le opinioni

Il Capodanno della vita è la forza di continuare a lottare

Con i suoi caotici capelli ricci e lo sguardo velato di tristezza dietro agli occhiali da accademico, è sempre stato impossibile, per me, non accostare Antonio Gramsci – oggi come ieri – al ritratto di un uomo  di cui, con altissime probabilità, mi sarei disperatamente innamorata.

Ero poco più che adolescente quando, sulla scorta dell’onda social, citavo per la prima volta la celebre sententia “Io odio il Capodanno”, tratta da un articolo comparso sull’Avanti!, nel 1916: all’epoca della mia dura giovinezza, tuttavia, quel pretenzioso quanto abusato richiamo si fondava, più che altro, sul mio senso di estraneità nel mondo; nonché sulla sgradevole percezione che, quantunque mi impegnassi per entrare nel mood, a Capodanno, tutti avrebbero comunque finito per divertirsi più di me.

Oggi, la riflessione di Antonio Gramsci si carica invece di significati nuovi, e – con mio grande sollievo – smaccatamente più altruistici.

“Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. – Scriveva Gramsci il primo giorno dell’anno di 107 anni fa, per la Rubrica “Sotto la Mole– Perciò, odio questi capodanni a scadenza fissa, che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito.”

Come aggregatore di idee, spazio di informazione, di comunicazione ed analisi dei dati, credo che Le Contemporanee  possa efficacemente rappresentare lo sforzo dialettico di procedere andando a braccetto con la Storia; con l’emersione di sensibilità nuove; con la Società.  Uno sforzo che non si può dunque concludere insieme con l’anno che tramonta: ma che deve necessariamente proiettarsi più in là; lanciarsi con slancio e con fiducia verso un futuro che, sempre maggiormente, non potrà prescindere da un legame inscindibile con progressione, trasformazione e partecipazione, e che,” domani,” proporrà al vaglio delle generazioni future i risultati del lavoro, della fatica euristica di studio e di significato messi in campo, da noi, quest’“oggi”.

Nel 2023, l’impegno de Le Contemporanee è proseguito  all’insegna del networking, delle campagne, della progettualità attiva; del sostegno ad enti ed associazioni che credono profondamente nell’operato del Mediacivico; lo alimentano e lo  accompagnano, in un interscambio proficuo di iniziative significativamente in grado di accelerare il  cambiamento.

La stesura del Manifesto Start We Up, insieme con Gruppo Donne Confimi, che verrà presentato nel mese di Gennaio  al Parlamento Europeo, ai fini di normare e definire in maniera univoca l’imprenditoria femminile in Italia; la partecipazione al Festival di L’Internazionale, a Ferrara; la partnership con Corriere della Sera, la 27esima ora e Università Sapienza, da cui ha tratto origine il campus per la Parità di Genere Obiettivo 5; l’attiva collaborazione con Enea per raccontare le importanti capacità di leadership femminili, quali acceleratore fondamentale del cammino che conduce  all’efficienza energetica, sono soltanto alcuni dei risultati che, nel corso dell’anno ormai prossimo a concludersi, abbiamo raggiunto, consapevoli di non dover –e di non poter – fermarci.

Nel 2024, continueremo infatti a costruire reti, incentivando l’utilizzo di un linguaggio ampio ed inclusivo quale strumento sostanziale al dialogo e alla conciliazione; a raccontare le storie di Contemporanee e Contemporanei; a lottare affinchè l’educazione sessuo-affettiva entri finalmente a far parte della programmazione scolastica tout-court; a rilanciare l’appello per la nascita di un Comitato Scientifico per la Parità di Genere super partes;  ad abbracciare l’alfabeto gentile della Pace, a discapito del frastuono della guerra; nonché ad incentivare l’accesso delle giovani di tutto il paese ai percorsi di studio tecnico-scientifici.

Perché quell’ “Odio per il Capodanno” non diventi uno stendardo di ripiegamento interiore, e di misantropia: ma una spinta inesauribile a sentir esplodere ogni giorno il fuoco d’artificio dell’impegno attivo; ad alimentare la potenza del sogno e ad avere la forza di non rinunciare a quei piccoli gesti che, per quanto apparentemente modesti, possono concorrere ad innescare la catena di eventi che trasformeranno quel sogno in realtà.

Correva l’anno 2000 quando, di fronte ad un piatto di lenticchie oramai freddo, aspettavo atterrita il Millenium Bug, da ragazzina degli anni ’90 a cui avevano raccontato che il Nuovo Millennio avrebbe spalancato, rispetto a quanto lo aveva preceduto, un rovinoso iato, a cui con la naturale fatica connessa ai processi di adattamento avremmo goffamente imparato a far fronte.

Oggi  – a quasi 24 anni di distanza – la più grande conquista, forse è, invece proprio questa.  Aver concluso che – di qualunque entità esso sia – nessun Cambiamento debba mai essere, soltanto, “subìto”.

Buon 2024 a Contemporanee e Contemporanei in grado di sentire distintamente nel cuore che, ogni qualvolta l’equità trionfi sul caos della violenza e dell’esclusione; ogni qualvolta l’omertà venga sconfitta dall’incisività della viva voce; ogni qualvolta i muri si trasformino in ponti, e la bellezza della civiltà metta a tacere l’insulto della Guerra, il Tempo della Festa, di nuovo, potrà avere inizio.

Buon anno a tutt*.

E arrivederci a presto.

LA PAROLA A VOI

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CONTRIBUTOR

  • Rebecca Loffi

    Rebecca Loffi ha conseguito la laurea in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano nel 2016, specializzandosi in Comunicazione.  Attualmente, svolge attività di ufficio stampa per il terzo settore, con particolare riguardo alla fragilità. Da sempre vicina all'associazionismo e alla lotta attiva per i diritti civili, fa parte dell’Associazione Radicale Fabiano Antoniani, nata dalla difesa del fine vita.

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