Il rapporto sull’Italia del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa evidenzia come la cessazione delle trascrizioni dei certificati di nascita esteri per i bambini nati da GPA o tecnologie di riproduzione assistita costituisca una violazione dei diritti umani. Il rapporto nota anche l’aumento di discorsi e crimini d’odio LGBTI-fobici in Italia e la mancanza di una legislazione nazionale adeguata per contrastarli, nonchè il tentativo della maggioranza di governo di rimuovere le protezioni basate su orientamento sessuale e identità di genere dalla legge sull’asilo e sottolinea l’importanza dell’applicazione coerente del quadro legale per la protezione delle persone vulnerabili.
Si segnala inoltre che Paesi quali Bosnia-Erzegovina, Islanda, Georgia, Montenegro, Moldavia, Macedonia del Nord, Serbia e Regno Unito proteggono le persone LGBTI sia in ambito lavorativo, che dal punto di vista dell’accesso a beni e servizi. Anche il nostro Paese dovrebbe pertanto approvare la direttiva UE relativa alla parità di trattamento orizzontale, per garantire una solida equità alle persone LGBTI in ogni ambito della vita.
Quanto al diritto al lavoro per le persone trans, una best practice proviene dall’Argentina, che nel 2021 ha approvato una legge che riserva a queste ultime l’1% dei posti di lavoro nella pubblica amministrazione.
Un tasto particolarmente dolente è inoltre l’assenza di un’istituzione nazionale per i diritti umani: l’UNAR (ufficio nazionale per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica), che opera all’interno del dipartimento per le pari opportunità, dal 2010, grazie alla raccomandazione cm/rec(2010)5, ha esteso la sua missione alla rimozione delle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Tuttavia, l’ampliamento del suo mandato non è previsto dalla legge: pertanto, il ruolo UNAR nella lotta alla discriminazione contro le persone LGBTI non è ancora permanente e rimane vulnerabile ai cambiamenti della volontà politica. Un esempio è la strategia nazionale lgbt+ 2022-2025, approvata con un ritardo di 7 anni dallo scadere della precedente.
Bosnia-erzegovina ed Islanda, viceversa, non solo hanno un’istituzione nazionale per i diritti umani pienamente indipendente dal potere esecutivo, ma hanno anche un mandato pieno e permanente per rimuovere le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulle caratteristiche sessuali, oltre a una strategia nazionale lgbti.
Si segnala inoltre che nonostante l’esistenza dell’osservatorio per la sicurezza contro gli atti di discriminazione (OSCAD), comunque istituito attraverso un mero atto amministrativo, l’Italia non ha né una legge, né delle politiche specifiche contro crimini e discorsi d’odio.
Qui, la best practice in assoluto proviene da Malta che ha sia una legge, sia delle politiche specifiche contro crimini e discorsi d’odio basati sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulle caratteristiche sessuali.
Anche in relazione alle Unioni Civili, la best practice in assoluto viene da Malta, che riconosce diversi istituti familiari aperti a tutti (matrimonio, unioni civili e convivenze registrate).
A Malta non esiste un esplicito divieto al matrimonio tra persone dello stesso sesso in costituzione, mentre in Italia l’art. 29 è ambiguo e aperto ad interpretazioni.
Se la cosiddetta step-child adoption è possibile anche in Italia, questa richiede sempre il vaglio di un tribunale con tempi anche molto lunghi ed esiti incerti. A Malta, invece, si tratta di un’opzione legalmente riconosciuta anche per le coppie dello stesso sesso, che, soprattutto, hanno anche diritto al riconoscimento automatico dei figli alla nascita.
Infine, a Malta è garantito anche il riconoscimento della genitorialità trans.
Un discorso a parte va invece fatto per la multi-genitorialità che rimane un concetto riconosciuto legalmente in pochi paesi:
- alcune province canadesi come la British Columbia, l’Ontario e il Québec permettono di riconoscere fino a 4 genitori legali per un bambino, a patto che tutti diano il consenso.
- nel 2013, la Corte suprema della California ha stabilito che un bambino può avere legalmente più di due genitori, aprendo alla multi-genitorialità nello stato.
- dal 2016, il Portogallo consente di riconoscere un “genitore di fatto” oltre ai due genitori legali, per un totale di 3 genitori riconosciuti.
- dal 2020, le leggi della Nuova Zelanda riconoscono la multi-genitorialità fino a 4 genitori, per meglio riflettere alcuni modelli familiari indigeni maori.
Per l’Italia, la dimensione europea è cruciale in questo ambito. I diritti delle nostre famiglie non devono fermarsi alla frontiera: chiediamo perciò il riconoscimento immediato e universale dei matrimoni e della genitorialità tra persone dello stesso sesso in tutti i paesi dell’UE, se sono certificati in un altro stato membro.
Inoltre, se in un paese si ricorre a pratiche riproduttive legali come la donazione di ovuli o la maternità surrogata, la scelta dovrà essere rispettata in tutti i Paesi, senza alcuna sanzione.
Dal punto di vista del riconoscimento legale del genere, l’Italia è stato uno dei primi paesi a garantirlo, ma la legge attualmente in vigore non è basata sul principio di autodeterminazione, come avviene invece in Belgio, Danimarca, Finlandia, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Portogallo, Spagna e Svizzera.
In Italia, infatti, è ancora richiesta un’opinione psicologica e il ricorso a trattamenti ormonali per poter cambiare genere.
L’Italia, inoltre, ancora non vieta la pratica barbarica degli interventi chirurgici cosmetici su bambini intersex, al contrario di Germania, Grecia, Islanda, Malta, Portogallo e Spagna. Da questo punto di vista, la best practice però arriva dalla Grecia, dove la legge del 2022 vieta interventi chirurgici cosmetici su persone intersex di età inferiore ai 15 anni, a meno che non vi sia una decisione del tribunale che sentenzi diversamente. Le sanzioni arrivano sino alla detenzione per i medici che effettuino tali interventi chirurgici. Le operazioni, compresi gli interventi chirurgici correttivi o le terapie ormonali per modificare le caratteristiche del viso o del corpo, su persone intersessuali di età superiore ai 15 anni, saranno consentite previo consenso degli adolescenti.
Infine, quanto al diritto d’asilo, l’Italia include l’orientamento sessuale e l’identità di genere come criteri di qualificazione per l’asilo, ma non le caratteristiche sessuali. Inoltre lo stato finanzia rifugi specificamente dedicati alle persone lgbt: tuttavia, c’è il problema della lista dei paesi cosiddetti sicuri, recentemente aggiornata, che comprende anche paesi che criminalizzano l’omosessualità – come Tunisia, Algeria, Marocco, Senegal, Ghana, Nigeria, Gambia, Bangladesh, Camerun, Egitto e Sri Lanka – senza prevedere alcuna eccezione per categorie di persone a rischio, come quelle lgbt+.
Una best practice in questo ambito, viene, per concludere, dalla Germania che offre consulenza legale specializzata per sostenere il diritto individuale all’asilo, anche se si proviene da un paese formalmente “sicuro”.