le opinioni

Obiettivo 5 e articolo 1: parità, lavoro, salari

In una Repubblica che vede come incipit del proprio testo Costituzionale il concetto di lavoro, all’articolo 1, non possiamo non interrogarci sul divario salariale tra uomo e donna. Non possiamo non criticare, dunque, una società che pone a cardine della stessa il concetto di lavoro, senza poi garantire a tutti uguali condizioni di accesso, di retribuzioni e soprattutto di tutele.

In un articolo pubblicato ad ottobre, abbiamo sottolineato come la cura e il non riconoscimento del lavoro di cura all’interno del sistema pubblico fa sì che ciò gravi sui nuclei familiari, senza possibilità di supporto esterno.

La conseguenza di questa concezione è che la cura è un peso che grava quasi unicamente sulle spalle delle donne, ancora responsabili nella maggior parte dei casi dell’accudimento del nucleo familiare. A questo tema si collega direttamente il problema del lavoro: le donne hanno uguale accesso al mondo del lavoro?

Del divario occupazionale tra uomo e donna e del tema del divario salariale, il c.d. gender pay gap, parliamo Venerdì 10 ore 10:00 in Aula Magna (rettorato) nella conferenza Parità, lavoro, salari. Europa chiama Italia.

Il panel è organizzato nel contesto della seconda edizione di Obiettivo 5, il campus di formazione di Corriere della Sera ospitato alla Sapienza e organizzato in collaborazione con La27esimaora, iO Donna, Le Contemporanee e Sapienza Università di Roma: due giornate, 4 inchieste, 11 workshop, dibattiti e incontri.

Si tratta di un tema urgente: In Italia, secondo il gender Policies Report 2022, pubblicato dall’ Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inap), nel corso del 2022 l’occupazione cresce, ma non intacca il divario di genere.

Pur avendo toccato quota 60,5% lo scorso ottobre, il valore più alto dal 1977, i tassi di occupazione di uomini e donne continuano a restare distanti (rispettivamente 69,5% e 51,4%), con un gap di genere del 18%.

Il tasso di disoccupazione femminile è al 9,2% contro il 6,8% degli uomini, divario che aumenta per i giovani fra i 15 e i 24 anni con tassi del 32,8% per le ragazze e il 27,7% per i ragazzi.

Anche i dati sulla conciliazione vita-lavoro evidenziano un mercato del lavoro italiano più rigido della media europea. Le donne, sia in Europa che in Italia, godono di minore flessibilità rispetto agli uomini. Nel nostro Paese tale difficoltà si coglie soprattutto per le lavoratrici laureate, per cui tali indicatori sono sopra la media Ue. Ma soprattutto le lavoratrici sono meno coinvolte nell’organizzazione degli orari di lavoro: in Italia nel 76% dei casi è il solo datore di lavoro a decidere l’orario di ingresso e uscita dal lavoro, contro una media UE del 57%, rispetto a valori maschili rispettivamente del 68 e 62%.

Il gender pay gap è un tema caro all’Europa, che si sta muovendo, con l’obiettivo di garantire più trasparenza: Le istituzioni europee sono d’accordo, manca solo l’okay formale del Parlamento europeo e del Consiglio europeo. A quel punto, secondo l’accordo raggiunto dal Parlamento europeo e dai negoziatori dei paesi dell’Unione europea, per ridurre il gender pay gap, le aziende dell’Ue saranno tenute a divulgare informazioni che rendano più facile confrontare i salari di coloro che lavorano per lo stesso datore di lavoro ed esporre il divario retributivo di genere esistente.

Una norma che potrebbe essere d’aiuto anche all’Italia considerato che, secondo i dati Istat (a febbraio 2022), in Italia la retribuzione oraria è pari a 15,2 euro per le donne e a 16,2 euro per gli uomini e il gender pay gap è più alto tra i dirigenti (27,3%) e i laureati (18%). Inoltre, su 101mila nuovi disoccupati, 99mila sono donne.

A tal proposito, comunque, di recente un passo in avanti in materia è stato fatto nel nostro paese e proprio per ridurre le differenze di retribuzione tra uomo e donna: A novembre 2021 è stata approvata la legge sulla parità salariale.

Tanti ospiti a discutere con noi, non solo di quelli che sono gli strumenti per risolvere il problema, ma anche e soprattutto, per riuscire a capirlo, porre uno sguardo critico e confrontarci con gli altri paesi europei:
Helena Dalli, commissaria europea per l’uguaglianza, Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, Christian Masset, ambasciatore di Francia in Italia, con Magda Bianco, economista Banca d’Italia, Antonio Parenti, capo della rappresentanza della Commissione europea in Italia, Azzurra Rinaldi, economista e saggista, docente Unitelma Sapienza e Stefano Scarpetta, direttore per l’impiego, il lavoro e gli affari sociali all’Ocse, il tutto moderato da Federico Rubini.

La due giorni di Obiettivo 5 si propone di analizzare il tema della parità di genere con spunti e prospettive ampie ed inclusive. Sarà un’occasione importante di formazione, approfondimento e connessione.

OBIETTIVO 5 – Campus sulla parità di genere.
9 e 10 marzo a Roma – Sapienza Università di Roma, Piazzale Aldo Moro, 5,

La partecipazione agli eventi è a ingresso gratuito su prenotazione, fino ad esaurimento posti.

LA PAROLA A VOI

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CONTRIBUTOR

  • Lucia Ori è europea, classe 2001, originaria di Parma, polemica per natura.  È studentessa di giurisprudenza all’Università di Trento. Appassionata di giornalismo e politica nazionale ed europea, ama non solo scriverne ma anche prenderne attivamente parte come attivista. Ambasciatrice della Fondazione Antonio Megalizzi, per raccontare nelle scuole a giovani ragazzi e ragazze l’Unione Europea, parte del coordinamento del progetto Panchine Europee in Ogni città ed ex alunna di Scuola di Politiche.

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