin durante una toccante conferenza stampa ha finito per scusarsi, ricordando al mondo però che anche lei è umana, che vorrebbe essere considerata per il valore del suo lavoro e non per la sua vita privata fuori dai palazzi del governo. La voce rotta dall’emozione e gli applausi dal pubblico sottostante hanno scatenato la già nata Solidarity with Sanna, una campagna social con tanto di hashtag tramite cui una moltitudine di donne connazionali e non, hanno ballato per rivendicare il diritto delle donne a divertirsi

Ma possiamo davvero circoscrivere il caso a ennesimo attacco sessista fine a se stesso nella sua triste banalità? Oppure dietro c’è qualcos’altro? Senza cedere alle dietrologie, sappiamo che la Finlandia è di recente entrata nella Nato, quindi non sorprende che le accuse provengano da fasce conservatrici pro Putin. Sembra che per invalidare il ruolo di Marin e allo stesso tempo infangare un Paese si sia puntato sulla più meschina delle carte. 

Primo, Marin è una donna leader in un Paese dove il gender gap è stato finalmente appianato – caso unico in Europa, quasi fantascienza visto da qui. Tuttavia viene percepita, almeno all’estero, come un’eccezione. 

Secondo è giovane, e le figure politiche giovani convivono sia con l’osceno pregiudizio dell’impreparazione, sia col mito dell’anzianità che in Italia conosciamo molto bene. 

Terzo è una figura popolare, non gessata in un linguaggio formale tipico dei colleghi attempati, una che va a fare la spesa in bicicletta come chiunque altra.

Quarto e ultimo è molto bella, e questo – dai tempi di Diana Spencer – sappiamo come faccia ancora molta presa sul pubblico. Così come il binomio sessista “donna bella uguale donna stupida”, anch’esso duro a decomporsi. Per tutte queste ragioni è possibile che venga avvertita come una sorta di mina vagante, pedina di poco conto e tuttavia non manipolabile, in grado di suscitare sdegno ma anche moltissima empatia proprio per le medesime ragioni. 

Marin, con tutti i suoi “errori di gioventù” – che errori in fondo non sono – sta mostrando un modo di fare politica diverso, giovane, attraente, a tratti fragile ma non debole, umano e al contempo sta dando modo alla nostra società di interrogarsi sull’ipocrisia propria di certa politica e sul perché certuni uomini al suo interno ispirino al contrario simpatia, anche quando organizzano festini a luci rosse, magari con i soldi pubblici, magari con minorenni al seguito. Vi ricorda qualcuno in particolare forse?

TAGS

CONTRIBUTOR

  • Transfemminista, attivista lgbtqiapk+ e militante pro-choice, Lou è una persona transgender non binaria. Dopo la laurea in Beni Culturali ha iniziato a formarsi in gender studies, cultura queer, feminism and social justice. Ha conseguito un corso in Linguaggio e cultura dei CAV. Ha abbracciato la campagna "Libera di abortire" e collabora con diversi collettivi transfemministi. Fa attualmente parte di Gaynet Roma Giovani. È una survivor di violenza. Attualmente è content creator, moderatrice e contributor. Suoi obiettivi sono: continuare a svolgere formazione nelle scuole e diventare giornalista. 

    Visualizza tutti gli articoli

COMMENTI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di LeContemporanee.it per rimanere sempre aggiornato sul nostro Media Civico