Lettera aperta a Lila e Lenu’

Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri questa lettera aperta immaginaria a Lila e Lenu’ de L’amica geniale, il meraviglioso romanzo di Elena Ferrante, recentemente proposto anche in forma di serie tv dalla Rai, con un grande successo.

La lettera, spiritosa e ficcante, riflette su alcuni comportamenti delle protagoniste, rintracciabili sia nella versione letteraria che cinematografica della saga delle due amiche raccontate dalla Ferrante. La lettera aperta e’ scritta, stavolta senza mistero, da una contemporanea doc, napoletana, Anna Mazza. Una contemporanea che, noi contemporanee, ovviamente, ringraziamo per il contributo. Ne seguiranno altre su questo tema e su questo filone, che sembra appassionare molte e molti di voi.

a cura di Anna Mazza

Cara Lila, cara Lenuccia, a questo punto fermiamoci un attimo e cerchiamo di chiarire alcune cose. O meglio, fate sfogare anche me che in verità un po’ mi sento sollevata, adesso non arriverò più alla fine di ogni puntata con quelle incazzature che mi avete fatto prendere.

Perché diciamocelo, questa stagione è stata un continuo decidere chi stesse sbagliando di più e perché, quando una di voi sembrava tranquillizzarci ecco arrivare l’altra a gamba tesa nella vita dell’Amica (credetemi, capire quale sia quella Geniale tra voi non è facile) e nella mia poltrona di spettatrice, il più delle volte provocando reazioni tra lo stupito ed il rabbioso. Come ieri sera, per esempio.

Mia cara Lenuccia, la domanda è: ma comme se fa? Ce lo chiediamo in tante da ieri, come fai a cadere nella rete di Nino Sarratore quando è dalla tenera adolescenza che si dimostra n’omm‘e niente?  Sono passati quanti? Quindici anni? E averlo visto andare via con la tua migliore amica, farci un figlio ( perché l’abbiamo scoperto da poco che non è suo) , lasciarla, sparire, riapparire attraverso un altro figlio concepito con la povera Silvia anch’ella sedotta e abbandonata, vedere come abbia stretto amicizia con tuo marito non tanto per la simpatia del povero Pietro quanto per il potere di tuo suocero, il fatto che ti abbia sedotta manipolando il tuo desiderio di essere “vista” e “riconosciuta” come donna ed intellettuale , che abbia usato il tuo punto G così come probabilmente ha titillato l’emisfero destro del tuo cervello, non ti ha fatto sorgere nessun dubbio che potesse essere diverso, che fosse un Calesse di rara bruttezza scambiato per Amore? Altra domanda che vorrei porti: dopo otto anni nei quali non hai scritto nulla, cosa della quale hai più che altro incolpato Pietro, le bambine e le scelte di vita ed il matrimonio, compare Nino e ti viene di scrivere, ironia della sorte, sulla costruzione maschile delle donne. E lo scrivi per farlo leggere proprio a Nino, per sentirti accettata ed all’altezza, così come quando gli chiedi se c’è qualcosa di sbagliato in te quando fai sesso. E allora mi chiedo dove tu abbia riposto tutte le discussioni sul femminismo, le letture, la consapevolezza. Alla fine la consapevolezza è quasi sempre come un bellissimo quadro appeso alla parete. Solo che se lo appendi dal lato sbagliato non serve a niente.

E Lila? Intanto possiamo affermare quasi con certezza che le telefonate di Lila non hanno il dono del tempismo perfetto.

Cara Lila, anche a te vorrei fare qualche domanda. Nonostante la tua sicurezza, la tua arroganza che certo ti ha consentito di sopravvivere nel Rione e al Rione, perché non te ne sei andata? Perché, come Lenuccia, questa necessità di essere “vista” e “riconosciuta” che, nel tuo caso, ti porta a legarti in maniera malata al Rione? Anche qui un rapporto malato, anche questo un legame in cui vieni vampirizzata ma tendendo il collo con un certo compiacimento. Non chiedere a Lenuccia di tenerti Gennarino, piglia Gennarino, la valigia, Enzo pure, se vuole, visto che onestamente mi sembra uno dei maschi meno sociopatici della situazione, e vattene. Perché non lo fai? Hai le competenze, soldi, Lenuccia potrebbe sostenerti, aiutarti. No, invece si dovrebbe accollare Gennarino quando ti senti meno sicura. E guarda caso da quando hai scoperto che sto creaturo non è di Nino Sarratore ma di Stefano Carracci. Niente niente ti è scaduto un poco dal cuore? Non giudico la scelta di lavorare con i Solara, però spiegami poi perché fare le prediche a Lenuccia. Pure secondo me ha fatto una cazzata ad andarsene con Sarratore, ma credo di aver notato un pizzico di gelosia nelle tue parole, per quanto assolutamente vere. Però ti dico la verità, su quel “Lenù ma sei cretina?” di ieri sera abbiamo applaudito. Ognuna di noi è stata la Lila o la Lenuccia di un’amica del cuore. Ieri sei stata una di noi, quando cerchiamo di far aprire gli occhi alla “nostra” Lenuccia perché lo sappiamo che sta correndo gioiosamente verso una cazzata senza pari.

E tu? Tu cosa vuoi? il Rione, il Ponte, i Camion, la Famiglia, la necessità di essere riconosciuta da tuo padre che ti chiama Zoccola? Possiamo darci un taglio a questo incaponirci, a questo sbattere la testa fino a farla sanguinare? Tu cosa vuoi? Vuoi Enzo, vuoi il lavoro, vuoi entrambi, vuoi un altro? Apri il secchio e caccia le parole (come dicesti una volta da bambina) e di queste parole fanne vita. Tu puoi, anche più di Lenuccia forse. E invece, forse più di Lenuccia, sei passiva di fronte agli eventi, nonostante il tuo fare a tratti ipercinetico, a volte arrivando allo stremo delle forze fisiche. Come se ti consumassi nel prendere la rincorsa per vivere. Ma dove porta questa rincorsa? La vita è oltre quel ponte, Lila, nel bene e nel male.

In attesa di vostre,

un caro saluto

Anna Mazza

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