Angela Merkel: ma che musica Maestra!

Bettina Schausten, giornalista della seconda rete tedesca, ZDF, durante la diretta per la cerimonia di addio di Angela Merkel al cancellierato, ha detto “si chiude un’era, i sessanta anni del cancellierato di Angela Merkel”.

Sessanta, non sedici. In questo “Fehlleistung” (disguido) è racchiuso il desiderio inconscio dei tedeschi di non volerla lasciar andare. La cerimonia, Großer Zapfenstreich (il grande finale), è una cerimonia militare dedicata esplicitamente al/alla Presidente della Repubblica, alla Cancelliera, al Cancelliere e alla Ministra al Ministro della Difesa.

Ha una storia antica che risale al 1800. I militari salutano queste autorità in una cerimonia molto particolare in cui gli uscenti scelgono tre brani che la banda dell’esercito deve suonare. Intima e insolita tradizione. Con la mia amica Daniela, avevamo pensato di andare a Berlino, ad assistere al Großer Zapfenstreich della nostra amata Merkel. Il COVID ce lo ha impedito.

Alla cerimonia hanno potuto assistere un numero ristrettissimo di persone. Chissà se Merkel la sobria, non abbia salutato con favore questo divieto. La cerimonia è stata solenne, come da protocollo, ma nello stesso tempo Merkel ha lanciato messaggi potentissimi.

Le canzoni scelte da lei hanno un significato impossibile da non cogliere. La canzone di Nina Hagen, “Du hast den Farbfilm vergessen”

Hai dimenticato la pellicola fotografica a colori) famosissima canzone amata dai giovani della DDR e non solo, simbolo delle ragazze ribelli. Nina Hagen,  cantante di fama mondiale punk e rock, nasce nella DDR e poi viene espulsa. Come ci racconta Cristina Giordano su Facebook, parlando del sua canzone disse: “Probabilmente bisogna essere nati nella DDR per capire tutte le allusioni e i riferimenti a volte piuttosto forti che hanno fatto di questa canzone l’inno nazionale segreto di un’intera generazione. La canzone gronda di ironia. Sullo sfondo della pellicola a colori c’è il grigio tossico di Bitterfeld e il grigiore di Lipsia; riflette la desolazione del lavoro a cottimo; gioca nel milieu di un folle desiderio di fuggire da questo mondo in bianco e nero verso luoghi pieni di colore e luce. Ci sono le piccole fughe nella natura, al mare, alle infinite spiagge sabbiose del Mar Baltico – Rügen, Usedom, Hiddensee – fughe nella felicità privata, in una piccola libertà erotica, che diventano gli spioncini del paradiso. Ma il paradiso si trova impigliato nell’esperienza banale della vita quotidiana in uno stato che produce anno dopo anno macchine di plastica sgualcite e puzzolenti, costumi da bagno di merda e troppo pochi film a colori.” Questa canzone Merkel ha scelto per il suo addio al cancellierato. Un chiaro messaggio di libertà, di desiderio di emancipazione e rifiuto della dittatura. E un chiaro riferimento alle sue origini, attraverso una canzone ironica di una cantante trasgressiva. Ha ascoltato la banda che suonava Nina Hagen, apparentemente impassibile, la canzone parlava per lei. Il secondo brano che ha scelto di Hildegard Knef “Für mich solls rote Rosen regnen” (Per me dovrebbero piovere rose rosse). Knef è stata una cantante, attrice, scrittrice tedesca degli anni sessanta/settanta, intelligente e libera. Cari tedeschi la nostra Cancelliera, pensa che dovremmo ringraziarla, tanto.

Angela Merkel al G8 del 2008 in Giappone. Unica donna leader presente per molto tempo in importanti consessi europei e internazionali.

Forse possono bastare queste canzoni scelte da Angela Merkel per descrivere cosa questa Cancelliera ha nel cuore e nella testa. Sono messaggi chiari al suo popolo, quello tedesco, che lei ha servito con disciplina e onore, non c’è dubbio. Con disciplina e grande senso della  libertà. Quella che le è mancata nella giovinezza. Nel suo discorso durante la cerimonia ha fatto un appello “Continuate a guardare il mondo con gli occhi degli altri”. Nella sua apparente sobrietà Merkel in questa occasione rituale, ha lanciato messaggi potentissimi ai suoi concittadini e al mondo. Sono una Merkeliana della prima ora, quando nel 2009 tutti la odiavano per le scelte sbagliate sulla crisi greca, le riconoscevo grandi doti di leadership, mentre un leader italiano della sinistra mi urlava nell’aula di Montecitorio che era “solo una contadina”. Una “contadina” che ha governato la Germania per sedici anni. Sarà stata invidia. Nei miei trent’anni di esperienza politica, non ho amato, ammirato un personaggio politico come ho amato Merkel, resistendo alle discussioni con mia moglie Ricarda e alle prese in giro di Tonia Mastrobuoni, che però, ha scritto la più bella biografia sulla Cancelliera

(ndr – L’inattesa. Una biografia politica, Tonia Mastrobuoni, Mondadori)

Mancherà alla Germania, mancherà all’Europa e al mondo. Non riesco a immaginare un/una leader tedesco oggi con la sua autorevolezza, universalmente riconosciuta. Spero di essere smentita, naturalmente. Ho vissuto nella germania merkeliana, che è qualcosa di insolito, qualcosa che forse non tornerà più. Ma sono felice di averla vissuta, perché un altro modo di fare politica esiste.

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CONTRIBUTOR

  • Anna Paola Concia

    Ha lavorato in tutte le istituzioni italiane con ruoli di responsabilità: Assessora al Comune di Firenze, Presidente di Agensport alla Regione Lazio, Deputata della Repubblica, Consigliera di 3 Ministre della Repubblica. Dal 2014 e’ residente in Germania a Francoforte, si occupa di relazioni economiche, istituzionali e culturali tra Italia e Germania. Da cinque anni e’ Coordinatrice del Comitato Organizzatore di “Fiera Didacta Italia”, l’edizione italiana di “Didacta International” la Fiera della Scuola più importante del mondo che si svolge in Germania. E’ sposata con Ricarda Concia, criminologa tedesca.

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