È possibile evitare la recidiva da parte di uomini violenti, se non femminicidi? Da ormai molti anni e in Italia dal 2009 esistono centri di ascolto per uomini maltrattanti, ovvero centri per uomini autori di violenza (CUAV), anche in ottemperanza alla Convenzione di Istanbul e alle attuali normative nazionali. Tuttavia, tali centri sono ancora scarsi e non ancora messi in rete.
Il progetto sperimentale U.O.MO. (Uomini, Orientamento e Monitoraggio) – finanziato da Regione Lombardia, in collaborazione con ATS Milano Città Metropolitana – ha cercato di colmare tale lacuna, affrontando in modo comprensivo il problema della violenza nell’ambito delle relazioni intime, agendo non solo sul fronte della protezione delle vittime e della punizione dei responsabili, bensì nell’ambito della prevenzione primaria e della recidiva.
Il progetto U.O.MO. (realizzato nel biennio 2021 – 2023) ha avuto come obiettivo generale la strutturazione di un sistema operativo integrato per la presa in carico di uomini autori di violenza, grazie alla creazione di una rete tra i CUAV operanti sul territorio milanese, in modo tale da realizzare percorsi trattamentali condivisi.
Sono stati dunque messi in relazione quattro CUAV milanesi diversi per storia e impostazione – ovvero il Centro Italiano per la Promozione della Mediazione quale capofila, la Fondazione Somaschi, la Cooperativa Sociale Dorian Gray, il Servizio SAVID – Università degli Studi di Milano) – grazie al la costituzione di un organismo di rete chiamato CeOM (Centro Orientamento e Monitoraggio). Tale sistema è composto da un pool di esperti criminologi, psicoterapeuti, educatori, per la gestione e il monitoraggio dei percorsi dei soggetti interessati e per il confronto, la collaborazione e l’apprendimento reciproco tra i CUAV della rete, con uno sguardo anche ad altre esperienze italiane ed europee.
La ricerca è stata coordinata dalla professoressa Marina Calloni (direttrice del centro di studi ADV – Against Domestic Violence dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca) con le ricercatrici Anna Gadda e Angela M. Toffanin. L’indagine – di tipo quantitativo, qualitativo e interpretativo – ha inteso monitorare i percorsi svolti da uomini che hanno richiesto di accedere al CeOM (99 casi in due anni), attraverso la predisposizione di una scheda di raccolta di dati individuali (comune a tutti i centri nell’impostazione) continuata nel tempo e anonimizzata secondo un sistema informatico condiviso, anche al fine di raccogliere informazioni utili per analizzare pratiche e routine organizzative dei centri, individuando criticità e punti di forza nel sistema di trattamento.
Dalla ricerca sono emerse criticità. Ad esempio, è emerso che la maggior parte degli uomini violenti frequentano i centri su indicazione degli avvocati per ottenere agevolazioni, come sconti della pena o la sospensione condizionale della pena (tanto è che la loro partecipazione è alt, 76 su 99). Tuttavia, si rende necessario seguire anche gli andamenti di tali uomini anche al termine dei trattamenti per verificare che non ci siano casi di recidiva. Per tal motivo, durante i trattamenti è fondamentale contrastare un atteggiamento strumentale, incentivando piuttosto una modalità di partecipazione più consapevole. Per questo, in 46 uomini è stato possibile monitorare cambiamenti nel corso dei trattamenti.
Nel corso dell’indagine – di intento duplice, ovvero rivolta tanto al monitoraggio degli uomini trattati, quanto al funzionamento dei Cuav – sono emerse anche potenzialità per il rafforzamento del sistema di rete dei CUAV e la loro collaborazione con altre realtà territoriali, al fine di avere interventi più decisi per la prevenzione della violenza degli uomini su donne e minori.
La ricerca si è dunque conclusa con la redazione di Linee guida di rete, intese come uno strumento atto a rafforzare un sistema di cooperazione integrato e di rete fra i CUAV e gli attori territoriali interessati al contrasto e alla prevenzione della violenza di genere.
Le linee guida riassumibili in cinque punti:
1. Dare stabilità al CeOM
2.Applicare con regolarità̀ le procedure di valutazione del rischio agli uomini autori di violenza.D
3.Monitorare i percorsi trattamentali e condividere i risultati tramite un comune sistema informatizzato.
4.Avviare un confronto con i Tribunali con relazioni riguardanti l’andamento del percorso trattamentale seguito dall’uomo autore di violenza.
5.Promuovere un confronto in merito alle procedure adottate con il contatto partner, (ovvero la persona convivente o legata da rapporti affettivi con l’uomo autore di violenza).
Le linee guida intendono altresì favorire il processo di adeguamento dei CUAV a normative vigenti e in particolare al Protocollo d’Intesa – sottoscritto tra Governo, Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano – in merito ai requisiti minimi che i centri per uomini autori di violenza domestica e di genere devono ottemperare, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131.
Seppur parziali e limitati nel tempo, i risultati del Progetto U.O.MO. possono diventare oggetto di dibattito pubblico, di condivisione di conoscenze e di implementazione di pratiche per lo sviluppo di reti in diversi ambiti territoriali.
Informazioni più dettagliate sul Progetto U.O.MO. saranno a breve pubblicate sui seguenti siti:
Centro di Studi dipartimentale ADV – Against Domestic Violence
Academic Network UN.I.RE. – UNiversità In Rete contro la violenza