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“24 Miliardi o poco meno”: la legge di Bilancio di Meloni divide

Vale “24 miliardi o poco meno” la seconda Manovra del governo Meloni, approvata dal Consiglio dei Ministri nella mattinata del 16 ottobre.

Una legge di bilancio che destina un miliardo di euro al sostegno della natalità, in aperta adesione al monito (mazziniano) Dio, Patria e Famiglia che la Premier non ha mai fatto mistero di voler far proprio.

La natalità non è un disincentivo al lavoro. Vogliamo incentivare chi ha figli e vuole lavorare, stabilendo che una donna che mette al mondo due figli ha già offerto un importante contributo alla società, che lo stato deve compensare, pagando i contributi previdenziali”- Ha commentato la Premier, illustrando il nuovo testo.

E del resto, dati alla mano, il quadro demografico parla chiaro: il tasso di natalità italiano ha toccato i minimi storici, nel corso dell’anno appena trascorso, con un saldo naturale in negativo di 320mila unità. La nuova legge di bilancio aumenta l’assegno unico e universale per il terzo figlio, almeno fino all’età di sei anni.

Rafforza il bonus asili nido (con un aumento del fondo di oltre 150 milioni di euro), sebbene l’asilo per il secondo figlio (in opposizione alla gratutità inizialmente prospettata) resti vincolato alla corresponsione della spesa.

Una deduzione del 130% verrà prevista per le imprese che assumeranno donne con figli a carico, con contratto a tempo indeterminato. Con il secondo figlio – come ricordato da Il Sole 24 Ore – arriverà inoltre “ la decontribuzione (intera quota a carico delle lavoratrici) per le madri con due figli (fino a 10 anni); mentre per quelle che ne hanno tre (fino ai 18 anni del più piccolo), la decontribuzione diventerà permanente.”

Un ulteriore mese (fruibile fino ai sei anni di vita del bambino, e retribuito al 60%) verrà addizionato al congedo parentale, mentre il tetto dei fringe benefit raggiungerà i 2 mila euro per i lavoratori con figli a carico.

Non viene invece confermato il taglio sull’IVA relativo ai prodotti per la prima infanzia, tratteggiato nel programma elettorale della coalizione del centrodestra in previsione delle politiche del 2022.

“La visione della Premier contrappone, al di là del proposito dichiarato, lavoro e famiglia – Denuncia però Chiara Valerio, scrittrice, curatrice editoriale e conduttrice vicina a Michela Murgia . Secondo Valerio, infatti, la manovra sembra fingere di ignorare che oltre il 70% del lavoro di cura ricada, di fatto, sulle donne, con “una distribuzione del carico assolutamente non equanime, e che continui dunque a rappresentare un ostacolo permamente all’accesso al lavoro, considerando che anche il sostegno finanziario agli asili nido appare totalmente insufficiente. Inoltre, eleva la dimensione naturale della donna, connessa ad un supposto “ruolo biologico” al di sopra delle sue aspirazioni individuali, e della dimensione culturale.”

Un’interpretazione condivisa anche da Giulia Merlo, penna di Domani e Il Dubbio.

Gli aiuti della Premier andranno alle donne che “non ne hanno bisogno”- Titola infatti Merlo, lapidaria – lavoratrici dipendenti residenti a nord: mentre nel Sud del paese, che maggiormente necessita dell’implementazione della rete di asili nido, i fondi del Pnrr rischiano addirittura di saltare.

Anche per Carlo per Cottarelli – economista, ed ex direttore del dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario internazionale – il giudizio è sospeso.

“Deficit, tagli e misure temporanee: la legge di bilancio del Meloni, all’insegna della precarietà dei conti pubblici, rimanda i problemi del paese a domani.”

Francesco Belletti, direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia (CISIF) accoglie invece con favore il segnale di un’attenzione crescente al tema della natalità.

Del resto, anche altre misure della manovra che non rientrano in senso stretto nel perimetro di questo miliardo – come la riduzione del cuneo fiscale o agli incentivi per l’occupazione giovanile – sostengono comunque le famiglie, pur non essendo propriamente “politiche familiari” – Sottolinea, Belletti; ricordando come, tuttavia, l’equità fiscale resti un “miraggio”.

La manovra, del resto, è finanziata in deficit per 14-15 miliardi di euro, cosa che, è noto, l’Unione Europea vorrebbe che evitassimo. Ma non dobbiamo ridurre il debito perché ce lo chiede l’Europa. Dobbiamo farlo perché se proseguiamo, come paese, con una zavorra di questo tipo sulle spalle, sarà sempre più difficile reperire risorse all’interno della contabilità pubblica.

Sebbene l’impianto ideologico della Premier sia di difficile condivisione, per quanto riguarda il mio punto di vista, ritengo che l’accelerazione imposta dalla manovra di bilancio sul tema del sostegno ai nidi pubblici debba essere letta in maniera positiva– Commenta invece Valeria Manieri, Co-Founder de Le Contemporanee – La misura, prescindendo da interpretazioni sovrastrutturali, manifesta se non altro una comprensione della complessa concilazione lavoro-famiglia, in un’Italia di bassi salari laddove le donne, troppo spesso, si ritrovano costrette a rinunciare all’attività lavorativa per far fronte alle cure parentali.”

La legge di bilancio di Meloni, che vuol strizzare l’occhio alle famiglie, di certo, per quanto concerne quantomeno la sua chiave interpretativa, le ha “divise”.
E se soltanto il futuro che verrà potrà concretamente assisterci, nel valutarne l’efficacia, il silenzio della Premier che, durante la Conferenza Stampa organizzata per presentare la legge di Bilancio (per la prima volta in dieci anni) non ha modo di rispondere ai quesiti dei giornalisti, per adempiere ad improrogabili impegni “istituzionali”, nel frattempo, (un poco), pesa.

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