La Sicilia è divenuta la prima regione italiana ad introdurre per legge l’obbligo di assumere medici non obiettori negli ospedali pubblici. Con l’approvazione del disegno di legge regionale 738, varato il 27 maggio 2025 dall’Assemblea Regionale Siciliana, infatti, la Regione punta a garantire un’effettiva applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), che oggi, in molte province siciliane, è garantita solo sulla carta.
Oltre l’80% dei ginecologi siciliani si dichiara obiettore di coscienza, ed in alcune province, tale percentuale raggiunge addirittura il 100%. Su 55 strutture ospedaliere dotate di reparto di ginecologia e ostetricia, si stima che, attualmente, solo 28 garantiscano l’accesso all’aborto (50% circa), contro il 61,1% della media nazionale.
Una situazione che rende spesso impossibile, per molte donne, accedere all’IVG nei tempi previsti dalla legge, costringendole a spostamenti, rinunce o addirittura a soluzioni estreme. Il nuovo provvedimento prevederà, invece, concorsi riservati esclusivamente a medici non obiettori, con un meccanismo di sostituzione automatica se un medico assunto in questa veste dovesse successivamente dichiararsi tale.
Tra i principali obiettivi della legge vi è, infatti, quello di superare i “deserti assistenziali”, garantendo un accesso reale e non solo teorico al diritto di abortire. Secondo i promotori, il provvedimento contribuirà a consentire la piena applicazione della legge 194, riducendo anche le disugaglianze a livello regionale.
Tuttavia (oltre al forte disaccordo, di natura etica, dei Movimenti per la vita), obiezioni maggiormente laiche segnalano anche il rischio di un “effetto esodo” dal sistema sanitario regionale: medici obiettori potrebbero scegliere di non partecipare ai concorsi, o di trasferirsi altrove, peggiorando la già precaria situazione del personale in sanità.
Oltre agli aspetti ideologici e giuridici, rimangono inoltre anche alcune difficoltà pratiche, quali la necessità di reperire fondi per bandire concorsi mirati, di una gestione estremamente rapida delle sostituzioni e di soluzioni mirate, ai fini di non sovraccaricare i pochi medici obiettori,scongiurando il rischio di un burn-out medico.
La Sicilia, pioniera su questo fronte, potrebbe aprire la strada ad altre regioni, destreggiandosi tuttavia in un difficile equilibrio tra tutela del diritto all’aborto e garanzia del diritto costituzionale all’obiezione di coscienza.
Il successo dipenderà, in conclusione, dalla capacità della regione di strutturare servizi integrati; di reclutare efficacemente, nonchè di tutelare gli operatori e di prevenire effetti negativi sul resto della sanità pubblica, assicurandone la qualità assistenziale.
E voi, che ne pensate?