Noi Rete Donne – in qualità di rete coordinatrice dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria che ha raccolto oltre 60 Associazioni di Donne – è impegnata da anni in azioni volte al raggiungimento della parità ed eguaglianza in Italia. Da ultimo, con lettera aperta del 1 agosto scorso ha sollecitato leader dei partiti politici a dare concreta attuazione ai meccanismi legislativi che assicurino una presenza equilibrata di uomini e donne nelle candidature e nel corso della campagna elettorale. Oggi, che la competizione è in pieno corso e che la data del voto si avvicina, occorre un ulteriore atto di responsabilità politica: che sia garantita la piena visibilità delle candidate donne nel corso delle trasmissioni e tribune politiche.
Le leggi di Stato individuano infatti nella tutela del pluralismo e della par condicio uno dei compiti principali della Repubblica volto ad assicurare la partecipazione democratica alla vita del Paese.
Al riguardo la Corte costituzionale (sent. n. 155/2002) ha chiarito che fine ultimo della par condicio è garantire il diritto alla piena e obiettiva informazione dei cittadini e delle cittadine.
In particolare, la legge n. 28/2000 – Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica – disciplina l’accesso ai programmi di informazione e di comunicazione politica, distinguendo fra due diversi periodi: quello non elettorale e quello elettorale. L’art. 1, comma 2-bis. stabilisce espressamente che “ai fini dell’applicazione della presente legge, i mezzi di informazione, nell’ambito delle trasmissioni per la comunicazione politica, sono tenuti al rispetto dei principi di cui all’articolo 51, primo comma, della Costituzione, per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini”.
Chiamate a dettare le disposizioni attuative della normativa primaria sono, per la RAI, la Commissione parlamentare di vigilanza e, per le televisioni e le radio private, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Dalla presentazione delle liste elettorali, si è passati ad una seconda fase della campagna elettorale, in cui la rilevazione non è più basata sulle forze politiche rappresentate in Parlamento, ma sulle liste e coalizioni presentate. Dal primo monitoraggio disponibile (dati dal 3 agosto al 20 agosto) è risultata la scarsa presenza di candidate donne: nel totale di circa 70 ore in cui soggetti politici o istituzionali hanno preso la parola in tv, dal 3 al 20 agosto, in 61 casi la voce era maschile, ossia l’87 per cento del totale. La violazione delle regole di par condicio di genere, oltre a costituire illecito sanzionabile, altera la leale competizione elettorale dal punto di vista del genere e lede l’esercizio dei diritti civili e politici delle candidate e, in ultimo, dello stesso elettorato.
Noi Rete Donne chiede con urgenza che i partiti e le forze politiche, le emittenti e testate giornalistiche, nonché gli organi di monitoraggio e vigilanza assicurino il riequilibrio previsto dalla medesima legge n. 28/2000 per rendere effettive e visibili le candidature delle donne, fornendo al Paese una comunicazione politica completa e obiettiva.
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