le opinioni

L’opinione di Monica Frassoni sul Decreto Sicurezza

Ho una lunga storia di oppositrice pacifica a infrastrutture che io considero inutili e dannose, dalla Torino-Lione alle autostrade che brillano vuote nella campagna della Lombardia, alle azioni contro l’inazione sui rifiuti in campania o contro centri commerciali superflui, e poi di manifestazioni sul clima e per i diritti dei migranti, delle donne, ecc…

Ed è proprio a partire da quelle che erano e sono iniziative prima di tutta partecipazione democratica, che esprimo la mia indignazione sul contenuto del decreto sicurezza e il metodo scelto per la sua approvazione.


La maggior parte di quelle azioni, spesso molto partecipate, erano e sono il risultato diretto di una totale assenza di dialogo con le autorità pubbliche. Non sono quasi mai una semplice “protesta” ma un grido di richiesta di dialogo e di proposta. Gli eventi più violenti, ma nulla in confronto a quello che hanno vissuto negli anni settanta manifestanti e polizia, sono dovuti nella maggioranza dei casi a infiltrazioni non benvenute e dalla sostanziale perdita di esperienza delle forze dell’ordine nella gestione pacifica delle manifestazioni in atto ormai da anni: la differenza fra azione violenta e non violenta diventa labile, l’arbitrio delle autorità nel permettere o no le manifestazioni si allarga.

Con conseguente perdita di fiducia dei manifestanti nello Stato, che a sua volta alimenta polarizzazione e aggressività e così di seguito, in una spirale senza senso: come già, dopo gli eccessi degli anni 70 e 80, avevano ben capito polizia e forze dell’ordine, che infatti si erano attrezzati loro stessi prima di tutto anche “culturalmente” a ridurne la violenza.

Anche l’inclusione di azioni non violente e di resistenza passiva nelle carceri – considerando la situazione disastrosa nella quale versano- fra le fattispecie non autorizzate appare particolarmente inefficace, crudele e direi anche illegale.


Il fatto poi che questa norma passi non dopo un attento e circostanziato dibattito parlamentare, magari accompagnato da audizioni e dialogo con i settori interessati, ma con un decreto, è un altro elemento di perdita di qualità della nostra democrazia alla quale è imperativo reagire
.

È molto importante che a parte in occasionali manifestazioni di piazza, ci sia un reale coordinamento e cooperazione che coinvolga associazioni, partiti politici, attivisti, compresi quelli considerati da alcuni “scomodi”, ma che restano comunque nell’ambito della non violenza, per reagire in modo da fare tornare indietro al più presto il governo. Questo che non è solo un attacco al dissenso, ma alla capacità della società civile di agire e dell’opinione pubblica di sentirsi parte di uno Stato democratico, attento alle esigenze dei cittadini e alla loro voglia di partecipazione alla cosa pubblica

LA PAROLA A VOI

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  • Monica Frassoni

    Ambientalista, femminista, esperta di energia. Laureata in scienze politiche, nel 1987 è stata eletta segretario generale della Gioventù Federalista Europea e si é trasferita a Bruxelles. Dal 2009 al 2019 è stata Co-presidente del Partito Verde Europeo. Presiede dal 2011 la European Alliance to Save energy e dal 2013 il European Centre for Electoral Support.

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